Nicoletta Filella, pianista classica, compositrice, cantautrice, psicoterapeuta, è nata letteralmente nel segno della musica. La madre la mise al mondo poco dopo avere conseguito il suo diploma in pianoforte, strumento col quale Nicoletta si è cimentata da quando aveva appena tre anni. Poi tante esperienze, tanti successi, fino a giungere al compimento di tre dischi, con un quarto in arrivo…
Ciao Nicoletta, ho avuto modo di ascoltare alcune tue interpretazioni pianistiche classiche. Sei bravissima, hai un grande senso artistico, quindi mi piacerebbe veramente che il mondo della musica punti ancora di più i suoi occhi su di te. Che cosa significa per te la musica?
La musica per me è tutto: vita, amore, passione, studio, anche embrione, visto che nasco da madre pianista classica, che mi ha messo al mondo appena conseguito il diploma in pianoforte, strumento al quale mi sono avvicinata già a tre anni. Di pari passo ho cominciato a cantare e a sei ebbi la possibilità di andare allo Zecchino d’Oro. Non potrei immaginare un mondo senza la mia musica e dico “mia” perché adesso sono molto legata a quella che compongo io stessa, difatti sono usciti tre dischi totalmente scritti da me.
Ho potuto ascoltare il tuo brano Prélude, composizione intensa e originale. Sei poi approdata al tuo disco Uno…
Il brano che citi è diventato colonna sonora del Giro d’Italia. Per questa ragione ho potuto fare una piccola tournée nei pressi di Udine. Il brano è anche stato suonato allo stadio, durante una partita di campionato dell’Udinese. Il mio terzo disco prende il titolo di Uno, perché torno alle origini e mi rimetto al centro, dopo che che nei primi due album avevo lasciato molto spazio agli altri musicisti. In questo disco di trovano miei brani, tra composizioni e musiche per film.
Come accennavi, oltre a comporre, canti e anche questo è un cimento in cui dimostri tutto il tuo valore vocale. Come hai scoperto il canto?
Ho iniziato a tre anni a cantare, poi a undici sono entrata in conservatorio, inserita già al terzo anno, e in sette mi sono laureata in pianoforte col massimo dei voti. Durante questo iter ho avuto la possibilità di collaborare col coro da camera, in qualità di mezzosoprano; ho poi seguito corsi di canto jazz. Mi sento quindi pianista e cantautrice.
C’è un dettaglio che non può passare inosservato: vale a dire la cura del tuo aspetto. Ami essere Donna. Quanto conta per te la femminilità?
La prima cosa è volersi bene ed essere delle belle persone. Questo passa dall’amore per se stessi e per l’altro. Prima dell’aspetto metto davanti il mio talento musicale, dove voglio essere perfetta e dove voglio che trapeli tutta la mia professionalità.
Essere femminile è importante, certo. Mi sento molto femminile e questo concetto non va necessariamente di pari passo col sentirsi donna. Forse la femminilità è ancora più importante del concetto di essere donna, e questa non è legata all’abito che indossi, ma alla tua eleganza intrinseca. Insomma, non basta soltanto il sostantivo “donna”, ma ci vogliono anche gli attributi. Io voglio essere elegante, generosa, di classe, anche originale, creativa, professionale. In definitiva, si torna lì… l’obiettivo principale è quello di essere una bella persona.
Nella vita sei psicoterapeuta. Quanto ti aiuta il tuo mestiere nella musica?
Sì, ho studiato Psicologia Clinica, per specializzarmi in Psicoterapia Cognitiva e della Musica. Credo siano attività distinte e vicine al contempo. Nella vita insegno pianoforte in scuole pubbliche e private, mentre a Tortona ho il mio studio di psicologia. Faccio combaciare le due cose e credo che ognuna serva all’altra. Metto comunque al primo posto sicuramente la musica: non ricordo un giorno in cui sono stata senza vivere di musica, facendolo sotto multiformi aspetti.
Progetti per il futuro?
Indubbiamente continuare a comporre, poi mi piacerebbe stampare un libro con tutti i miei spartiti. Inoltre il presente e il mio futuro saranno consacrati alla promozione del mio terzo disco Uno. Spero inoltre che si possa ritornare presto alla normalità e di poter riprendere a viaggiare.
Stefano Duranti Poccetti