Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, 11 febbraio 2020
La Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste, con la generosa ampiezza del suo palcoscenico, permette di apprezzare con notevole soddisfazione uno spettacolo di danza come “Shine! Pink Floyd Moon”.
Oltre alla tribute band italiana Pink Floyd Legend (che si è avvalsa della direzione musicale di Fabio Castaldi e della gestione audio di Maurizio Capitini), presente alle spalle dei danzatori, gran parte della scenografia (di Benito Leonori) è infatti costituita dal disegno luci di Alessandro Caso che, unito al laser show di Riccardo Berti, risulta essere a tal punto complesso e imponente da non necessitare di molto altro per creare la giusta ambientazione.
Alle immagini fotografiche e video (curate da Andrea Arnese) è affidato così lo spazio strettamente necessario per suggerire il contesto specifico entro il quale, di volta in volta, gli ottimi ballerini della Compagnia Daniele Cipriani interpretano con convinzione i diversi episodi della coreografia ideata e diretta da Micha van Hoecke sulle canzoni scelte tra le tante scritte dalla Band britannica attiva fino al 1995, permettendo al pubblico di seguire passo passo la narrazione proposta posta in rilievo dai costumi di Anna Biagiotti.
Le vere protagoniste sono ovviamente la musica e la danza, artefici dall’incanto generato dalla creazione fluida del legame tra suono e movimento, in un potente gioco di rimandi in cui i lunghi e intensi brani musicali ben noti ai fans dei Pink Floyd fanno da sponda alle coreografie, capaci di evidenziare l’essenza mai banale dei testi delle diverse canzoni.
Immancabile la presenza di “Another Brick in the Wall” all’interno dello spettacolo e proposto a conclusione dei bis con cui gli artisti hanno salutato il pubblico, lasciando sullo sfondo l’immagine del ben noto muro su cui appare tracciata, in rosso, la parola ”resist”.
Esplicito omaggio a Syd Barrett, il fondatore del gruppo persosi qualche anno dopo la nascita dei Pink Floyd nei meandri della malattia mentale, il balletto crea una trama a partire dall’incontro dell’artista ormai anziano e malato con la materializzazione del ricordo di se stesso, ancora giovane e nel pieno delle forze, interpretati rispettivamente da Denys Ganio – che danzò nel 1972 nel “Pink Floyd Ballet” di Roland Petit, e da Mattia Tortora.
Tale situazione fa da innesco alla presentazione dei tanti episodi di balletto che la compagnia svolge con abilità limpida e ben definita.
Al centro c’è la luna, di cui viene esplorato non soltanto il lato oscuro, evocante in una certa parte dell’immaginario artistico e letterario lo straniamento della follia, ma anche quello più luminoso, magico e perennemente presente nelle relazioni dell’uomo con ciò che gli è sconosciuto e di cui va in costante ricerca, all’interno e all’esterno di se stesso.
Ci sentiamo da lei osservati nelle notti in cui le nubi non la velano; la possiamo sentire protettiva nei confronti dei nostri destini, oppure minacciosa.
Ma ci è impossibile non tenerne conto, e di ignorarla ci è proibito.
Paola Pini