Elio Germano: bello come l’antifascismo

Data:

Al Teatro Argot di Roma, fino al 16 febbraio 2020

Attraversi Piazza San Cosimato che quest’estate ne ha viste di tutti i colori dall’amaranto delle magliette Cinema America, agli incontri belli, ai film, fino al nero degli estremisti che, per farne una nuova, sono passati ad aggredirne i colori.
Entri al Teatro Argot a vedere Segnale d’allarme – La mia battaglia VR scritto da Elio Germano e Chiara Lagani con l’aiuto alla regia di Omar Rashid che ha curato anche la trasposizione in film. Prendi posto in platea, tra un gruppo di persone che non conosci ma che potrebbero contagiare la tua percezione con un applauso o una risata. L’automatismo che accada qualcosa di reale, come ogni volta che entri in un teatro, si cheta quando ti confinano con un paio di cuffie e un visore in una realtà virtuale. Tornano in mente i discorsi fatti ne “La società dello spettacolo” di Guy Debord. Tutto ciò che stai direttamente vivendo si allontana in una rappresentazione, è così che si introduce la metafora che caratterizza la nostra epoca: la smaterializzazione della società. Il falso è un momento vero: sei seduta nella prima fila dello Spazio Tondelli di Riccione, accanto ad altri spettatori/attori della cooperativa Artisti 7607 che applaudono l’entrata di Elio Germano e lui, come sempre, sta meravigliosamente dentro l’anima e il pensiero delle cose. Si riflette sul degrado culturale, la dittatura dell’apparenza estetica, la disinformazione, chi usa le braccia e chi la testa, la mancanza di opinioni personali, la necessità di salvare “il bello” mentre nulla ci riguarda nel profondo e ci adattiamo all’osservatore a cui vogliamo solo strappare un like. E via con l’economia, il lavoro, la società, la scuola, la politica. L’Italia attende una trasformazione sociale ma un sistema politico, per natura, è una forma del passato remoto che vorrebbe imporsi sul presente e questo l’arte, che diversamente tende a riflettere l’oggi e il domani, te lo fa capire chiaramente. Lo scopo dello spettacolo è offrire allo spettatore un breve tempo e spazio in cui ragionare con la propria testa sul fatto che i politici manipolano il pensiero comune così come l’attore sta manipolando la platea. I ragionamenti sotto forma di spettacolarizzazione diventano positivi, ti entrano nella testa, cominciano ad agire e quando arrivi a destinazione non ti spieghi come sia successo proprio a te di cadere nella trappola: la dittatura funziona così, si presenta in un modo e alla fine non cambia, semplicemente si rivela, e tu ti rendi conto che nel frattempo hai riso e applaudito senza aver capito davvero. È nella fallibilità del nostro giudizio che sta il segreto: non bisogna fermarsi ai dati ma andare oltre cercando di capire il principio che governa determinati fenomeni e cogliere i segnali d’allarme.
Si esce dallo spettacolo e si torna all’Italia, ai benpensanti disabituati all’indignazione, ai nazionalisti, ai conservatori, a quelli che tagliano i contributi statali alla cultura, a quelli che vogliono governarci e dirci come la dobbiamo pensare, come ci dobbiamo comportare, si torna insomma ai nostri segnali di allarme: gli odiatori senza vergogna degli extracomunitari, la libreria La pecora elettrica incendiata, la maestra Lavinia Flavia Cassaro accusata di aver protestato contro il diritto a manifestare di Casapound, perché i neofascisti possono esistere, fare comizi e manifestare liberamente, i due ragazzi del Cinema America pestati e accusati di essere antifascisti per la maglietta “Amici del Piccolo America”.
Tutto bello perché non è stata un’esperienza di piacere ma di verità.

Livia Filippi

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati