FIZZLES: L’HOME THEATER DI SAMUEL BECKETT

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Volendo compilare una protogenesi dell’arte elettronica, si dovrebbe cominciare dalle prime storie di illuminotecnica, le luci rosse, poi la radio, il cinema, il rock&roll, le luci al neon, plug&play, e la tv, il pc e via dicendo; ma questa storia comincia col padiglione della Philips dell’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, ed è proprio lì così che nasce l’arte elettronica multimediale che si presenta alle masse, e uno dei più grandi artisti multimediali è proprio Samuel Beckett.

Beckett ha di fatto scritto per il teatro, la radio, la televisione e il cinema; e le sue composizioni elettroniche, tv/radio plays e films, vivono di una splendida autonomia concettuale e sono vere e proprie audio/video installazioni d’arte contemporanea.

Sei sono le opere per la radio, tutte completamente rimasterizzate in un certo senso nel 2006 in occasione del centenario della nascita; e non stiamo parlando di operazioni alla Orson Welles che manipola le coscienze annunciando in radio lo sbarco dei marziani: questa è pura arte, fiction, entertainment, e non la dimostrazione di un discorso sulla potenza dei nuovi media. Questa è avanguardia allo stato puro: la parola è suono e ogni suono è musica contemporanea negli studi radiofonici di Samuel Beckett.

Seguendo il discorso, sulla stessa linea devono essere considerate le opere per la televisione, altrettante in numero, e altrettanto debordanti: sono opere stillate come lo slime dallo schermo zappiano, elementi poltergeist videodromici incontestabili e non commerciali non di comodo nell’età della videoarte, briefing di contemporaneità sui new media e sulla loro deriva artistica: assurda è proprio la pretesa di un Beckett televisivo, pedagogico, propagandistico, ma son’ di fatto cose da nite shift, per menti che non trovano sonno se non nella quotidiana carezza artistica e culturale della notte fonda.

D’altronde lo stesso Beckett fuoriesce come un plasma dai testi di Joyce e solo grazie alla psicoanalisi di Bion riesce a dare con l’assurdo un senso al nonsense joyceano – no nothing in realtà, ma solo l’immobile celestiale – e alla paralisi da overdose comunicativa che infetta i Finnegan’s di cui il corpus beckettiano è la codifica completa in grafemi conosciuti.

Io credo alla fine che Samuel Beckett sia uno dei padri del multimedia contemporaneo e di tutte le sue applicazioni, interferenze e contaminazioni, avendo dato corpo e voce e anima e suono a tutti i rumori e a tutte le glottologie joyceane, anche se paradossalmente, o in maniera affatto assurda, nel suo unico film, una delle prime videoinstallazioni del contemporaneo, ha fatto recitare un manico del cinema muto, Buster Keaton, nella parte di un cieco che si guarda allo specchio, come nemmeno in un classico di Magritte.

Fizzles è un libro, una fenomenale dimostrazione di mixedmedia contemporaneo, un libro di brevi prose di Samuel Beckett illustrato da Jasper Johnes.

Emiliano Paladini

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