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Ciao Mariano, sei molto eclettico e passi dalla recitazione alla scrittura con scioltezza. Ma tu prediligi maggiormente l’arte attoriale o essere scrittore?

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Mariano D’Angelo è un attore e scrittore. Ultimamente ha dato alle stampe il suo romanzo “Il bastardo”. Ascoltiamo l’Autore in questa intervista.

Ciao Mariano, sei molto eclettico e passi dalla recitazione alla scrittura con scioltezza. Ma tu prediligi maggiormente l’arte attoriale o essere scrittore?

Per la verità ho sempre portato avanti parallelamente le due carriere. Da sempre scrivo testi per me stesso e per i colleghi.
Ho sempre desiderato raccontare emozioni, esperienze e osservazioni.
Ho potuto farlo come attore, grazie a chi ha creduto in me. Come autore continuo a farlo, impegnandomi costantemente. Mi ritengo fortunato a non dover scegliere.

Parlami de “Il Bastardo”, il tuo ultimo romanzo. Come nasce?

Il romanzo narra la storia di Apollonio, un legionario del V secolo a.C. di origine greca: mentre è lontano da casa per combattere al seguito di Cincinnato, un ricco e influente magistrato romano rapisce sua figlia Licia, di cui si è invaghito.
Apollonio è un uomo complicato, diviso due culture: quella della Magna Grecia, da cui proveniva sua madre, e quella romana del padre, un ricco mercante che non gli ha mai dimostrato affetto.
Neanche Roma lo ama. Gli stessi uomini che in combattimento vogliono stargli al fianco, fuori dal campo di battaglia lo chiamano con disprezzo Spurio, il Bastardo.
A seguito del rapimento di Licia, Spurio sarà coinvolto in una guerra molto più insidiosa e crudele di quelle che ha combattuto come legionario.
Per salvarla, dovrà attraversare territori ostili a Roma e lottare con tutte le sue forze, dovrà cercare alleati e sacrificare affetti.
Questa vicenda lo segnerà profondamente, cambierà le sue priorità e i suoi valori.
Non so dirti come nasce questo romanzo: probabilmente da uno strano connubio tra la mia passione per la storia antica e la mia esperienza di autore e sceneggiatore.
Comunque mi sono accorto, a posteriori, che ho messo dentro il libro moltissimo di me, a cominciare dal fatto di essere nato in Campania e di essere stato adottato da Roma.

Perché dovremmo comprare il tuo libro? Cos’ha di speciale?

È un racconto volutamente scritto con un ritmo cinematografico, ricco di colpi di scena e di immagini vivide, talvolta crude. Ho costruito i personaggi giocando sui sentimenti contrastanti che ognuno si porta dentro, cercando di dare loro uno spessore psicologico che li rendesse unici e interessanti. Ho iniziato ad avere il sospetto di aver fatto un buon lavoro quando i molti lettori mi hanno detto di essersi sentiti coinvolti in modo diverso dalle vicende che si intrecciano nel racconto.
Non solo dalla storia del protagonista, che comunque colpisce per il suo tormento interiore, il suo senso dell’onore e della paternità. C’è anche chi si è commosso per la vicenda di Silvia, una donna vessata dalla vita. Chi ha partecipato alla morte romantica di Venanzio, che si sacrifica per amore ma è disperato per non essere mai riuscito a confessare il proprio sentimento.
Credo che questo romanzo riesca a toccare molte corde, a suscitare delle emozioni.

Come stai vivendo questo momento complicato?

Il lockdown ha travolto il nostro mondo come un’onda anomala.
Però chi si occupa di spettacolo non lo considera quasi mai solo un lavoro: è quasi una necessità esistenziale, un modo per esprimere se stessi. Per questo penso sinceramente che, per quanto dura potrà essere, il Covid non ci fermerà. Come diceva Eduardo in ‘Napoli milionaria’: “Adda passa’ ‘a nuttata”.

Progetti per il futuro?

Sicuramente sarò impegnato in radio e televisione, ma mi auguro di riuscire a realizzare il mio sogno di far diventare “Il Bastardo” un film.

Stefano Duranti Poccetti

Potete trovare il suo libro su Amazon.

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