Oggi vi parlo del libro “Pregiudizio e strategie educative. Piccolo manuale di educazione alla diversità” di Elda Billi, edito Teseo editore. Elda Billi, classe 1973 è responsabile dell’Ufficio Accoglienza Disabile del Dipartimento di scienze della formazione, scienze umane e della comunicazione interculturale (DSFUCI) dell’Università di Siena – sede di Arezzo. Laureata in Scienze pedagogiche presso la stessa università, nel 2003 in occasione della Festa della Toscana, le viene assegnato il premio “I diritti dei disabili” dai Consigli comunale e provinciale di Arezzo, “per la toccante testimonianza” di una donna che non si è mai fermata alle difficoltà. Il suo libro è un lavoro di studio e ricerca, volto a ripensare il pregiudizio, volto ad aprire, avviare delle strategie educative. Un testo su cui è difficile scrivere una recensione, perché da un lato tratta un argomento non facile da riassumere in breve, dall’altro lato tratta di un manuale pedagogico, di cui parlare è importante. Lo stesso è comunque accessibile a ogni singolo individuo, quindi non è rivolto a specifiche persone o ambito professionale particolare, ma si tratta di un testo molto semplice che ci permette di approcciarci alla tematica della diversità. Dandoci alla possibilità grazie a questo libro di rivedere il concetto stesso di diversità e pregiudizio verso l’altro.
Un testo che mi sta molto a cuore, proprio per l’argomento trattato, e per tale ragione ho voluto Elda all’evento “Il pomeriggio del libro: livre festival”, organizzato con il Corriere dello Spettacolo, perché la tematica che ella tratta testo è un argomento a cui sono sempre stato sensibile; non solo per quanto riguarda la disabilità, ma anche per le altre categorie di minoranza. Tematica quella del pregiudizio per cui ho sempre pensato e mi sono operato per abbatterlo. E proprio il libro di Elda ci permette di aprire un orizzonte concreto per affrontare la diversità, le proprie difficoltà e il pregiudizio, in modo efficace e giusto. Il pregiudizio non si può affrontare solamente attraverso le leggi contro lo stesso (le norme di contrasto al pregiudizio sono fondamentali e vanno sottoscritte per donare dignità umana all’essere umano), ma bisogna affrontarlo muovendo il concetto stesso. “Il pregiudizio, infatti, prima di tutto è un concetto e ogni concetto – come dice Elda – ha la sua origine. Il pregiudizio nasce dalla non conoscenza, esso è un’immagine mentale con connotazioni affettive di segno negativo verso un gruppo o una persona esterna fondato sugli stereotipi o immagini che ognuno si fa nella propria mente di fronte a quello che definisce “Altro” o “diverso”. Il pregiudizio è una forma di “non vedere” di cui tutti più o meno siamo affetti, quindi l’analisi di questo processo diventa riflessione etica, riguarda cioè il “dover essere” dell’io, del tu e del reale .”
Sono queste parole scritte da Elda nel suo libro, che ci dicono tantissimo. Le stesse che disegnano già una direzione che possa portare l’essere umano a un cambiamento. Tale si può ricavare attraverso la riflessione che ci conduce a riformulare il concetto della diversità. Ma la riflessione non basta ovviamente per cambiare il concetto, infatti, non possiamo non ricordare le molte discipline che si sono interessate all’atteggiamento che l’uomo ha verso colui che definisce diverso. Tra le medesime discipline troviamo la psicologia, la filosofia, l’antropologia, la religione, la sociologia e la pedagogia, in un contesto in cui si originano così diverse visioni: aspetto etico – religioso, filosofico, psicologico, socio-antropologico, pedagogico e quello sessuale. Ma ciò che manca a tutte le discipline e più che altro all’essere umano è solamente l’incontro verso quello che si presenta come altro. La conoscenza comporta la scoperta che non esiste il diverso, ma degli esseri umani come tanti, magari con difficoltà maggiori, ma essere umani, laddove l’altro è solo un concetto mentale, e solo debolezza che si può affrontare solo con il coraggio di incontrare e superare la paura.
L’incontro è l’opportunità, quella di scoprire che ogni singolo umano è una risorsa umana; scoprire che ognuno ha dei limiti e solo insieme si può cambiare i concetti e si può superare ogni complessità e discriminazione. Attraverso tutto questo si può formulare, elaborare pratiche di integrazione sociale. “L’integrazione che nel caso di ogni singola categoria umana che entra a far parte delle minoranze sociali – come dice Elda – non può essere imposta dalla legge ma è un esercizio quotidiano, è qualcosa che investe ciascuno di noi, non solo nella professionalità, nel lavoro, nella ricerca, ma anche nella nostra personalità che può svilupparsi solo ha un ascolto , e incontro.”
In queste parole, riporto alcuni punti, frammenti del testo di Elda, ma anche quello che mi ha trasmesso. Non si tratta di una autobiografia, di un racconto, ma di uno studio di ricerca, un manuale pratico che ci aiuta ad approcciarci con la disabilità e con la diversità in generale. Un testo che può essere utilizzato non solo da professionisti, ma anche nel quotidiano, perché ci apre alla percezione, la stessa che serve all’essere umano, a ogni singolo individuo. Lo stesso è utile ai genitori, ai disabili per accogliere, affrontare e accettare la diversità, che non è un castigo di Dio o quello che l’etica o mente umana spesso ci vuol far credere.
Giuseppe Sanfilippo