Trieste – Ex Scuderie del Castello di Miramare, dal 10 luglio al 10 gennaio 2021
È giunta a Trieste, al confine di Nord Est, la mostra sul rapporto tra Marcello Dudovich e la fotografia con cui era stata inaugurata la stagione 2019-2020 del m.a.x. museo, parte integrante dell’XI edizione della Biennale dell’Immagine di Chiasso, la cittadina Svizzera per tre lati circondata dall’Italia nord occidentale.
Ospitata fino al 10 gennaio 2021 presso le sale delle ex Scuderie del Castello di Miramare ha per corollario l’esposizione “Focus on” – percorso di approfondimento tematico “La scienza della visione, fotografia e strumenti ottici all’epoca di Massimiliano d’Asburgo”, allestita a sua volta nella ex Sala Progetti del Castello.
Qui è possibile fare un’ulteriore suggestiva esperienza immersiva al cui centro è situato il megaletoscopio, strumento ottico a suo tempo acquistato da Massimiliano d’Asburgo e recentemente restaurato; si tratta di una bella appendice alla mostra che evidenzia la cura e l’attenzione della Direzione del Museo per il patrimonio di uno dei più bei castelli del territorio, cui si aggiunge un’intelligenza non comune nel mettere in dialogo quel che già c’è con ciò che le esibizioni temporanee portano dall’esterno.
Assieme ad altri illustratori e cartellonisti suoi contemporanei anche Dudovich, nato a Trieste nel 1878 e attivo in Italia ed Europa, utilizzò nel corso della sua lunga e fruttuosa carriera la fotografia come strumento preparatorio alle sue opere, dopo averne ammirato e compreso fin da giovanissimo le potenzialità espressive.
Le tantissime immagini scattate da lui o da amici e parenti, ma anche dai tanti professionisti dell’epoca furono per lui, nel corso del tempo, veri e propri appunti visivi, occasioni evocatrici da cui trarre i soggetti per gli innovativi manifesti disegnati agli inizi per l’Azienda Ricordi di Milano dopo aver conseguito il diploma presso la Scuola per Capi d’Arte di Trieste. Era quello un mezzo relativamente nuovo per pubblicizzare i prodotti di tante aziende allora in ascesa, mestiere di cui presto Dudovich divenne esponente fra i maggiori e che rapidamente trasformò in vera e propria industria autonomamente gestita.
Pervicace nostalgico della Belle Époque di cui fu cronista ironico e attento come ben si può cogliere ammirando le tante tavole pubblicate sul periodico satirico tedesco “Simplicissimus” di cui fu inviato mondano dal 1911 al 1914, ne mantenne ostinatamente lo spirito perpetuandolo nelle amicizie con i committenti, fatto questo testimoniato, da una notevole “sequenza” esposta e che dà oltretutto la possibilità di seguire il suo processo creativo: dalla foto che ritrae la coppia di amici, Umberto Brustio e la moglie nella loro villa di Guello (Bellagio), allo schizzo a matita, all’abbozzo a colori si giunge alla pubblicità grafica per La Rinascente, l’importante catena di grandi magazzini di cui proprio Brustio era allora a capo e per la quale Dudovich aveva già creato tanti e tanti manifesti.
Al di là del reale piacere che deriva dall’ammirare molte tra le opere che hanno fatto la storia della cartellonistica del Novecento, l’affascinante esposizione suggerisce quel che si può definire una vera arte di cui l’artista triestino seppe essere un indubbio maestro: saper far sopravvivere nella propria esistenza un’epoca amata e rimpianta, riuscire a dare a questa pratica senso e coerenza nonostante i cambiamenti più devastanti, avere la capacità di mantenere una serenità interiore senza per questo rifugiarsi in una nostalgia sterile e fine a se stessa.
Paola Pini