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C’era una volta… a Hollywood: Recensione dell’ultimo film del maestro Quentin Tarantino

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Piccola premessa: bentornato al maestro Quentin Tarantino! Infatti dal  18 settembre,  è possibile vedere nelle sale italiane C’era una volta… a Hollywood. Ci sono voluti quattro anni di vuoto, dopo il suo ultimo film The Hateful Eight, che aveva fatto risultati sotto tono in quanto a incassi al botteghino e anche di critica e dunque le aspettative per questo film erano altissime cosi come le luci dei riflettori puntate come non mai su Quentin.  Mai come stavolta  l’attesa è stata ripagata.

Nella Los Angeles del 1969, tra personaggi realmente esistiti e altri immaginari, tra meta cinema e ricostruzione storica, Leonardo DiCaprio è Rick Dalton, un attore (di finzione) la cui carriera non è decollata come voleva, e qui forse sa già di tantissimi altri film già visti, ma il tocco del maestro alla regia è inimitabile. Rick, famoso come cattivo di una popolare serie tv western,  dove la sua luce è costantemente a rischio, vuole osare il grande salto verso il cinema.  Eppure il suo ego misto alla paura lo bloccano.

Accanto ha la sua leale controfigura, lo stuntman Cliff Booth, un Brad Pitt che fa una buona prova attoriale, trovandosi anche dinanzi ad un mostro della recitazione come Leonardo Di Caprio, che meriterebbe un Oscar a ogni film girato in tutta la sua più che ventennale carriera.  Il personaggio di Brad Pitt è costruito a dovere tanto da sembrare anche un personaggio principale ed è una figura che completa l’uomo e l’attore che interpreta Di Caprio.

È esilarante la scena in cui viene alle mani con Bruce Lee (interpretato da Mike Moh). Il Bruce fittizio si esalta in gridolini e mossette da arti marziali, Cliff lo fissa con il suo mascellone impassibile.

Cliff è il personaggio  che fiuta il marci, ed incarna il senso di giustizia: quando una minorenne gli sbatte in faccia la voglia di far sesso, lui si tira indietro ad esempio.

Andando su e giù nei dossi emotivi di Rick, tra copioni da imparare ed errori sul set, esploriamo la fragilità di un attore che vuole essere un divo ma si sente “ogni giorno un po’ più inutile”. Il pianto commosso di Rick, dopo una scena recitata bene, è così caldo e vicino che ci rende il personaggio molto più umano e meno cattivo.

Di rilievo anche il personaggio di  Sharon Tate( interpretato qui dalla bellissima Margot Robbie)  che figura nel film molto ingenua, dolce e soprattutto con le movenze e i modi di fare di un’esuberante bambina che non cresce mai, in questo caso la sindrome di peter pan ha colpito una donna. Com’è tenera e intensamente umana quando va al cinema a vedere Missione compiuta stop. Bacioni Matt Helm, commedia in cui ha una parte accanto a Dean Martin, e si compiace del pubblico in sala che ride alle sue scene.

La storia vera, poi, la conosciamo: il 9 agosto 1969 Sharon Tate fu uccisa nella sua abitazione di Beverly Hills, insieme con quattro amici, dai seguaci di Charles Manson.

C’era una volta…a Hollywood è l’omaggio che Tarantino fa a lei e al vorticoso mondo del cinema fragile, frivolo, raggiante, necessario.

Tra colori accesi e atmosfere dolciastre anni Sessanta, Tarantino è nostalgico. E la cosa non ci dispiace.

A proposito di nostalgici e di “in memoriam”, C’era una volta.. .a Hollywood è anche l’occasione per vedere Luke Perry, morto il 4 marzo 2019, nel suo ultimo film.

Una piccola curiosità è che questo film si è scontrato sia a Venezia che nelle sale italiane con il documentario evento Chiara Ferragni unposted. Diavolo ed acqua santa, non trovate?

Voto: 8 e mezzo su 10

Si ringrazia per la visione del film il cinema Arcobaleno di Napoli ( zona Vomero)

Marco Assante

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