LA BELVA DI TORINO 

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Il ‘900 diede uno “stimolo” evolutivo ai pionieri dei velivoli e alle case automobilistiche, tra loro fecero gara su chi progettasse meglio e più competitivamente i loro mezzi di locomozione. Una tra le esistenti (Fabbrica Italiana Automobili Torino, FIAT), progettò tra il 1910/1911, un autentico capolavoro nel suo essere, nato per gareggiare e osteggiare un record di velocità tenuto nel 1909 da Blizen-Benz (dal tedesco, fulmine), ne costruì due soli esemplari, applicando 300 HP record di potenza. In prima analisi, questo propulsore nasce con il nome del motore ma in realtà di nomi ne aveva parecchi come: FIAT S 76, oppure con il vero nome di E 12 TER. Sulla “sua sella” pochi ebbero il privilegio di sedersi diventando protagonisti cavalcando i suoi 290 cavalli di cilindrata. Primo tra tutti fu Felice Nazzario nel 1911, portando il bolide rosso a compiere su strada una velocità di 185 Km/h. che furono superati da Pietro Bordino in Gran Bretania, portando la “Belva” a sfiorare i 200 Km/h. Quando si sedette il pilota francese Arthur Duray nel 1912, sentì l’ebbrezza di quell’auto in Belgio, la fece sfrecciare a 225 Km/h. era già un record per quell’epoca, la velocità raggiunta da questo esemplare di vettura furono i 290 Km/h. in assoluto. Durante il suo tragitto emetteva fuoco e scoppi che fuoriuscivano dal vano motore, aggiungendogli un altro sinonimo ai suoi molteplici nomi ma questo era azzeccatissimo. L’ultimo appellativo affibbiato, sembrava proprio che calzasse a pennello chiamandola “Belva di Torino”, di queste e, forse qualche altra esibizione, l’esemplare fu smontato per non fare carpire i segreti di quel formidabile motore. All’inizio dell’articolo, dicevamo che erano due gli esemplari, uno fu esposto ed è visibile presso il Politecnico di Torino (Collezione Antonio Capetti), la sua vettura “gemella” fu acquistato da collezionista australiano… Così termina questa storica reale leggenda di un’auto paragonata a nessun’altra…
Dopo diversi anni, la sua storia si tinge di giallo, ricostruita minuziosamente con una conclusione infelice. Per una fortuita visita di un sagace visitatore, appassionato di auto storiche e del bolide rosso sapeva vita e miracoli, guardando quell’unico esemplare visibile al Politecnico, intuì che c’era qualcosa di strano… così come un perfetto detective decise di approfondire la sua teoria… che poco dopo divenne realtà giudiziaria. L’indagine condotta dal Nucleo Tutela patrimonio culturale dell’Arma dei Carabinieri e dal pm dott. Enzo Bucarelli, ha convenuto che potrebbe esserci stata una sostituzione… del motore Fiat S76 scoprendo che non era l’originale ma una pessima imitazione. A causa del troppo tempo trascorso dall’ipotetico misfatto senza essersi accorti dell’accaduto, l’inchiesta si è dovuta archiviare per prescrizione dei termini di legge. Uniamo a tutto questo racconto, una notizia per gli appassionati dei raduni di auto storiche, in certe occasioni riappare (la seconda acquistata) La Belva di Torino… mettendosi in bella mostra come una mannequin a una sfilata di moda…

Daniele Giordano

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