Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 12 al 16 febbraio 2020
“La casa nova” è felice espressione della magnifica arte di Carlo Goldoni, vero maestro nel giungere alla ricomposizione finale di innumerevoli opposti, inesorabilmente aggiunti poco a poco nel corso dello svolgimento di un soggetto apparentemente semplice.
Assieme a “I rusteghi”, “Sior Todero Brontolon”, “Le baruffe chiozzotte” e “Una delle ultime sere di Carnovale”, scritte tutte tra il 1760 e il 1762, la commedia in scena in questi giorni al Rossetti di Trieste per la regia di Giuseppe Emiliani, è un’affettuosa e benevola descrizione della società veneziana settecentesca, dibattuta tra la memoria dei fasti ormai passati e un presente che non piace, rappresentata qui dai personaggi dei giovani sposi Anzoletto (Andrea Bellacicco) e Cecilia (Maria Celeste Carobene) travolti dal desiderio di apparire quel che non sono. Stanno traslocando in una casa nuova, dall’opulenza ostentata, ben al di sopra delle loro possibilità finanziarie ulteriormente prosciugate dalle continue indecisioni per quanto riguarda l’arredamento.
Due forestieri si spacciano per amici: Il Conte, servente di Cecilia (Simone Babetto) e Fabrizio, sodale di Anzoletto (Cristiano Parolin). Sono in realtà due scrocconi, abili a intuire le possibilità economiche degli interlocutori e pronti a defilarsi di fronte alle richieste di sostegno alle spese esorbitanti e ormai fuori controllo.
A complicare ulteriormente le cose, Meneghina, sorella di Anzoletto (Eleonora Panizzo) e priva di dote a causa delle spese del fratello, vorrebbe sposare Lorenzino (Leonardo Tosini), giovane di belle speranze, ma senza arte né parte.
Il pubblico riceve la maggior parte delle informazioni da Lucietta (Federica Chiara Serpe), cameriera di Meneghina che si confida prima con Sgualdo (Valerio Mazzucato), il tappezziere responsabile della ristrutturazione della nuova casa e poi con le due anziane sorelle Checca (Stefania Felicioli) e Rosina (Lucia Schierano) che da tempo vivono al piano di sopra, cugine di Lorenzino e buone conoscenti di Cristofolo (Piergiorgio Fasolo), zio di Anzoletto.
Notevole è la cura attenta e precisa di Giuseppe Emiliani per i dialoghi e per la costruzione dei personaggi: ognuno di essi è infatti ben caratterizzato nell’interpretazione verbale e scenica, divenendo così indispensabile all’equilibrio generale, spaccato nitido di un’epoca lontana, preciso nei dettagli definiti ed evocativi come un dipinto di Canaletto.
In coerente armonia con l’assieme, le belle scene e scenografia virtuale di Federico Cautero per 4DODO, sono sottolineate nei cambi dalle musiche di Leonardo Tosini; gli accurati costumi di Stefano Nicolao per Costumi Atelier Nicolao favoriscono l’ulteriore sottolineatura delle diverse personalità.
Com’è naturale, i drammi vissuti dai personaggi, continuamente complicati da ulteriori ostacoli e imprevisti, alla fine si sciolgono in una pacificazione generale, raggiunta da una comune e razionale accettazione di compromessi e patti da rispettare.
Le commedie di Goldoni possiedono un fascino particolare: fanno divertire con garbo, intelligenza e acutezza, costruite come sono con quella semplicità raggiunta attraverso un sapiente lavoro di pulizia, atto a eliminare tutto quel che non sia strettamente necessario.
Si ritorna a casa pacificati con il mondo e, a distanza di tempo, gli echi di quanto vissuto a teatro continuano a risuonare nella memoria, offrendo una diversa prospettiva al nostro presente quotidiano.
Paola Pini