Benvenuto Erik Tonelli su Corriere dello Spettacolo. Come stai vivendo questa seconda ondata di pandemia?
Grazie a voi. Sicuramente è più leggera rispetto alla prima ondata. Nella vita di tutti i giorni magari attacca un po’ meno. Attualmente mi trovo a Roma. Ho la fortuna di essere in una regione che è sempre rimasta in zona gialla… ovviamente non è la vita di tutti i giorni, ma non mi posso lamentare. Rispetto alla prima ondata, quando eravamo tutti chiusi in casa, durante questa seconda ondata ho riscoperto e approfondito passioni che avevo accantonato per via degli impegni lavorativi… un buon modo per non abbattersi e non pensare che vada tutto male o che siamo in un brutto periodo.
Ci sono state ripercussioni negative sul tuo lavoro?
Sinceramente no, nel senso che girando nel cast di Un Posto al Sole noi abbiamo continuato a girare. Il set è una situazione un po’ diversa rispetto ad esempio al teatro o agli eventi dal vivo. Noi girando delle scene in un ambiente che permette di rispettare tutte le regole, abbiamo avuto la fortuna di fare un prodotto che non necessitava di blocchi o stop. Quindi il mio lavoro per quanto riguarda Un Posto al Sole non ha subìto alcuna ripercussione negativa. Per quanto riguarda i provini e i casting come attore per altri progetti, c’è stato un cambiamento. In molti richiedono il self tape. In sintesi vengono scelti gli attori tramite provini che vengono fatti a casa. Però anche in questa circostanza, ho sempre avuto la strumentazione e la tecnica per realizzarli, già prima della pandemia, e quindi mi sono trovato bene. Per questo riagganciandomi al discorso di prima, mi posso ritenere molto fortunato.
Ora parliamo della tua carriera. Qual è stato finora il momento più entusiasmante? E quale quello meno felice?
Il momento più entusiasmante è stato sicuramente il ritorno al set dopo la prima ondata di pandemia. Anche Un Posto al Sole si è fermato per un po’ di tempo durante il periodo di lockdown di marzo e aprile. Tornare poi sul set è stato al quanto esaltante in quanto ho rivisto i colleghi, i collaboratori e sono tornato a fare il mio lavoro. Se guardo più indietro, purtroppo per un evento magari non piacevolissimo vale a dire la morte di Gigi Proietti, mi viene in mente l’unica volta che l’ho incontrato, forse 8 anni fa. Ero stato provinato per fare uno spettacolo sotto la sua direzione. Avevo passato una serie di provini. L’ultima fase era proprio con lui. Trovarmi sul palco del Globe a Villa Borghese con Proietti è stata un’esperienza esaltante ed è tuttora un bellissimo ricordo. Alla fine non sono stato selezionato per quello spettacolo, ma non importa anche perché noi attori siamo abituati ai “no”, quindi non è una tragedia.
Se non avessi fatto l’attore, che cosa avresti fatto?
In realtà non ho deciso prestissimo di fare l’attore. Non sono uno di quei bambini prodigio che già da piccoli recitavano. Ho iniziato molto tardi, però ho sempre avuto una grande passione per il cinema. Per quanto riguarda i sogni da bambino, sia quando ero piccolo sia quando ero adolescente, quando giocavo a basket, sognavo di diventare un campione di questo sport. Seguivo la NBA e Michael Jordan. Poi c’è stato tutto il periodo della musica in cui ho iniziato a suonare la chitarra, la suono tuttora, e vedevo la musica come il mio futuro… e alla fine sono arrivato al cinema… è anche questo il bello della vita. Alcune persone vedono questi cambiamenti come qualcosa di destabilizzante, invece, per me sono molto positive.
Che cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere la tua carriera?
Il primo consiglio è sicuramente quello di iniziare subito a studiare recitazione, senza attendere la maggiore età, appena si sente o percepisce questa passione. A quell’età uno ha paura di sentirsi troppo piccolo, assolutamente no. Bisogna studiare quanto prima. Poi magari dopo l’esame di maturità, bisogna cercare le scuole giuste. Occorre studiare tanto, mettendo in chiaro un aspetto: l’apprendimento non finirà mai. È un lavoro, il nostro, dove c’è sempre da imparare e non necessariamente dagli attori.
Che tipo di rapporto hai con i social network?
Adesso sto usando solo Instagram, perché mi piace e diverte di più, forse perché non mi metto mai a leggere i commenti ed evito tutto ciò che concerne sessismo, bigottismo, polemiche, litigi, hater e razzismo. Ho un account su Facebook, perché è stato il primo social network per eccellenza che ha fatto boom in Italia diversi anni fa, ma per i mie gusti ha perso molto appeal.
Parteciperesti mai a un reality show?
Allo stato attuale non mi interessano e li conosco anche poco. Non li guardo proprio e non li voglio neanche tanto criticare o condannare. Ora come ora non mi attirano… anche se mai dire mai nella vita. I reality hanno avuto nel corso degli anni un’evoluzione, ricordo con piacere la prima e storica edizione del Grande Fratello. Adesso però dovrebbero cambiare rispetto al passato.
Come e dove trascorrerai le vacanze natalizie?
In Toscana dalla mia famiglia.
Che cosa ti auguri per il 2021?
Mi auguro per tutti che si trovi una soluzione per risolvere o convivere meglio con questa situazione. Mi auguro la riapertura quanto prima dei cinema e teatri, perché rappresentano la cultura del nostro Paese. Per quanto mi riguarda, che continui la carriera stabile in questo campo e che arrivino altri progetti. Adesso non ho altri nuovi progetti in ballo, ma questo lavoro è così. Tutto può cambiare nel giro di pochi minuti. Ogni giorno è un’opportunità.
Domenico Giampetruzzi