PER NON DIMENTICARE IL GRANDE VALORE CHE HA LA FESTA DELLA LIBERAZIONE

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“E come si potrebbe non amare Italia? Io credo che ogni uomo abbia due patrie; l’una è la sua personale, più vicina, e l’altra: l’Italia”, diceva il grande Henryk Sienkiewicz, scrittore e giornalista polacco l’autore del celebre romanzo Quo vadis?, grazie al quale nel 1905 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.

Noi italiani abbiamo un dna di stampo realistico e pertanto siamo flessibili; con un carattere comunicativo. La nostra nazione ha una congenita sintonia con la bellezza, per questo ha potuto creare tante opere d’arte. Come tutti i popoli però anche noi italiani abbiamo virtù e difetti, e il principale consiste nel fatto che spesso ignoriamo il nostro grande valore. In silenzio senza far rumore, come i pilastri che sorreggono una casa, le donne hanno contribuito alla Resistenza. Il giorno della Liberazione “ci chiesero di non sfilare”. Lidia Menapace, nome di battaglia Bruna, partigiana, parlamentare, pacifista, morta a 96 anni, è stata una delle partigiane che hanno partecipato alla guerra di liberazione. E’ stata una delle più note. Ma per troppo tempo le donne della Resistenza sono state relegate nel ruolo di staffetta quasi come se quel compito non fosse rischioso quanto combattere. Chi conosce bene la Resistenza, sa che le donne ebbero un “ruolo fondamentale: “ Per fare la staffetta serviva un gran coraggio, difatti, alcune di loro comandarono le formazioni partigiane; altre si occuparono dei posti di cura e non poche combatterono alla pari degli uomini”. Secondo i calcoli di alcuni studiosi, le partigiane “combattenti” furono 35mila, altre 20mila ebbero funzioni “di supporto”. Tra loro ci furono 16 medaglie d’oro e 17 medaglie d’argento al valor militare, 512 commissarie di guerra. Una di loro era Francesca Del Rio, nome di battaglia Mimma, staffetta della 144esima Brigata Garibaldi. I nazisti la sottoposero a indicibili torture, sevizie, mutilazioni nella caserma di Ciano d’Enza (ora nel Comune di Canossa). Eppure non disse mai i nomi dei compagni di battaglia. Riuscì a fuggire in modo rocambolesco e a raggiungere il comando partigiano. Era incinta e, dopo un parto difficile, perse il bambino. E’ morta nel 2008. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella le ha conferito la medaglia d’oro al merito civile come “mirabile esempio di eccezionale coraggio e di straordinario impegno per i valori della libertà e della democrazia”. Oggi purtroppo continuiamo ancora a combattere su più fronti, contro dei nemici spesso anche invisibili che fanno tanta paura. Essi sono il Covid 19, la violenza sulle donne, il razzismo, l’omofobia ecc… Vedere all’interno dei tg, servizi su ragazzi e ragazze di 12 anni che picchiano una coetanea disabile in un parco, figli che avvelenano i propri genitori oppure contribuiscono a farli ammazzare, fanno venire non solo la pelle d’oca, ma anche riflettere tanto sul fatto che bisogna assolutamente trovare una soluzione concreta partendo, usando una metafora ancora una volta dall’unica chiave che
continua ad aprire tutte le porte della vita: “LA CULTURA”. Buona festa della Liberazione.

Clementina Leone

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