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Il teatro al tempo della pandemia

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Necessario ma poco presente. Non certo per colpa degli operatori, ma del distanziamento che obbliga i gestori dei teatri a permettere gli accessi al pubblico con il ”contagocce” ! Un bel guaio , anzi doppio, perchè colpisce sia il mondo di chi ci lavora sia quello degli spettatori, anche se per motivi entrambi gravissimi, ma molto diversi. I primi hanno avvertito prima di tutto un danno economico , mentre chi ne dovrebbe usufruire,ha dovuto rinunciare ad uno dei principali sollievi dell’anima ed un conforto per la mente.

Per molti politici la televisione rappresenta una valida cura suppletiva, ma non sembra,perchè facendo il confronto con la salute, è come paragonare una cura cercata e voluta (il teatro) ed una subita (tv). Si ,
perché a teatro si decide con largo anticipo di andare, si esegue una prenotazione , certe volte addirittura lo spettatore solerte si prepara con letture appropriate , mentre la tv è un elettrodomestico già presente in casa dove, facendo” zapping” con il telecomando, si decide svogliatamente di soffermarci su un canale od un altro, comunque nell’ambito di un palinsesto giornaliero.

In questo modo i neuroni non si attivano , le scorie sull’anima si ispessiscono, modificando in peggio la sensibilità collettiva.
”Piove sul bagnato”: la pandemia fa danni alla salute, al mondo del lavoro , all’economia ed alla solidarietà mondiale in un particolarissimo momento storico nel quale le sfide ambientali sono molto pressanti richiedendo perciò un coinvolgimento totale e solidale della popolazione del pianeta Terra. Sensibilità generale permettendo.

Mauro Guidi

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