Francesca Polverini, la modella è diventata… coach!

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Dalle luci dei riflettori al “dietro le quinte” e viceversa. Un po’ protagonista e un po’ insegnante, un po’ artista e un po’ dispensatrice di consigli a chi si butta per la prima volta nel campo dello spettacolo. Francesca Polverini di esperienza ne ha da vendere, un bagaglio accumulato dopo anni e anni vissuti sul set, ogni volta a vestire i panni di una persona nuova da raccontare in tutte le sue emozioni e in tutte le sue espressioni. Nata e cresciuta a Roma, 38 anni portati come se ne avesse una decina di meno, da vent’anni vive le luci della ribalta. Una modella che ha girato in lungo e in largo, lavorato con brand nazionale e internazionali, bella e semplice come poche altre in questo mondo. Col passare degli anni, ha saputo guardare al futuro. Coraggiosa, quasi visionaria. Così, tre anni fa ha creato col suo socio Davide Pappalettera, fotografo milanese, il laboratorio “To be model Lab” dove insegna posa fotografica, body language e mimica facciale ad aspiranti modelle o principianti. Quando lo racconta, Francesca premette il suo percorso di studio, quasi a spiegare perché mai può prendersi il merito di salire in cattedra. “Ho frequentato il liceo artistico, sono laureata in Dams all’Università degli studi Roma 3, corso di laurea in produzione ed organizzazione cinematografica, e ho studiato recitazione presso l’accademia europea dello spettacolo”. Insomma, il passato giustifica il presente. Ma Francesca è molto altro. Un corpo bello da vedere, un capello sbarazzino, un outfit semplice e uno sguardo verso l’ambiente…

Riavvolgiamo il nastro: come nasce questa avventura?

Ho iniziato per puro caso a sedici anni, quando la produzione di Oliviero Toscani ha cercato, tra gli studenti del mio liceo, i nuovi volti per la campagna Benetton. Mo ero molto timida e molto maschiaccio, fare la modella non rientrava nelle mie ambizioni. Tuttavia, mi sono divertita molto e ho scoperto di essere naturalmente portata. Finito il liceo ho deciso di affidarmi alla prima delle molte agenzie di moda con cui ho collaborato. La mia carriera mi ha portato ad avere molte soddisfazioni soprattutto a livello personale, a lavorare su me stessa, sull’accettazione del no come risposta e come stimolo a insistere, prepararmi, imparare, crescere. Inoltre il mio mestiere mi ha concesso di soddisfare il mio più grande desiderio: viaggiare, conoscere realtà molto diverse dalla mia, persone eccezionali. in un certo senso di vivere molte vite in una sola.

Insomma, la tua carriera ha preso rapidamente piede.

Ho vissuto in prima persona la trasformazione del mondo e del mercato della fotografia, soprattutto con il passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale e l’avvento dei social. Credetemi: non è stato sempre facile andare avanti tra alti e bassi. Fare la modella è un mestiere complicato, faticoso ed affascinante, credo che l’unico modo per coltivare la vocazione è ricordare che essere belle non è sufficiente: bisogna saper dare un valore aggiunto a ciò che si fa, attraverso l’impegno. per farlo quindi è necessaria una grande passione.

Insomma, non c’è solo l’apparenza e il risultato finale.

La paura di non essere all’altezza fa parte del gioco, fare la modella significa interpretare spesso dei ruoli distanti da ciò che sentiamo di essere e a volte è facile sentirsi ridicole o a disagio nel compiere un’azione che non sentiamo ci appartenga. Un episodio di pochi anni fa che posso portare come esempio è lo spot pubblicitario per un celebre marchio di orologi da uomo, che prevedeva una scena di ballo hip hop a cura di un famoso e talentuoso coreografo e ballerino e il suo corpo di ballo. Io non sono una ballerina ma soprattutto mi sono sempre vergognata a ballare in pubblico. Il confronto con professionisti del settore mi terrorizzava, eppure mi sono buttata, senza timore di essere giudicata. con enorme fatica e pazienza ho portato a casa il lavoro.

Questa che hai citato è una delle decine e decine di collaborazioni che si sono susseguite negli anni…

Ho lavorato con modelle, fotografi, registi e stilisti di ogni livello. Ho vissuto e lavorato in diversi paesi attraverso il canale delle agenzie di moda internazionali. L’incontro fotografico che mi ha maggiormente emozionato è stato con Giovanni Gastel, non solo un mostro sacro della fotografia, esteta di un’eleganza fuori dal tempo, ma anche persona di eccezionale intelligenza e umiltà. in salotto ho appesi due suoi ritratti che, da soli, danno senso a tanti anni di fatica e di impegno.

Al proposito: cos’è per te la fotografia?

La bellezza dell’istante. Estetica pura, essenza. Mi ha aiutata a osservare, analizzare l’immagine, cercare la perfezione del dettaglio, l’armonia dell’insieme, l’equilibrio tra gli elementi, punti di vista nuovi. Questo esercizio visivo mi ha aiutata anche a livello emotivo a osservare me stessa alla stessa maniera: da punti di vista diversi, analizzando l’insieme e il dettaglio con la stessa accuratezza e a cercare un equilibrio e un armonia. È proprio questa calma interiore che sviluppo nel cercare di esprimere un intero mondo con un semplice sguardo o gesto che riesce a non stancarmi ancora, dopo tanti anni. In fotografia l’espressività è rimessa all’istante, al click che ti congela in eterno in un’immagine bidimensionale che, perché veicoli il messaggio, deve essere piena, intensa, vibrante.

Quanto serve guardarsi dentro per riuscire ad esprimere tutto questo?

È necessario conoscere bene se stessi per esprimersi, ed è per questo motivo che ho deciso di mettermi in gioco dall’altra parte della fotocamera. Ho scelto di voler trasferire la mia esperienza insegnandola a chi vuole iniziare questo percorso.

To be model Lab vuole avvicinare le nuove leve a questo percorso, al mondo dello spettacolo, alla capacità di esprimere se stessi…

Inizio con una provocazione, ma è esattamente ciò che penso. Sono abbastanza convinta che il luogo comune per cui nel mondo dello spettacolo si fa carriera solo attraverso il compromesso sia da sfatare: a compromessi scende chiunque, nel mondo lavorativo, affettivo, familiare, a seconda degli obiettivi che ha. È solo questione di priorità. Il mio obiettivo è sempre stato quello di fare ciò che mi piace e credo di averlo pienamente centrato, scendendo a compromessi quali quello di non avere una grande progettualità ed essere costretta ad un’agenda molto flessibile, di aver sacrificato alcuni aspetti della mia vita privata e affettiva per poter essere sempre in movimento.

Com’è, da dentro, questo mondo?

Il mondo dello spettacolo è contraddittorio, pieno di eccessi. Chi lavora nel mondo dello spettacolo ha spesso un ego gigantesco e a volte si creano scontri tra titani per i più futili motivi. E’ un mondo nel quale gira molto denaro e la possibilità di diventare famosi e potenti, dunque spesso le amicizie sono strumentali ed opportunistiche. Ma è anche un mondo pieno di talento, di genialità, di altissime competenze, di poesia, di emozioni forti. Io credo che tutte queste caratteristiche siano semplicemente umane, e che forse siano presenti, in altre forme, in ogni ambiente lavorativo ad alta competizione.

Al proposito: qual è il tuo rapporto con questo mondo?

Sono una cinefila, divoratrice compulsiva di serie tv, film e romanzi. Ma io preferisco il linguaggio della fotografia al linguaggio attorale. Lo sento più mio, per quanto abbia un’altissima considerazione del mestiere di attore.

Eppure, tu nel piccolo schermo hai vissuto ruoli da protagonista…

Ho partecipato a due film italiani e una fiction e lavorato come attrice in decine di spot pubblicitari sia in Italia che all’estero. È un mondo affascinante e stimolante, una macchina perfetta composta di professionalità altissime e preparatissime, nulla è lasciato al caso e ciascun ruolo, anche quello apparentemente più marginale, ha un’importanza enorme. E’ un lavoro sinergico e creativo, nel quale i piani di ascolto tra le persone e i bisogni di tutti i reparti sono di fondamentale importanza. E’ una sorta di società perfetta nella quale si lavora insieme per un obiettivo comune, un’utopia! Mi piacerebbe molto avere l’occasione di lavorare in un progetto d’autore e cimentarmi nel ruolo più difficile di tutti, il ruolo comico, non solo perché credo che ridere sia terapeutico e perché attraverso la comicità si possono sdoganare molti tabù e trattare argomenti molto seri, ma anche perché ho interpretato quasi sempre il personaggio della femme fatale, nel quale invece non mi riconosco affatto fuori dal set.

Che rapporto hai con i social?

Utilizzo molto Instagram per promuovere la mia immagine di modella e il mio laboratorio di posa fotografica, talvolta offro la mia immagine per pubblicizzare prodotti o brand. Però, il mio lavoro si discosta da quello di una influencer, che invece ha il compito di influenzare il mercato attraverso gli acquisti del pubblico. Al contrario, mi piacerebbe farlo, promuovendo la sostenibilità nel mondo della moda e della cosmesi, perché credo molto nell’ambientalismo e mi piacerebbe veicolare il pensiero di una nuova  coscienza ecologica collettiva.

Che immagine vuoi veicolare attraverso il tuo account?

Spero di esprimere i valori della bellezza femminile non stereotipata, la bellezza senza arteficio, la semplicità, il rispetto per il proprio corpo e le proprie caratteristiche. Mi piace il potenziale espressivo dei social che riescono a veicolare un pensiero in modo capillare e rapidissimo, ma non amo l’ostentazione del corpo femminile in chiave esasperatamente erotica, la sensualità eccessivamente manifesta. Io per prima lavoro con il mio corpo e lo mostro senza moralismi e con una certa dose di narcisismo, ma trovo che molte ragazze pur di crescere rapidamente in visibilità sui social mortifichino la propria personalità, mostrandosi come il pubblico maschile si aspetta che si mostrino. Questo produce  un processo di standardizzazione della bellezza, che sfocia spesso nella ricerca nevrotica di una perfezione estetica fatta di bocche, seni, corpi, visi e look “standard”. Ecco, mi piacerebbe che le donne smettessero di voler somigliare ad un ideale estetico comune, ma che esprimessero la propria bellezza attraverso la propria unicità

Lasciamo le luci dei riflettori: chi è Francesca Polverini nel quotidiano?

Fuori dal set sono molto semplice, mi trucco poco o niente, vesto sportiva, prediligo il nero e i colori neutrali, gli abiti comodi, le scarpe basse. Se mi vesto elegante per eventi, cene o occasioni mondane, mi piace indossare abiti sobri, non eccessivamente sexy, magari mettendo in risalto le gambe con un bel tacco, e gli occhi con un bel trucco. Il trucco mi piace delicato, sobrio luminoso ed elegante… anche se ogni tanto non resisto alla tentazione di un bel rossetto rosso!

Cosa ti differenzia dalle altre ragazze?

Forse il fatto che, appagando il mio narcisismo sul set, non sento la necessità di “mettermi in ghingheri” quando esco con fidanzato o amici!

Che progetti hai per il futuro?

Voglio sviluppare To be model lab, e trasformarlo in un ambiente dal respiro più ampio, un ambiente sano e protetto nel quale le ragazze giovanissime che approcciano a questo mondo possano sentirsi meno sole. Spesso le modelle sono ragazze senza nessun tipo di esperienza e formazione, per nulla tutelate dalle agenzie, immerse in una realtà liquida, inafferrabile, che le trascina dentro a correnti che non sanno governare perchè non conoscono. Io ero una di quelle e mi sarebbe piaciuto incontrare qualcuno che mi spiegasse come funzionava quel mondo misterioso già a partire dalla terminologia, passando per le dinamiche, i casting, le agenzie, i diritti di immagine…

Insomma, una donna per le donne!

Tra le ragazze molto spesso c’è poca coesione e molta competizione sterile. Mi piacerebbe insegnare le tecniche base per migliorare in espressività e in competenze, ma soprattutto diventare un punto di riferimento per chi vuole lavorare nel mondo della fotografia e dell’immagine. Mi piacerebbe che confluissero in questo piccolo angolo di mondo anche tutte quelle figure professionali che rendono questo mestiere cosi affascinante e quelle che sarebbero propedeutiche ad aiutare le modelle nel proprio processo di formazione e crescita (nutrizionisti, preparatori atletici, consulenti di immagine), per limitare al massimo gli effetti collaterali di questo mestiere che purtroppo ben conosciamo: quelle forme depressive che portano le ragazze a disturbi alimentari. Questo è il sogno che vorrei realizzare come modella e model coach.

Luca Fina

 

CREDITS FOTOGRAFICI
https://www.instagram.com/la_polverini
https://www.instagram.com/to_be_modellab/

 

Credit immagine di copertina Eva’s Intimates

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