AESTHETIC CHAOS: A TU PER TU CON DIEGO RANDOM

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Diego Random, nome d’arte di Diego Gervasio (Torino, 22/01/00 ), è un artista della periferia torinese. Il suo stile multiforme ed eclettico è caratterizzato dalla centralità della scrittura nel processo creativo. L’esordio risale a marzo 2017 con la pubblicazione del brano autoprodotto “Strabismo di Bacco”. L’incontro con il produttore Steve Tarta (Stefano Tartaglino) è l’inizio di una collaborazione duratura e creativa che porta l’artista a rilasciare il suo primo Ep ”Nebbia” e a debuttare sui palchi di Torino e Milano. Tra il 2019 e il 2020 escono diversi singoli tra cui “Come Torino la Notte”, in collaborazione con Klaire, e ”Voci in Testa ”, pubblicato da Real Talk Musik e in collaborazione con il brand torinese On My Way (OMY) e il videomaker SpakaFra. L’inizio del 2021 vede l’uscita dei singoli “Fulmini ”, il 15 gennaio e “Silhouette”, il 19 febbraio, con i rispettivi videoclip, anticipando il suo secondo EP “Aesthetic Chaos”, interamente prodotto da DeadlyCombination (Davide Ciruolo), disponibile a partire dal 23 aprile. Aesthetic Chaos è stato registrato, mixato e masterizzato presso il Souledge Recording Studio di Grugliasco (TO) di Dario Basile. La cover art è stata realizzata da Enrico Osella e le fotografie da Samuele Goglio. I videoclip ufficiali nascono da idee di Diego Random (Diego Gervasio) e vengono sviluppati insieme al videomaker SpakaFra (Francesco Rossetto), che si occupa anche delle riprese e del montaggio. Il titolo rappresenta l’attitudine che ha avuto l’artista nel trasformare i suoi momenti di caos in qualcosa di estetico, traendone ispirazione per un riscatto personale e rendendoli quindi costruttivi attraverso l’arte, la musica e la scrittura. È un progetto composto da 6 tracce che percorrono sound diversi e trovano il filo conduttore nei testi e nei concetti espressi.

Ciao Diego, benvenuto al Corriere dello Spettacolo, iniziamo parlando di questo tuo nuovo EP e quindi raccontami di Aesthetic Chaos?

Aesthetic Chaos è il mio secondo Ep e lo definisco la mia prima base di partenza artistica effettiva. Il primo Ep risale al 2017, ero molto più piccolino e invece in questo nuovo Ep si nota una mia nuova evoluzione, una mia identità, il mio carattere e questo è la base che ho voluto mettere nella mia discografia, nel mio percorso ove amo sperimentare tanti generi.

Mi sembra di capire che rispetto al primo Ep, Aesthetic Chaos è un Ep autobiografico?

In realtà anche il primo era molto autobiografico, ma era composto da una scrittura molto complicata. Invece Aesthetic Chaos è sempre autobiografico, ma ha una linea più obiettiva e più compiuta. Parla comunque di me, delle mie paure, ansie e di tutto ciò che vedo e vivo, ma che sono riuscito ad essere. Le emozioni di cui parlo accomunano tante persone, sia coetanee che non. Mi fa piacere che mi dicono che si sentono capiti, si emozionano delle parole che dico nei testi e che hanno percepito le canzoni come proprie.

Vedo che da parte tua c’è un grande entusiasmo, nel vedere che attraverso le tue canzoni arrivi alle emozioni delle persone, che si ritrovano loro stesse. È questa per un artista la cosa più bella, poiché giustamente si fa arte e musica non per noi stessi, ma soprattutto per gli altri. L’artista in generale è una persona che ha voglia, sente il bisogno di donare. Di quanti pezzi è formato questo Ep?

All’interno ci sono sei canzoni.

Quando è nato il tuo rapporto con la scrittura?

È nato quando ero piccolo, in terza o in quarta elementare iniziai a scrivere poesie. Mi piacevano le parole in rima, fare rime e scrivere anche cose personali, a vederle c’era un approccio molto diretto con la poesia, prima che arrivasse il Rap. Nelle poesie mi raccontavo e raccontavo quello che era il mio quotidiano. Poi ho conosciuto il Rap, me ne sono innamorato e ho deciso di continuare con questo genere.

Tra l’altro, anche se forse ancora non è facile concepirlo, anche il Rap è poesia. Magari, con il Rap riesci di più a esprimere quella rivolta verso le cose che riteniamo sbagliate, per come mi hai detto. Anzi, forse attraverso proprio il Rap, puoi manifestare in modo migliore la denuncia, il bisogno di ribellarsi in modo più profondo, rispetto agli altri generi musicali. Scrivi ancora le poesie?

No! anche se negli anni scorsi mi è capitato di farlo, ma sempre in chiave Rap. Mi ricordo che frequentavo il liceo e c’era una professoressa molto severa (in modo positivo) che un giorno ci ha chiesto se qualcuno scriveva poesie o se avevamo un qualche rapporto con la scrittura e ci ha chiesto di scrivere. Io le dissi che scrivevo e le ho dato un mio testo, scritto in chiave rap, ma che si poteva leggere anche in chiave poetica e disse che gli piaceva. Abbiamo fatto una lezione sul mio testo, esaminando le figure retoriche, le rime, la struttura metrica e così via. Tuttavia, quella dote di scrivere l’ho persa, anche se nei testi comunque si trova sempre qualcosa di poetico. Ma poi, infondo, anche il rap è poesia. Ci possono essere canzoni più poetiche e altre meno, ma la poesia è sempre presente. Tra l’altro se volessimo leggere un D’Annunzio piuttosto che a un Dante stesso, se si volesse leggere a tempo tutta la Divina Commedia, si potrebbe rappare tutta, poiché ha uno schema musicale preciso.

Questo che dici è una cosa molto bella, anzi sarebbe fantastico se si potesse creare qualcosa con questi grandi Autori. Ricordiamo che se le persone volessero acquistare il tuo Ep, lo possono fare in tutti gli Store digitali e su Youtube si trovano dei video delle tue canzoni. Ci salutiamo, ringraziandoti per questo tuo tempo, è stato un piacere intervistarti.

Giuseppe Sanfilippo

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