Il ritorno di Francesco Montanari in tv nella terza serie de “Il Cacciatore”. Saverio Barone come Dante nella Divina Commedia: “Riemergerà dai profondi inferi per sperare di tornare a vedere le stelle”

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Siamo alla vigilia del debutto della terza stagione de Il Cacciatore, attesissima serie che vede protagonista l’amatissimo attore Francesco Montanari, nei panni del magistrato Saverio Barone. Dopo il successo delle precedenti stagioni, il 20 ottobre alle ore 21.25, approda nuovamente su Rai due, con tanti colpi di scena. Le puntate sono otto, suddivise in quattro serate e sono ambientate principalmente a Palermo, alcune scene ad Alghero, in Sardegna, dove è stato allestito un villaggio che, nel racconto, viene ubicato in realtà in Spagna, ed infine ci sono scene girate anche a Roma e ad Ostia.

Nel cast troviamo l’attore Peppino Mazzotta, noto al pubblico nei panni dell’ispettore Fazio, nel team del commissario Montalbano, che ora interpreta Nicola Calipari.

“Il cacciatore 3” è una coproduzione Cross Productions, Beta Film e Rai Fiction.

Come ci ha svelato Francesco Montanari in conferenza stampa: “La serie è stata girata molto bene dai due registi: Davide Marengo (regia degli episodi 1,2,3,5) e Fabio Paladini (regia degli episodi 4-6-7-8). Per quest’ultimo si tratta dell’esordio alla regia, che ha curato anche la sceneggiatura delle due serie precedenti. Ed è secondo me il giusto debutto per una persona che ha curato l’idea progettuale di fare una serie, tratta dal libro “Cacciatore di mafiosi” di Alfonso Sabella, e renderla un prodotto audiovisivo. La terza serie rappresenta un’evoluzione rispetto alle precedenti, puntando un’estrema attenzione ai tempi in cui viviamo. È una serie che è andata molto bene all’estero, partendo dalla Palma D’Oro che mi hanno dato a Cannes durante la prima edizione. Ed è una serie che non ha deluso né il pubblico italiano, né quello estero. Vedrete una serie ancora più pioneristica, rispetto alle precedenti, che non deluderà le aspettative.”

La terza stagione de Il Cacciatore rappresenta un cambio di passo rispetto alle stagioni precedenti, che condurrà lo spettatore verso un universo più intimo e profondo del protagonista.

Dopo aver combattuto come un vero leone la nuova mafia corleonese, emergente ai primi anni ’90, e aver messo a segno la cattura di Brusca nelle due stagioni precedenti il procuratore Saverio Barone dovrà affrontare nuove sfide. Vito Vitale, ultimo dei corleonesi, ha giurato di ucciderlo, Pietro Aglieri e Bernardo Provenzano sono a piede libero e continuano a intessere la loro trama perversa, abbandonando la stagione delle stragi e legandosi a doppio filo con la politica e le istituzioni. Giada, la moglie di Saverio, si è ormai trasferita in un’altra città, portando con sé la loro figlia Carlotta, con cui ha un rapporto molto difficile. Per non bastare, Saverio sarà messo in discussione dall’arrivo di una nuova giovane collega, Paola Romano, interpretata dall’attrice, Linda Caridi, che superate le insicurezze saprà farsi spazio in Procura.

Come ha raccontato Francesco Montanari durante la conferenza stampa: “Mi piace pensare che Saverio Barone alla stessa stregua di Dante nella Divina Commedia che dall’inferno arriva al paradiso, dai profondi inferi dovrà riemergere per sperare di tornare a vedere le stelle. Saverio Barone si trova in un momento storico molto complesso, perché si trova davanti ad un nuovo tipo di mafia, diversa da quella che è stato abituato a combattere fino ad ora. La mafia cambia pelle, diventa silenziosa, e sommersa fino ad insediarsi ed emergere anche in seno allo Stato. Per la prima volta, in questa nuova serie Il cacciatore non riconosce più la preda nelle sue tracce e nelle sue orme, trovandosi in una situazione di estrema difficoltà ed ha paura di morire. A sopperire questa crisi esistenziale “baroniana”, ci sarà la giovane pm, Paola. All’inizio il rapporto tra i due non sarà dei più idilliaci, e sarà segnato da un “gap generazionale” che viviamo tutti i giorni, e rappresenta molto bene il periodo storico che stiamo vivendo.”

La giovane, timida e insicura, viene da Napoli, è figlia di prestigiosi avvocati, e su di lei aleggia il pregiudizio di essere una raccomandata. Per questo motivo Saverio la tratta con una freddezza che sottintende un malcelato fastidio, mentre Paola, intelligente e volenterosa, vorrebbe solo aiutarlo nel suo lavoro e imparare da quello che considera il migliore.  Ma Barone non ha tempo da dedicarle. Ha fretta di liberarsi di Vito Vitale e del lanciamissili con cui il mafioso sogna di far saltare in aria il magistrato, per dedicarsi ai suoi veri obiettivi, Aglieri e Provenzano. Sono loro infatti, e non Vitale, il reale pericolo: una mafia nuova, che non perde tempo a sparare a cielo aperto, è la mafia dei colletti bianchi, che si infiltra negli uffici e nei ministeri, manovrando appalti ed elezioni con una rete tentacolare e invisibile.

Un nuovo nemico che mette in crisi le certezze di Barone e lo fa interrogare sul senso della sua missione: a che scopo servire lo Stato, quando di quello Stato non sai nemmeno quanto puoi fidarti? Ha davvero senso sacrificare ogni affetto, ogni parvenza di vita normale? È ancora possibile una vittoria?

Con l’emergere sempre più preponderante della nuova mafia (incarnata dagli antagonisti Pietro Aglieri e Bernardo Provenzano) il tipo di reclusione di Barone cambia gradualmente forma: questa mafia non si combatte più con azioni energiche e dirompenti, ma con l’attesa, la pazienza, la sottile arte di non farsi notare. La mafia della sommersione si combatte scomparendo a propria volta. Ecco che il soldato si evolve in monaco: un uomo che si predispone all’attesa e soltanto attraverso la privazione delle passioni e degli affetti può riuscire nel proprio intento.

Saverio sa di trovarsi davanti a un bivio: sacrificare i propri affetti per scongiurare l’insorgere della nuova Mafia; oppure accettare il fatto che perseguire quell’obiettivo impossibile non lo renderà comunque un uomo migliore, rischiando di compromettere anche il rapporto con sua figlia.

Nel corso delle puntante il rapporto tra Saverio e Paola evolve se pur entrambi sono profondamente diversi: Saverio rappresenta l’azione nell’indagine, Paola la riflessione. Il protagonista dopo aver messo la giovane pm duramente alla prova, impara ad apprezzare il suo talento, e a capire che può davvero essere lei la persona giusta a cui lasciare il testimone della cattura dei mafiosi.

In questa terza stagione, la caccia di Saverio diviene quindi un percorso di crescita personale che lo porta ad una profonda consapevolezza umana.

Daniela Di Genova

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