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Vittorio Cuculo, l’Artista internazionale esce col suo disco “Ensemble”

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Vittorio Cuculo è un giovane jazzista italiano che già si è fatto conoscere e apprezzare a livello internazionale. “Ensemble” è il suo nuovo disco.

Vittorio, come nasce la tua passione per la musica e in particolare per il Jazz?

In casa, fin da quando eravamo piccoli (ho anche un fratello violinista), è sempre circolata la musica, classica, leggera, jazz…mia madre è pianista ed insegna, mio padre è anche lui un grande appassionato. Come sono arrivato al jazz? Beh passando per le percussioni classiche e per la batteria. Ho suonato nella JuniorOrchestra, un’orchestra giovanile dell’Auditorium parco della musica di Roma, ho anche studiato la marimba, ero arrivato ad usare 2 battenti per ciascuna mano. Poi un giorno, da mio padre ho sentito in un disco il sax di Parker… ed è stata la svolta, il sax mi ha chiamato per suonare il jazz.

Tante esperienze e tanto studio, nonostante la giovane età, ma c’è un momento della tua vita che ti è rimasto maggiormente impresso?

Un episodio che ricordo in particolare fu quando ebbi la fortuna e l’onore di conoscere il leggendario batterista e colonna del Jazz Italiano Europeo e non solo Gegè Munari. Ero molto intimorito dalla grande importanza della sua figura e dalla sua significativa autorevolezza nel mondo Jazzistico. Quando lo conobbi, una delle prime cose che vidi fu il suo sorriso e la sua grande vitalità, mi disse e mi dice sempre che la cosa più importante nella Musica è il divertirsi e lo star bene. E fu un momento che mi toccò l’anima e il cuore. Vedere una grandissima figura come quella di Gegè, che ha suonato con tutti i più importanti Jazzisti del mondo, aver sempre la voglia e l’entusiasmo di suonare e di divertirsi con altri musicisti, mi ha davvero emozionato e colpito positivamente, trasmettendomi il desiderio di far sempre del mio meglio. ” The Legend” Gegè Munari è e rimarrà sempre un punto di riferimento per la mia vita.

 

Raccontami del nuovo disco “Ensemble”, che cosa vuoi veicolare? Quali sono i suoi punti peculiari?

Questo nuovo progetto musicale, “Ensemble”, si riallaccia in parte al primo (Between, mio esordio discografico) e ne sviluppa la tematica di fondo: la musica come occasione, opportunità di incontri e di dialogo. In linea con questo spirito

 

di empatia e di incontro, il cammino del Vittorio Cuculo 4et feat. Gegè Munari approda oggi a questa nuova tappa, un lavoro discografico che vede il quartetto dialogare con un’orchestra di sassofoni. “Ensemble” è anche questo: dimensione comunitaria che si avvale del contributo di tante mani, dall’orchestra al quartetto, alla voce di Lucia Filaci. Anche la composizione del quartetto asseconda questo spirito di incontro, pur nella differenza delle singole esperienze maturate: il Vittorio Cuculo 4tet feat. Gegè Munari, infatti, mette insieme personalità diverse, con approcci strumentali, sti

 

li e modi di suonare che nella diversità trovano un punto di equilibrio all’interno del gruppo. Con Enrico Mianulli, al contrabbasso, mio assiduo collaboratore, ci conosciamo e ci frequentiamo

 

 musicalmente da un po’ di tempo, e con il suo black sound mainstream apporta precisione, leggerezza al progetto. Danilo Blaiotta, poliedrico pianista, contribuisce, con il suo approccio fresco e moderno, a dare ulteriore spinta al nostro stare insieme, dando un tocco di eleganza e stimolando percorsi ulteriori. E c’è poi The Legend Gegè Munari, colonna del jazz italiano, europeo

 

 e non solo, un grandissimo batterista che con il suo drumming è punto di riferimento di intere generazioni, un drumming che viene da lontano, carico di uno swing trascinante che ha respirato e immagazzinato musica sui più rinomati palchi italiani ed europei. Gegè rappresenta per me, per il gruppo e per il progetto, quella benefica esperienza sempre pronta a donarsi.

 

Come hai vissuto questo periodo particolare?

 

La pandemia ha colpito tutti, fisicamente, economicamente e psicologicamente. Un evento così disastroso non può che lasciare il segno. Alcuni colleghi hanno risentito del clima generato dalla pandemia, anche nella fase di creazione e di nascita dei brani. E non poteva essere diversamente. Per quanto mi riguarda, ho studiato, pensato riflettuto sulle esperienze fatte, ho chiuso il mio ciclo di studi accademici ed ho sperimentato come sia importante stare uniti, fare gioco di squadra, puntare sulla relazione umana. Questo è fondamentale ed è l’insegnamento che mi pare di poter cogliere.

 Progetti per il futuro?

Intanto ho un piccolo, grande sogno che mi piacerebbe realizzare: che questo lavoro discografico potesse avere un riscontro positivo anche in termini di accoglienza nei festival, nelle sale da concerto o all’aperto, dove poterlo suonare, magari riuscire ad organizzare un piccolo tour, perché per l’impegno e per l’entusiasmo profuso è sicuramente un progetto che merita.

Sulla bontà del progetto, nelle note di copertina, si si sono espresse figure capitali del Jazz: Paolo Fresu, Stefano Di Battista e Eugenio Rubei (li ringrazio e li ringrazierò sempre tanto per il loro incoraggiamento e sostegno).

Progetti per il futuro ne ho, avrei già in mente un’idea da sviluppare per un prossimo progetto, ci devo lavorare in termini di ideazione, ma il seme è già presente.

 Stefano Duranti Poccetti

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