Il Rossetti di Trieste a Miramare: in un luogo dalla grande forza evocativa la prima tappa di un percorso carico di suggestioni

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Castello e Parco di Miramare, I bagni di Trieste – A Sarajevo il 28 giugno dal 3 al 19 luglio 2020

In una cornice straordinaria sono andati in scena a Trieste due spettacoli molto particolari, prodotti dal Rossetti, il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
“I bagni di Trieste” e “A Sarajevo il 28 giugno” sono stati infatti allestiti nel Castello e nel Parco di Miramare, luogo carico di suggestioni estetiche sia dal punto di vista paesaggistico e architettonico, che storiche.
Il primo è una novità, pensato appositamente per il contesto, l’altro un estratto di quanto già allestito all’interno del Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”.
Proposti di sera, uno di seguito all’altro, hanno dato la possibilità a chi li ha visti di essere trasportati progressivamente indietro nel tempo, dal presente al recente passato e poi a più di cent’anni fa.

A Trieste, per “bagno” si intende quello di mare, indicando con questo termine inusuale sia la frequentazione di stabilimenti riservati ai militari, alla borghesia o popolari, sia della lunga riviera di Barcola, dalla Pineta fin quasi a Miramare, dove le persone si distendono sul non troppo ampio marciapiede separato dalla strada da basse siepi.
I testi di Claudio Magris, Gillo Dorfles, Mauro Covacich e Marcello Leonardelli sono stati interpretati da Romina Colbasso e Zoe Pernici (la bagnante straniera), Andrea Germani (Gillo Dorfles), Jacopo Morra (il bagnino) e Maria Grazia Plos (la moglie) in una scenografia davvero incredibile poiché gli spettatori, seduti nella platea allestita sulla banchina del porticciolo, assistevano a uno spettacolo che si svolgeva su molo posto di fronte, con per fondale l’orizzonte al tramonto, segnando una netta separazione tra la terraferma e il mare aperto, mentre gli interventi musicali indicavano in modo altrettanto definito la fine di un racconto e l’inizio di un altro.

Lo stacco tra un intervento e l’altro avviene similmente con lo spettacolo successivo, ma qui è il pubblico a spostarsi al rumore degli spari evocanti l’assassinio di Sarajevo e accompagnati dalle musiche registrate dal Quartetto Iris.
Accanto alla statua dell’Amazzone a cavallo, sullo spiazzo davanti all’ingresso del castello, ogni gruppo ha incontrato Polyxena Singer (Maria Grazia Plos), nata duchessa Stolzenberg von Friedland di Pressburg, che in una sera lontana aveva danzato con l’erede al trono imperiale, l’Arciduca Francesco Ferdinando; lungo la terrazza panoramica che circonda il Castello ha ascoltato il racconto del lungo e terribile viaggio delle due salme, da Sarajevo alla cripta di Artstetten, attraverso le parole di Frau Maria Magdalena Gobec (Ester Galazzi); entrando nel Castello, ha seguito lo svolgersi delle innumerevoli concatenazioni di eventi che causarono l’attentato e come sarebbe stato possibile evitarlo, assieme alla carneficina che ne seguì secondo le teorie dell’ingegner Ferenc Szigeti (Emanuele Fortunati); ha sofferto per ciò che accadde a Gavrilo Princip, l’attentatore, dopo i fatti di Sarajevo assieme alla voce di Kosta Vasić, medico (Francesco Migliaccio).
Anche chi avesse già visto lo spettacolo nel luogo in cui era stato allestito precedentemente ne sarebbe restato colpito con forza, perché il vissuto di questo ambiente conferisce a tali narrazioni una tensione emotiva molto particolare, quasi fossero state scritte per essere raccontate proprio qui.

Il rapporto dei triestini con la storia dei propri luoghi è viscerale e probabilmente ciò avviene anche altrove.
Qui è risultato di stratificazioni fluide e magmatiche, contraddittorie e mai risolte, a volte silenti, sempre vive, legate a una memoria personale e familiare, prima che collettiva e il fatto di essere stata scelta per la villeggiatura e non come residenza stabile da una corte imperiale, ne ha lasciato una segno di certo meno opprimente e, per qualche verso, “democratico”.
Così, Miramare è luogo storicamente aperto a tutti, anche se abitato frequentemente dalla “famiglia” degli Asburgo prima, da Amedeo di Savoia poi e, in seguito, da altri occupanti molto meno nobili prima della Liberazione.

Abbiamo il privilegio di vivere in un Paese in cui chi ci ha preceduto ha voluto lasciar traccia di sé edificando nei secoli e quando ciò è stato fatto con amore, nei monumenti passati rimane qualcosa dei primi ideatori: la spinta a creare qualcosa che resti, qualcosa da lasciare a chi verrà.
L’operazione culturale realizzata dal Rossetti a Miramare ha permesso per alcune sere di abitare questi luoghi innescando il potenziale evocativo di una storia passata che ci appartiene; non come mero contenitore suggestivo, spazio da usare per realizzare eventi, ma qualcosa di più e di meglio: un punto nodale, dall’innervatura più scoperta di altri, con cui porsi in ascolto per dialogarci assieme, amplificando quella parte di noi che ci lega a chi è vissuto prima di noi, in modo da averli più vicini, guide esperte per la nostra esistenza individuale.
Anche questo può essere un modo per intendere la realtà virtuale.

Paola Pini

 

Oltre a “I bagni di Trieste” e “A Sarajevo il 28 giugno”, Il Rossetti è presente nel cartellone di Trieste Estate 2020 anche con:
“Morire per quattro monete. Winckelmann: l’ultimo viaggio” (dal 15 al 29 luglio) all’Orto Lapidario del Museo dell’Antichità
“Triestini d’Oltremare – frammenti di una storia” (dal 24 luglio al 9 agosto) alla Centrale Idrodinamica in Porto Vecchio
Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Castello e Parco di Miramare
I bagni di Trieste – A Sarajevo il 28 giugno
dal 3 al 19 luglio 2020
I bagni di Trieste
da Mauro Covacich, Gillo Dorfles, Marcello Leonardelli, Claudio Magris
a cura di Franco Però
con Romina Colbasso, Zoe Pernici, Andrea Germani, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con
il Comune di Trieste e il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare
A Sarajevo il 28 giugno
di Gilberto Forti
con Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos
musiche di Johann Strauss figlio e Franz Schubert
registrate dal “Quartetto Iris”: Laura Furlan, Emanuela Colagrossi (violino) Maria Lucia Dorfmann (viola), Cecilia Barucca Sebastiani (violoncello)
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con
il Comune di Trieste e il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare
Foto di Simone Di Luca

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