“LA MIA GENERAZIONE”: A TU PER TU MATTIA CAROLI & I FIORI DEL MALE

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Oggi incontro la band reatina “Mattia Caroli & I fiori del Male”, che a distanza di quattro anni dal primo album torna con un nuovo singolo dal nome “La mia generazione”. Il brano prodotto da Leo Pari è il primo in italiano e anticipa l’EP “Come non fossi qui”, di prossima uscita.

Ciao Mattia, innanzitutto è un piacere intervistarti. Iniziamo dal ricordare che siete in attività dal 2015 e fin dall’inizio utilizzate sonorità vintage per poi sperimentare e spaziare dal blues al jazz, dal folk al rock, grazie all’utilizzo di strumenti a fiato: tromba, sax, clarinetto, fagotto. Dal 2017 al 2020 vi siete esibiti in 300 concerti, suddivisi in quattordici lunghi tour che hanno toccato le maggiori capitali europee, da Parigi a Berlino, da Londra a Monaco, dove si vi siete trovati davanti a cinquemila persone nella piazza principale Marienplatz. Dopo aver suonato quaranta concerti Sofar Sounds sparsi in Europa, avete fatto un tour organizzato da Sofar in Inghilterra, insieme ad altre band locali emergenti. Come avete iniziato il vostro percorso nel mondo della musica?

Abbiamo iniziato con la nostra volontà di trasformare in musica le poesie che ci piacevano, poesie di Baudelaire, Oscar Wilde… ecco, c’era la volontà di riportare in audio i poeti che amavamo. Poi abbiamo iniziato a scrivere e già nel primo album siamo stati ispirati da questi scritti. Ho pubblicato anche un libro di poesie, l’idea era quella di trovare una vena poetica, di essere meno didascalici possibile.

A questo punto direi di parlare del nuovo singolo “La mia generazione”. DI COSA SI TRATTA?

Nasce due anni fa, abbiamo lavorato molto, giungendo alla forma di elettro pop. Dal punto di vista del testo è un’ode molto negativa, un po’ decadente rispetto alle dinamiche della nostra generazione, che è quella degli anni ’90. Vi è una situazione molto individualistica, accentuata anche dai social e dalla televisione, un’immagine che genera freddezza, ma laddove allo stesso tempo rinascono sentimenti e valori, le persone riscoprono altri valori, altre possibilità, rispetto a quello che i social media ci hanno passato in questi anni.

Quindi, tu dici che viviamo in una società in cui i social media producono aspetti negativi, ma allo stesso tempo anche degli aspetti positivi?

Sì, assolutamente! C’è un aspetto negativo, però esiste anche il positivo. E noi è su questo che puntiamo. Sulla copertina del nostro Ep che uscirà a gennaio ci sono persone che hanno la mascherina per la realtà aumentata e due che invece stanno a guardare dalla finestra, si tengono per mano togliendo la maschera. Questo discorso delle maschere non c’entra nulla con quello che avviene oggi. Noi già nel nostro primo video di “Saturday morning”, per ironia, immaginavamo un futuro nel quale le persone, per baciarci, dovevano usare delle maschere.

“Saturday morning” è un vostro singolo del 2015 – facente parte poi dell’album “Fall from Grace” – in cui si vede proprio questi personaggi con la maschera, in un contesto in cui la musica accompagna l’uomo, camminando con insieme lui, raccontando il suo tempo e a volte anticipandolo. Tuttavia, è molto interessante l’osservazione che hai fatto, in rapporto alla nascita, riscoperta dei valori… Credo che in questo periodo storico, attraverso la vostra musica, lanciate un messaggio davvero importante e di non poco conto. Quello proprio di non abbattersi mai, ma di rendere tutto una possibilità di costruire. O almeno questo è ciò che mi trasmettete.

Ricordiamo anche avete dedicato “La mia generazione” e il videoclip alla memoria di Giacomo Verde, regista del video e pioniere della videoarte italiana, che è venuto a mancare lo scorso maggio dopo una lunga malattia. Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Sì! Ci siamo affidati a un grande, che purtroppo è venuto a mancare. Con il pubblico noi interagiamo molto, è molto gioioso, scherzoso e connesso. Devo dire, sinceramente, che ci mancano molto i live, proprio per questo contatto.

Non ho altre domande, grazie del tempo dedicato, grande in bocca lupo per tutto.

Giuseppe Sanfilippo

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