FALLING STAR: IL ROMANZO DI DARIA D.

Data:

Oggi vi parlo del romanzo “Falling Star” di Daria D., pseudonimo di Daria D Morelli. Definita da qualcuno “perfetta inquieta”, Daria è una scrittrice, attrice, modella, regista, sceneggiatrice. Veneta di nascita si è laureata al DAMS di Bologna, poi si è trasferita a Roma per amore e per lavoro. Agli inizi degli anni novanta si trasferisce a Los Angeles dove rimane più di dieci anni, per amore e per lavoro.
Un’amica che conosco ormai da tempo, conosciuta presso il Corriere dello Spettacolo, dato che come me ne è collaboratrice. Una persona meravigliosa con cui è un sempre un piacere e onore lavorare. Una grande donna che non si ferma mai, del resto un’artista non può che avere sempre la valigia pronta e la mente in continua fase creativa, spaziando – nel suo caso – con la stessa passione dalla scrittura ai ruoli di attrice. “L’importante è non fermarsi – ci dice Daria – ma avere il coraggio di accettare i cambiamenti come pure saper affinare il proprio stile letterario, anche a costo di lasciar cadere quello cui ci eravamo affezionati”.
Oltre a essere autrice di “Falling Star”, romanzo edito da Brè editore, pubblicato nel 2021, Daria è autrice di “Dente D’oro” e di “Diario di una chauffeur e altre storie americane”, pubblicati dalla stessa casa editrice nel 2019 e 2020. Nei suoi romanzi Daria scrive quasi sempre storie legate al cinema e allo spettacolo, come accade in “Falling Star”, dove racconta Hollywood e le sue stelle cadenti con un linguaggio ironico, amaro, cinico, a volte spietato, per sfatare dei miti, che tanto prima o poi crollano, per mettere in evidenza assurdità, contraddizioni, follie, per simpatizzare con chi avrebbe potuto (forse…) diventare una star, però non ce l’ha fatta. “Falling Star” non racconta le stelle che hanno un posto d’onore sulla Walk of Fame, ma quelle cadenti che si trovano ai bordi di Hollywood Boulevard o di altre strade e quartieri di Los Angeles a chiedere la carità, tramortiti da una sbornia o una overdose, o dopo una sparatoria o una scazzottata, in qualche motel fatiscente per nascondersi e morire in pace, o a galleggiare senza vita in una psicina di Bel Air, in cerca di fama e successo, nel tentativo di lasciare un’impronta di sé… somewhere, some time. Falling star che vivono ai margini di una terra di pionieri, di libertà e di sogni. Ma sono ancora vivi questi sogni? E la libertà? È ancora una terra dove trovare la felicità, oltre che la follia? Sono convinto che sia ancora così. Falling star sono scrittori, attori, registi, veterani, senzatetto, indiani, uomini e donne comuni, ricchi e poveri, vittime, colpevoli. In questo romanzo, vi è un personaggio (il protagonista), un autore, uno scrittore in cerca della giusta ispirazione artistica. Quella ispirazione che lo possa condurre a scrivere la grande opera della sua vita. Quella che regala emozioni al pubblico, quella porterebbe al compimento della realizzazione del proprio io. Ma forse a questo artista non manca propriamente l’ispirazione giusta, ma qualcos’altro, una fortuna, una luce o una dea divina. In un contesto in cui per il personaggio c’è sconforto e una certa diffidenza verso le donne. Le stesse che mirano al denaro, all’uomo che può fare regali costosi o chissà. È così che Hollywood rivela solo quello che può essere l’immagine di ognuno di noi: un luogo dove ci sono le star, ma si rivela anche un luogo comune a tutti noi, fatto di persone che hanno tutto e non sono felici e ci sono quelli che si accontentano del semplice guadagno per vivere. E ancora, ci sono gli artisti – come il personaggio prima citato – che magari prima avevano successo, avevano amici, donne al fianco, per poi vedersi crollare la celebrità, ritrovandosi soli senza nulla, con momenti in cui pensano che forse hanno sbagliato tutto, forse dovevano scegliere e accettare un lavoro, quel lavoro qualunque che gli avrebbe fatto trovare uno stipendio nel conto, senza nessun problema. Lui, l’artista, ha scelto il suo destino, lo stesso che appartiene all’artista. L’artista che ha momenti di celebrità e altri fatti di crolli, ma senza mai smettere di sognare. L’artista che ama la sua vita, di cui non può fare a meno. Di conseguenza egli non si ferma mai: “Ogni volta che egli alza la testa – afferma Daria – cambiava d’intensità, colore, consistenza, denso come un vasetto d’inchiostro, lentamente diluiva per lasciare entrare lame di luce spettrale”. Mentre lo stesso continua a camminare a testa bassa lungo il boulevard bagnato su cui tutto si riflette, rimanda immagini di una realtà difficile da decifrare, controllare, esaminare. Poi “quando la pioggia sarà evaporata, egli sente il vuoto e l’amarezza di ciò che non riusciamo a comprendere e, di conseguenza, ad amare.” Per concludere, il personaggio ritrova un guanto di colore rosso, appartenente a una donna. La stessa che sente, di cui sente il calore, toccando quel guanto. Lì, mentre indaga per saper conoscere questa donna, mentre aspetta in un bar il suo arrivo in cerca del suo guanto smarrito, chissà cosa accadrà?
Un libro bellissimo che ti conquista il cuore. Lo stesso che ho voluto ospitare all’evento “Il pomeriggio del libro: livre festival” organizzato con il Corriere dello Spettacolo, non solo per l’amicizia – importante e bella – che ci lega, ma anche e soprattutto per il grande romanzo fatto di grandi sentimenti provenienti dal profondo del cuore.

Giuseppe Sanfilippo

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

Pensieri indecenti sul teatro contemporaneo

Aiuto, mi hanno rubato la gioia! - Come? Chi?...

Alice, la fotografia fra sfida e lavoro

  Giovanissima ma determinata, Alice sta muovendo i primi importanti...

Io sono Misia – L’ape regina dei geni

Roma, Teatro Piccolo Eliseo. Dal 26 ottobre al 13...