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Sono Pin… Mica scemo!

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Pin ci insegna a guardare con fiducia chi, probabilmente, è solo diverso da noi, perché è bello lasciarsi sorprendere e poi da vicino, forse, nessuno è normale!

La Puglia è una terra meravigliosa e dal cuore grande. L’Associazione barese Vinci con Noi nel mese mondiale per la consapevolezza dell’autismo ci regala il cortometraggio Mica scemo: pochi minuti intensi e delicati, per lasciarci stupire. Il protagonista, Pin, interpretato dall’attore barese Mingo de Pasquale, è un adulto affetto da autismo; un personaggio estremo e delicato, che con semplicità ci apre le porte del suo mondo. Un uomo adulto che conserva e mostra senza ritegno, il suo essere bambino, con disarmante spontaneità. Un dialogo senza parole tra Pin e una bambina, dove gli sguardi e i silenzi, insieme a piccoli gesti, diventano incontro. Stefania D’Elia, presidente dell’Associazione, l’attore Mingo de Pasquale e il regista Antonio Palumbo, sono eccellenze di questa generosa terra con un sogno da realizzare: accendere una luce su questo tema, fare promozione sociale, raccogliere collaborazioni e fondi per portare avanti il progetto Mica Scemo, con la produzione del film e la realizzazione di centri polifunzionali per il “dopo di noi”. Vinci Con Noi?

Stefania, com’è nato questo progetto?

Questo progetto è come un figlio: nasce dall’incontro con Mingo de Pasquale, anche lui barese, a una manifestazione sportiva. L’attore è rimasto colpito dai nostri ragazzi e da lì è nata la sua idea che ha incontrato la mia. Nella sceneggiatura ho messo tanto di Vincenzo e di me, della nostra storia personale e quando l’ho visto montato, ho pianto. In Pin, Mingo, che ha studiato a fondo Vincenzo, mi ha mostrato il mio bambino, che oggi ha quindici anni, proiettato nel futuro. Nell’ultima scena, quando va via col capo chinato da una parte, lo vedo adulto e, ogni volta, provo un’emozione fortissima. Sono commossa dal modo in cui si Mingo si è lasciato coinvolgere, folgorato da questi bambini bizzarri. Più si avvicinava, più sentiva l’urgenza di far parte di quel mondo. Mingo ha sposato la nostra battaglia, diventando parte del nostro gruppo. Il modo in cui ha studiato, con tatto e delicatezza, ogni gesto, ogni tic, di tanti dei nostri ragazzi, gli ha permesso di entrare in punta di piedi nel loro magico mondo.

Mingo, che cosa è scattato in te al punto di voler ideare e realizzare un così ambizioso progetto?

Un incontro in cui questi ragazzi hanno attirato la mia attenzione, un innamoramento che mi ha costretto a chiedermi perché si parlasse sempre e solo di bambini. M’interrogavo sul loro futuro e quanto potesse essere difficile diventare grandi e inserirsi nel mondo, quando i genitori fossero troppo anziani per occuparsi di loro. Mi sono avvicinato per osservarli da vicino, ho parlato con Stefania e sono rimasto al loro fianco, stregato. Lavorare su questo progetto Mica Scemo e su Pin, mi ha dato moltissimo sia professionalmente che dal punto di vista umano.

Stefania il tuo incontro con Mingo è frutto del destino?

Sì, un incontro voluto dal destino che grazie alla magia dei nostri bambini, lo ha stregato. Sono commossa dal modo in cui si Mingo si è lasciato coinvolgere, folgorato da questi bambini bizzarri e autentici, durante una manifestazione sportiva, in cui mi chiese di potersi avvicinare. Più si avvicinava, più sentiva l’urgenza di far parte di quel mondo. Mingo ha sposato la nostra battaglia, diventando parte del nostro gruppo, del quale ha studiato con tatto e delicatezza ogni gesto. Nella sceneggiatura ho messo tanto di Vincenzo e di me, della nostra storia personale e quando l’ho visto montato, ho pianto. In Pin, Mingo che ha studiato a fondo Vincenzo, mi ha mostrato il mio bambino, che oggi ha quindici anni, proiettato nel futuro. Nell’ultima scena, quando va via col capo chinato da una parte, lo vedo adulto e, ogni volta, provo un’emozione fortissima.

Mingo cosa ti ha lasciato “Pin”?

Ho studiato a lungo i ragazzi, grazie alla collaborazione delle famiglie e in particolar modo di Stefania e Vincenzo al punto che, terminate le riprese, non è stato facile togliermi di dosso quei gesti, quei tic che mi erano colati dentro. Il dialogo con la bambina è forse il più bello mai fatto, perché in una lingua universale, quella del cuore. Un impegno importante per il quale intendo lavorare affinché il cortometraggio di Pin, diventi un film a sostegno di questo ambizioso e importante progetto. Un incontro che mi ha letteralmente “travolto” e piacevolmente “stra-volto”.

Antonio Palumbo, com’è stato curarne la regia?

Ho voluto che fosse un corto giocato sulla sottrazione niente dialoghi, commento musicale minimale, colori tenui tendenti alle tonalità fredde. Volevo che i tic del protagonista non diventassero caricatura, affinché lo spettatore potesse entrare in pochi secondi nel mondo di Pin. Un bel progetto al quale sono fiero di aver contribuito.

Stefania il tuo Vincenzo, oggi ha quindici anni. Come ti ha cambiato la vita?

Sono grata a Vincenzo per avermi dotata di lenti speciali, grazie alle quali posso vedere il mondo da un altro punto di vista. Oggi ho una vita nuova che senza di lui, sarebbe inimmaginabile. Ho capito presto che in lui c’era qualcosa di diverso: era un neonato che non conosceva il lamento, dallo sguardo dolce e remissivo. Vincenzo è il secondogenito e inoltre avevo fatto sostegno a due bimbe affette da autismo. Sono un’insegnante di scuola superiore e forse, la vita, mi ha dato la possibilità di “prepararmi” al suo arrivo.

Ti definisci una mamma rock’n’roll, perché?
Perché non vogliamo essere definite con stereotipi che non ci appartengono: non siamo mamme coraggio; i nostri figli non sono speciali ma originali, una delle tante declinazioni che ha la bellezza. Noi siamo mamme rock’n’roll, come i nostri figli. Loro hanno un’intelligenza superiore a noi che non sanno “gestire”. Uno studio americano li ha definiti una sorta di robot dei quali non abbiamo ancora il libretto d’istruzioni che ci consenta di dare loro la possibilità di esprimersi al meglio. Hanno una percezione sensoriale più sofisticata di noi, vedono, sentono di più di noi, come uno strano genere di supereroi. Possiamo imparare gli uni dagli altri e diventare migliori!

Link al cortometraggio: https://www.youtube.com/watch?v=Lt46Pue7_Uc

Gianni West

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