Exit (grazie dei fiori), è nata dalla scrittura creativa di Marfella ed Esposito. Le due attrici che hanno accolto con entusiasmo e collaborato al progetto “Exit “sono Simona Marchini che svolge il ruolo della madre e Susy Del Giudice, il ruolo della figlia Azu. La trama si svolge a Gattolino, un luogo che potrebbe essere simile a quello di una trascurata periferia. Ma questo sobborgo ha anche la prerogativa di essere invaso dai topi che attratti da una colombaia dismessa e piena di sacchi di mangime sono proliferati in maniera incredibile causando danni irreparabili. Le strade durante la notte sono invase dai roditori che senza paura appena possono entrano dentro le case. I ratti con la loro voracità mordono i fili elettrici provocando razionamenti energetici e di conseguenza gravi problematicità sia per gli abitanti che per gli addetti alla disinfestazione. Neppure con le esche sono riusciti a debellarli. In questo tetro mosaico emergenziale la traccia drammaturgica si sposta in una balconata immersa in una avvilente semioscurità. In questa terrazza resa ancora più tetra da tralci ramificati e colori oppressivi: un tavolino, due sedie e una ringhiera sono gli unici testimoni dell’incontro tra due donne, madre e figlia. Azu (Susy Del Giudice) e sua madre (Simona Marchini) sono le uniche protagoniste di questo alienante ed assurdo dramma. Le due donne vivono la loro incompatibilità che nel corso degli anni si è continuamente accentuata. Azu da sempre immersa nella palude della depressione continua da tempo a rifiutare di vivere tanto che vorrebbe suicidarsi ma non ne ha la forza e per questo si accanisce sulla madre. La figlia disprezza la genitrice solo per la colpa di averla fatta nascere. La mamma ex cantante lirica non vuole allontanare il suo sogno di riproporsi al grande pubblico. La donna tutti i giorni vocalizza per sentirsi pronta in caso di una chiamata a teatro: ma dentro di lei sa che è una corista finita. Tra le due il litigio è continuo, ogni pretesto è buono per accanirsi contro la madre e lei per redarguire la figlia. Sembra impossibile uscire da questo simbolico pantano. Azu si confida solo con un fantomatico professore. La mamma comunica le sue frustrazioni solo telefonando al figlio perennemente assente. Azu vorrebbe a tutti costi che la madre l’aiutasse a morire: ma invano. Anzi lei le regala una pianta da accudire. Un fiore che Azu subito respinge ma poi accetta di buon grado. La pianta sotto la cura della giovane prende slancio e rifiorisce come l’umore della ragazza che sembra abbia accantonato l’idea della morte. Ma la morte alberga in lei, perché i fiori regalati con amore dalla madre producono bulbi simili a cipollotti ma velenosissimi. Azu confida al fantomatico professore che lei ha accudito la pianta solo per questo scopo. Anche il rapporto con la madre ora sembra meno teso. La ragazza chiederà alla genitrice di prepararle una zuppa di cipolla di cui è sempre stata golosa. “Grazie dei fiori”, dirà Azu alla madre fino al misterioso finale che deve assolutamente rimanere tale. Simona Marchini ha magnificato il ruolo della problematica madre, Susy Del Giudice esaltante nell’ interpretazione della depressa figlia. La regia di Giovanni Esposito è illuminante nel trattare un complesso drammaturgico non facile ma magistralmente recitato da un complesso attoriale di eccellente livello.
Giuliano Angeletti