Oggi intervisto Disagio, nome d’arte di Isabella Del Fagio (Faenza classe 1994), artista protagonista e tra i finalisti del Premio per Giovani Cantautori “FIDATI DEI TUO SOGNI”, che vedrà la sua serata finale il 12 luglio 2021 alle ore 21:30, presso il Teatro del Baraccano di Bologna. Fin da piccola la musica Disagio è il suo punto di riferimento: dopo anni di violino, a circa 17 anni, ha imbracciato la chitarra, iniziando a suonarla da autodidatta. La conseguenza immediata a questo approccio è stata accompagnare i primi accordi a testi. Poco dopo questo inizio, è nato il progetto Disagio, che porta sul palco canzoni intime e personali, le quali provano a raccontare storie di vita vissuta.
Ciao Disagio, benvenuta al Corriere dello Spettacolo. La prima domanda che ti voglio fare è: come nasce il tuo nome d’arte Disagio?
La nascita del mio nome d’arte è stata abbastanza casuale. Un giorno mi sono detta:”anch’io vorrei avere un nome particolare, di cui gli altri si ricordino” e per caso, ma forse non così tanto, mettendo insieme il mio nome ed il mio cognome è venuto fuori Disagio. Per raccontarmi non ci poteva essere nome migliore, perché parla di me, è una sorta di biglietto da visita che racconta di una parte della mia vita, del mio disagio, quello che penso proviamo un po’ tutti e che ci unisce. Il disagio, se ci pensi, è qualcosa che tutti condividiamo e che senza differenze di sorta ci fa stare nella stessa barca, in un modo o nell’altro.
Mi hai detto che con il progetto Disagio porti sul palco canzoni intime e personali, che provano a raccontare storie di vita vissuta, a questo mi hai aggiunto “in condizioni difficili, che spesso non hanno voce o che non vengono gridate abbastanza”. Nelle tue canzoni parli delle tue esperienze personali, oppure a queste si aggiungono anche storie, esperienze di vita vissute da altri?
C’è sempre qualcosa di personale nelle mie canzoni, che non riguarda tanto le mie esperienze quanto il pensiero che sta dietro alla vita che gli altri mi hanno raccontato, che mi ha toccato da vicino per un motivo o per un altro. Ho sempre preferito dare importanza alle storie di chi ho incontrato nei miei tanti percorsi, di chi spesso vive ai margini di questa società che non è sempre capace di abbracciarti ed ascoltarti. Le mie canzoni parlano di immigrazione, di donne vittime di violenza, di dipendenze e sono storie che mi hanno attraversato e che ho provavo a vivere sulla mia pelle, cantandole. Non mancano certo dei brani che parlano della mia vita, dell’università, del disagio (sempre presente), dell’amore. Queste ultime, però, sono solo una piccola parte del mio repertorio, ho sempre avuto bisogno di altre storie da raccontare, che ho “rubato” ad altri, che ho immaginato e che a mio avviso hanno bisogno di importanza e soprattutto di essere ascoltate.
Quali sono state le parole, o frasi più belle che hai ricevuto da parte del pubblico?
Eh questa è una bella domanda. Io sono una persona molto timida, ma sul palco mi carico e ci metto tutta me stessa. Le cose più belle che mi sono state dette vengono della persone che si sono emozionate, ascoltandomi, che mi hanno detto che sono arrivate loro le mie parole e che sono state potenti. Penso questo sia uno dei complimenti migliori che si possa fare ad un artista.
All’avvio del progetto Disagio – ricordiamo – ti sei esibita in tanti concerti ed ai palchi solcati, tra cui quello di Imola in musica, hai avuto la possibilità di arrivare a molti grazie allo spettacolo teatrale “Io Vado Madre” di “le Voci di un Eco”, che va in scena da un paio d’anni. Tale opera parla delle donne combattenti Kurde, che nel 2015 hanno vinto la battaglia contro l’ISIS. In questo hai avuto l’opportunità e l’onore di comporre le sue musiche, le quali sono state raccolte in un EP che prende il titolo dello spettacolo. Quest’anno, inoltre, sempre con la stessa compagnia teatrale, è partito un altro progetto, al momento ancora in preparazione, che andrà presto in scena. Intanto hai partecipato e sei tra i finalisti del Premio Giovani Cantautori “Fidati dei tuoi sogni”: Mi racconti questa esperienza e come si chiama la tua canzone che porti al medesimo premio?
La canzone si chiama “Senza pensare”, ed è una di quelle che parla delle storie degli altri. Parla della traversata e di quanto sia difficile arrivare in un paese che quasi si idealizza, in cui si spera di trovare conforto, dove, invece, quello che si trova è spesso un muro di discriminazione. Sono felice che una canzone del genere sia arrivata tra le finaliste in questo concorso. Io ho partecipato al premio totalmente a caso, mi è sembrato interessante ed ho deciso di provarci e direi che è andata bene, sono già contentissima così.
Questa era l’ultima mia domanda, ricordiamo solamente la serata finale del Premio Giovani Cantautori “Fidati dei tuoi sogni”, che sarà trasmessa su 9MQ web tv, OA Plus e OA il tempo dello sport. L’evento oltre i giovani artisti vede protagonisti la cantante e attrice Barbara Cola (Presidente di Giuria), Francesca Cheyenne, conduttrice di radio RTL 102.5, il tenore Cris La Torre, ideatore e padrino del Premio, Massimo Iondini, giornalista del quotidiano “Avvenire, Raffaele Montanari, manager e produttore discografico di PMS Studio, Rod Mannara, produttore discografico di Mega Dischi (organizzatore insieme a lgruppo PMS Studio in partnership con Pro.Di.DA. e con la collaborazione del Teatro del Baraccano di Bologna), Marcello Romeo, direttore artistico di Playtune Records, Piero Alfarano, responsabile della comunicazione di Pro.Di.Da (Associazione italiana professionisti per la tutela del diritto d’autore), Simone Mori, giornalista di “GP Magazine” e Giambattista Giocoli, direttore artistico del Teatro del Baraccano di Bologna. È ovviamente è presente anche il Corriere dello Spettacolo.
Giuseppe Sanfilippo