SELENA LICATA. Da uno scatto per caso è nata una carriera

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Tutto è nato per caso, dal messaggio di uno sconosciuto che le ha detto di averla notata e le ha proposto di realizzare qualche scatto. Da allora, è sbocciato il grande amore fra Selena Licata e la fotografia. Due mondi che si sono definitivamente uniti per non lasciarsi mai più. “Devo dire grazie alla fotografia che ha saputo farmi crescere, più che a livello artistico-professionale, a livello personale: mi ha aiutato a prendere consapevolezza di me, della mia immagine, di quello che gli altri vedono e di quello che voglio che vedano”. Insomma, una sorta di cammino mano nella mano che le ha permesso di conquistarsi le sue belle soddisfazioni. Ma forse, come nelle storie più belle, tutto era già scritto nel dna. “Questa vocazione nasce, gioco di parole, con la mia nascita – racconta Selena – mio padre è un fotografo e per tutta la vita ho combattuto con le mie mani davanti al suo obiettivo. Poi, crescendo, ho deciso di “rompere” questo tabù e di uscire dalla mia comfort zone per poi scoprire che stare davanti a una macchina fotografica non mi dispiace affatto”.

Riavvolgiamo il nastro: chi è Selena Licata?

Ho 25 anni, abito a Carpi, ma le mie origini risalgono al paese dei limoni e delle conchiglie. Nella vita mi occupo di comunicazione, principalmente social media managing, dopo aver studiato all’università la facoltà di Scienze della comunicazione.

Cosa rappresenta per te la fotografia?

La fotografia mi ha dato la possibilità di esplorarmi: mi ha reso cosciente dell’immagine che ha il mondo di me e di cosa posso fare per modificarla, per dirigerla dove voglio io.  Mi ha dato la possibilità di capire a fondo cosa mi piace e cosa no di me, mi ha insegnato a dire no a progetti ai quali non volevo partecipare, e per una yesman come me non c’è stato nulla di più difficile. Mi ha tolto quel senso di colpa, di vergogna, che la vanità porta sempre con sé: ora posso fare della mia vanità un mezzo per esprimermi, senza sentire quel peso, quasi religioso, della colpa di piacersi.

Cosa ti spinge a continuare in questa avventura?

Semplice: nella comfort zone si sta bene come in una bara: è morbida e pacifica, ma il prezzo da pagare è l’essere morti. Non credo che la fotografia sia una cosa per tutti, è come dire che tutti per esprimerci al meglio dovremmo suonare il violoncello, ma se per qualcuno l’unico freno è la vergogna o l’insicurezza, consiglio vivamente di tirarsi un bel calcio da soli e farlo, anche se spaventa, anche se la prima volta viene un disastro, perché rischiate di perdervi tanto di voi stessi.

Non solo fotografia…

Ma anche un pizzico di palco! Ho fatto parte per qualche anno di una compagnia teatrale, adoravo recitare, anche se ho buoni motivi per pensare che ci siano persone molto più brave di me. Mi piacerebbe riprendere parte a uno spettacolo un giorno, ma il teatro tira fuori dalle persone molte emozioni, e probabilmente in questo momento della mia vita, almeno in questo ambito, sto bene nella mia “platea zone”.

Come ti giocheresti le tue carte nel mondo dello spettacolo?

Sono un cuore tenero con una vena competitiva pressoché inesistente, pertanto il mondo dello spettacolo, notoriamente infestato da squali, non lo sento nelle mie corde. Può dare la possibilità di emergere, ma alle sue condizioni, e questo a mio avviso spesso penalizza chi ha davvero qualcosa da dire rischiando di appiattirlo riducendolo agli standard per rientrare nelle tempistiche fra uno spot pubblicitario e l’altro.

Che rapporto hai con i social?

Probabilmente, vedendoli più come lavoro che come svago, non ho un grande rapporto con i social: sono scostante e cerco sempre di mantenere le dovute distanze. Temo e rifuggo la “serotonina da like”, ma sono affascinata dai profili che trattano argomenti che mi interessano, come se avessi il mio personalissimo circolo di amatori di qualsivoglia categoria.

Cosa si scopre di te guardando il tuo profilo?

Chi mi segue su Instagram potrà scorgere un divario importante fra ciò che pubblico come post e ciò che pubblico come storie: nei post pubblico principalmente, direi quasi unicamente, i risultati dei lavori con i vari fotografi con cui collaboro, mentre nelle storie libero tutta la mia vena ironica, la mia passione per le piante.

Cosa ti piace di questo mondo digitale?

Dei social mi piace, banalmente, la connessione che può creare fra le persone: mi piace il social che unisce, il social che ti permette di avvicinare persone che nella vita reale sarebbero state “inavvicinabili”, mi piacciono le persone che aiutano le persone: che commentano, che condividono, mossi dalla stessa passione o dallo stesso ideale.

Torniamo alla vita reale: cosa caratterizza Selena Licata?

Non ho né pregi né difetti fisici, ho solo peculiarità: ho occhi grandi per vedere oltre le apparenze e ho gambe corte che mi fanno spesso arrivare in ritardo. Sono molto riflessiva, e questo si declina in un pregio o in un difetto in base al tempo che passo rimuginando su qualcosa. Ho una smodata passione per le piante, specialmente quelle tropicali, il mio appartamento è letteralmente una giungla, ma ha anche l’aria più pulita di Carpi!

Come ti piace apparire nel quotidiano?

Non sono una persona esibizionista, ma senza dubbio il mio carattere mi rende “ben visibile”: non sopporto l’idea di fare o non fare qualcosa per paura del giudizio degli altri, quindi tendenzialmente faccio quello che mi pare e questo mi rende facilmente riconoscibile “nella folla”. Il mio vestiario è determinato da quale personalità deciderà di prendere il sopravvento quel giorno, quindi potremo andare da un total black a un total white, dalla tuta di Cat woman a quella di Fausto il mio idraulico di fiducia. La sera idem, non faccio differenze: posso andare in centro a bere un calice in orario aperitivo con la tuta di Kiabi, come posso andare a ritirare le pizze con il tacco 12 e due gocce di Chanel n.5: è tutta questione di cosa mi va di fare e chi mi va di essere quel giorno. Per la spiaggia invece ho un debole per i costumi interi, ma al contempo bramo per tutto l’anno la mia bella abbronzatura dorata, quindi quando è ora piango sui miei costumi nuovi e ritorno piena di rimorsi al mio bikini infeltrito.

Immaginati fra qualche anno: dove ti vedi?

Al momento ho qualche “trattativa” con un paio di fotografi, vedremo se riusciremo a completare vicendevolmente i nostri progetti e le nostre visioni. Ad ogni modo fra 10 anni mi vedo serena, in una bella casa luminosa e piena di piante, che lavoro da un bel tavolo in ciliegio con il mio Mac ascoltando i Doors. Non potrei chiedere di meglio.

Luca Fina

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