Lo spavento dei migliori

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Michelangelo entrò d’ impeto nella stanza sbattendo la porta contro il muro.

Andy Warhol di nero vestito sobbalzò dalla sua sedia. Stava pensierosamente guardando fuori dalla finestra ipnotizzato dal fumo della sua sigaretta.
Intento ad immaginare chissà che cosa, quell’ irruzione lo riportò alla realtà.

Giotto, sgomento per novello botto, svenne

L’omonimo Merisi, detto Caravaggio, con abituale incoscienza e avventato coraggio si alzò seminudo dal divano su cui stava smaltendo una sbornia a base di sostanza liquida chiara chiamata prosecco impugnando uno spadino con cui aveva sempre avuto dimestichezza.

In fondo alla stanza una tela dipinta come cielo e con una bombetta a coprire un volto senza faccia che indossava un vestito nero. Dietro la tela Rene Magritte fece capolino per vedere e constatare cosa fosse quel casino.

Sulla destra rispetto alla porta d’ingresso, un signore magro magro, chino su un tavolone con tanto di penne e squadrette, righe e pennelli parve non accorgersi di niente.
Si smossero tremando più gli specchi che aveva davanti che egli stesso ma Escher è così. Immerso nei suoi calcoli e rifrazioni si perde ancor più dei suoi soggetti impegnati a percorrere indefinibili scale.

Una voce femminile calda ma ferma, serena e potente domandò a Michelangelo
“Hola Miguel, que pasa?”
Frida Kahlo fu l’ unica a parlare.

Michelangelo rispose.
” Vorrei fare una nuova Cappella Sistina ma non ho più la schiena di una volta.
C’è qualcuno che mi dà una mano…? “

ROViRO’

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