L’ULTIMO DESIDERIO di Pietro Favari (dodicesima puntata)

Data:

A seguire la dodicesima puntata del romanzo di Pietro Favari.

DODICESIMA PUNTATA

62

<<Lei, signora, lei che lava il bambino, dovrebbe mettersi in ginocchio… E’ più commovente>>.

Eva si rivolge a Simona che sta lavando la testa a suo figlio Gianni, un bambino di circa dieci anni.

La conduttrice di L’ultimo desiderio si trova con la troupe della sua trasmissione sotto un ponte dove vive stabilmente un gruppo di barboni.

Camilla, di età indefinibile, è la regina dei senzatetto che ricorrono a lei per avere consigli e per risolvere controversie. Anni prima forse è stata professoressa di Lettere e Filosofia. Possiede un ragguardevole guardaroba di abiti intonati ai colori dei fiori che vende la sera nei ristoranti insieme alle sue poesie scritte a mano su foglietti e dove si produce in discussioni filosofiche che la propensione all’alcol rende alquanto confuse.

Cesare, sopra i sessant’anni, si fa chiamare “ingegnere”, forse lo è stato davvero e in altri tempi costruiva ponti. Sotto un ponte è finito per scelta personale. Di spirito anarchico, scapolo, a un certo punto della sua carriera ha deciso di dare un taglio con la società borghese e con i suoi relativi impegni per vivere da barbone. Parla in maniera forbita ed è abile in qualunque lavoro richieda competenze tecniche e tecnologiche.

Cherif, giovane tunisino giunto in Italia su un barcone, vive vendendo le mercanzie che gli consegna il suo fornitore, un italiano legato ad ambienti malavitosi. Il suo sogno è quello di fare l’attore.

L’ultimo desiderio di Camilla, alla quale hanno diagnosticato pochi mesi di vita, è proprio quello di prendere sotto la sua protezione Cherif e aiutarlo nella sua volontà di recitare.

L’assistente della trasmissione, Ugo, ha convinto con fatica Eva a dedicare una puntata a storie di nuovi poveri: disoccupati, lavoratori precari, migranti, che si sono aggiunti ai tradizionali barboni. Un gruppo sociale che la crisi economica ha reso sempre più numeroso quanto invisibile a quelli che sopra i ponti ci passano e che ha determinato nuove regole di comportamento e nuove forme dii aggregazione.

Come la famiglia Bartolomei, arrivata sotto il ponte a bordo di una vecchia auto che ora serve a loro da alloggio.

La macchina da presa inquadra in totale il riparo che funge da condominio. Simona Bartolomei, la madre, e il figlio Gianni con la testa insaponata si fermano e guardano in macchina stupiti Eva che ha parlato. La conduttrice non è molto convinta di questa puntata in esterno della trasmissione, ma alla fine l’ha vinta Ugo, che ha puntato sulla spregiudicatezza del tema.

Controcampo su Eva, in abito volutamente dimesso dato l’ambiente: pantaloni mimetici, scarpe da tennis, maglietta grigio cupo come il volto. Rassegnata al servizio sulla crisi economica e sociale, al comando della troupe Eva si appresta a trasformare il sottoponte nel set di una commovente inchiesta televisiva.

Dal suo antro – una piccola baracca costruita attaccata a un pilone del ponte – esce l’ingegnere in pigiama a righe, liso ma pulito, e con un segnale stradale metallico che usa come vassoio. Sopra, alcune tazzine fumanti con i caffè e latte preparati per i suoi vicini.

Si accorge della troupe televisiva.

Cesare domanda chi sono. <<Siete della polizia?>>.

Alla parola “polizia” Cherif si spaventa.

<<La polizia!!!>> e corre a nascondersi dietro il paravento che funziona da porta per l’alloggio di Camilla, che a sua volta esce per vedere cosa sta accadendo.

<<No. Siamo della televisione>> spiega Eva.

Con la stessa rapidità con cui è scomparso dietro il paravento, alla parola “televisione” Cherif ricompare a volto scoperto.

<<Di che canale siete?>> chiede.

Eva lo ignora.

<<Mi avrete riconosciuta. Sono Eva, la conduttrice di L’ultimo desiderio, la trasmissione dedicata agli ultimi desideri dei malati terminali. Questa volta siamo qui per realizzare insieme anche un’inchiesta su chi, come voi, vive infelice ai margini della società, sotto i ponti, reietto da chi sopra i ponti ci cammina>>.

Cesare interviene.

<<Spiacente di deluderla ma forse ha sbagliato location. A me pare che gli infelici e i reietti siano sopra il ponte e non sotto>>.

La macchina da presa inquadra Eva e in secondo piano il sottoponte dove ora i suoi abitanti sono intenti a capire che cosa vuole da loro la televisione.

<<Forte quello!>> dice il cameraman e allude a Cesare, che riprende in primo piano.

<<Non dire stupidaggini. Quello ignoralo, cerca di non inquadrarlo proprio>>.

Eva, con il cameraman e il tecnico del suono è ora entrata nello spazio abitato.

Si entusiasma alla vista della vecchia auto dove dormono i Bartolomei.

<<Ma vedo che tra di voi ci sono anche dei nuovi poveri, una famiglia al completo!>>.

Si rivolge sottovoce al tecnico del suono.

<<Non potevo sperare di meglio! Dammi la radio…>>.

Il tecnico del suono porge la radio portatile a Eva che si rivolge al direttore della fotografia rimasto un poco più lontano.

<<Che ti dicono quelle nuvole?>>.

Il direttore della fotografia guarda con la sua lente il cielo poi parla via radio con Eva.

<<Passano, passano, ci sarà un bel sole…>>.

Eva è seccata.

<<Male. Dovrebbe piovere, così manca l’atmosfera adatta. Senti, che ne dici di un effetto notte? Incupisce. Questo posto con il sole sembra un Club Mediterranée>>.

Il direttore della fotografia si rivolge al suo elettricista.

<<Contenta lei… E comunque l’effetto notte è meglio che se lo faccia fare in postproduzione. Portiamo il mostro>>.

L’elettricista si carica sulle spalle un grosso riflettore e segue il direttore della fotografia che si muove in direzione del set.

La macchina da presa li segue mentre Eva si avvicina a Federico, il marito della famiglia Bartolomei che ha cominciato a farsi la barba specchiandosi nel retrovisore dell’automobile.

Attraverso lo specchietto Federico vede Eva avvicinarsi e rivolgersi a lui.

<<Cominciamo da lei, che è il capofamiglia>>.

Rivolta al cameraman. <<Tu riprendi>>.

Il cameraman si accosta con la macchina da presa a Federico, che si ritrae imbarazzato.

<<Scusatemi, mi stavo facendo la barba. Un attimo che mi pulisco la faccia…>>.

Eva interviene. <<Ma non ci pensi neppure! Va bene così!>>.

Rivolta alla macchina da presa.

<<Cari telespettatori vedete come quest’uomo tenta di conservare la propria dignità ferita. Si fa la barba, non vuole diventare un barbone, capito? Non si arrende al destino che lo ha spinto in basso, sempre più in basso, sotto un ponte dove è costretto a vivere con la sua sventurata famiglia…>>.

Mentre Eva parla il cameraman panoramica sui vari componenti della famiglia.

Federico è visibilmente imbarazzato.

Presenta la sua famiglia.

<<Mia moglie Simona…>>.

Simona sorride, ma schiva, come vergognandosi.

<<…i miei due figli, Gianni e Laura…>>.

Gianni sorride divertito e saluta con la mano, Laura si mette una coperta sulla testa per nascondersi.

La macchina da presa si muove di scatto verso il volto di Eva che ora appare quasi distorto data l’eccessiva vicinanza alla macchina. Capiamo che a costringere il cameraman a spostare l’inquadratura sia stata la stessa Eva, che guarda in macchina, stizzita.

<<Presento la puntata e non mi inquadri? Neanche un istante? Sono io la faccia di L’ultimo desiderio…>>.

Il cameraman si scusa con Eva.

<<Pensavo di farlo dopo, con dei piani d’ascolto…>>.

<<Tu non pensare. Avanti, ora falla tutta su di me. Penserò io ad alternare in montaggio>>.

Il cameraman punta l’obiettivo su Eva, che guarda in macchina.

<<Cari telespettatori vedete come quest’uomo tenta di conservare la propria dignità ferita. Si fa la barba, non vuole diventare un barbone, capito? Non si arrende al destino che lo ha spinto in basso, sempre più in basso, sotto un ponte dove è costretto a vivere con la sua sventurata famiglia… Lei che lavoro faceva?>>.

<<Io veramente continuo a lavorare…>>.

La macchina da presa continua ad inquadrare Eva. Poi inquadra in totale il gruppo.

Eva si rivolge al cameraman. <<Ma cosa fai, inquadra il signore che sta parlando. Inquadri sempre me!?>>.

<<E’ lei la faccia di L’ultimo desiderio…>>.

<<Poi ne riparliamo in studio. Avanti. Inquadra chi sta parlando>>.

Il cameraman si avvicina a Federico.

Eva ora è fuori campo.

<<Le rifaccio la domanda. Che lavoro faceva prima di essere costretto a dormire con tutta la famiglia sotto un ponte?>>.

Federico ora è ripreso in primo piano.

<<Le stavo dicendo che io continuo a lavorare. E’ che prima con il mio stipendio e quello di mia moglie riuscivamo, a fatica, ma riuscivamo ad arrivare a fine mese. Poi mia moglie è stata licenziata, e non abbiamo avuto altra scelta che quella di eliminare affitto e bollette.

<<E lei che lavoro fa?>>.

<<Lavoro nelle cucine di un ristorante>>.

<<Come vede il futuro della sua famiglia?>>.

<<Non ci arrendiamo. Mandiamo a tutti il curriculum di mia moglie, infermiera specializzata. Ora però devo finire di prepararmi se no arriverò tardi al lavoro>>.

<<Senta… signor?…>>.

<<Federico>>.

<<Ora lei, ecco, guardi l’obiettivo ed esprima tutto il suo disappunto, il suo dolore per la mortificazione in cui gli eventi, la crisi generale, la pandemia, hanno costretto lei e la sua famiglia a questo, se lo lasci dire, umiliante ricovero. Ci metta tutto il sentimento, magari qualcuno che la vede potrebbe telefonarci in redazione per un lavoro…>>.

Federico con molta dignità cerca di darsi un contegno e sorride pacato.

<<In famiglia siamo tutti ottimisti. Siamo certi di riuscire a risalire la china>>.

Eva interviene fuori campo. <<Stop!>>.

Rivolta a Federico. <<Ti avevo chiesto un atteggiamento di doloroso disappunto…>>.

Cesare avanza verso il gruppo.

<<Mi oppongo. Lei può fare domande, ma non può suggerire le risposte>>.

Rivolto a Federico. <<Come tuo consigliere ti esorto a non rispondere più alle domande di questo avvoltoio e, nel caso tu voglia farlo, fatti pagare. E prima>>.

Il cameraman intanto sta riprendendo.

Eva lo ferma.

<<Ma che fai, riprendi?>>.

Rivolta a Cesare. <<Mi vuole insegnare come condurre la trasmissione?>>.

<<Potrei farlo, ma costo caro, l’avviso>>.

Eva rivolta a Federico. <<In quanto ad un compenso provvederò a farvi pervenire un pacco regalo con biscotti e marmellate offerti dalla ditta Yum Yum, uno dei nostri sponsor>>.

<<Sì, papà! I biscotti Yum Yum mi piacciono!>> esclama Gianni.

<<Bene, e ora procediamo. Ma qui è tutto troppo pulito, ordinato. Non c’è abbastanza miseria, manca il pathos…>>.

Rivolta al cameraman.

<<Avete portato la pantegana?>>.

<<Non siamo riusciti a trovarla, e poi fa schifo…>>.

<<Ci vuole, la pantegana! L’ultimo desiderio non è Ballando con le stelle. Un poco di schifo deve farlo. Non troppo: il giusto>>.

<<Abbiamo noleggiato un castoro…>>.

<<Un castoro! Il castoro è un animale grazioso, non fa schifo. Comunque proviamo a vedere che effetto fa…>>.

Il cameraman e gli altri tecnici aprono la gabbietta del castoro che però non vuole uscire. Il cameraman infila una mano dentro la gabbietta ma la ritrae urlando.

<<Ahhh!!! Maledetto, mi ha morso!>>.

Finalmente esce il castoro che si aggira rapido e timoroso tra le gambe dei presenti.

Gianni cerca di catturarlo.

<<Che carino! Mamma, mamma, posso tenerlo?>>

Il cameraman protesta.

<<Proprio no, caro. L’ho noleggiato e devo restituirlo. Ho anche dato una caparra…

<<Mamma, che cos’è una caparra?>>.

Eva interviene.

<<Avete finito di giocare? Rimettete il castoro nella sua gabbia e riprendiamo le interviste>>.

Simona si avvicina al cameraman e gli prende la mano.

<<Ma sanguina… E’ meglio disinfettare la ferita e fasciarla>>.

Simona va all’automobile e prende una cassetta di pronto soccorso. Con alcol e cotone disinfetta la ferita del cameraman e poi la fascia con una garza.

<<Abbiamo anche il pronto soccorso, qui. Non vi fate mancare nulla…>> commenta Eva.

<<Deformazione professionale. Nell’altra vita facevo l’infermiera in uno studio medico. La crisi è come una pandemia e non rispetta neppure i dottori. Per risparmiare, la moglie del principale si è offerta di sostituirmi, anche perché sospettava che il marito mi guardasse con un interesse poco professionale. Ero stata assunta in nero…>>.

<<…e così non ha maturato il diritto alla pensione>>.

Eva fa cenno al cameraman di riprendere Simona.

<<Mi piace, la sua è una bella denuncia, non solo il suo datore di lavoro non le pagava i contributi ma per giunta allungava le mani…>>.

<<Non ho detto questo!…>>.

<<Lo dica invece, rafforzi la sua denuncia. E come è finita a vivere in un’auto?>>.

<<Per un po’ ci hanno aiutato i miei genitori poi non ce l’hanno fatta più. Il padrone di casa ci ha sfrattati perché non riuscivamo a pagare l’affitto e ora ecco casa nostra>>. Indica l’automobile.

<<Si è già arresa?>>.

<<Ho 42 anni…>>.

<<E’ l’età più bella per una donna…>>.

<<Sarà, ma certo non per trovare un lavoro. Non trovano lavoro le giovani, si figuri quelle della mia età…>>.

Cesare si avvicina alla donna ed entra nell’inquadratura.

<<Io la trovo demagogica e volgarmente strappalacrime…>>.

<<Che cosa?>> chiede Eva.

<<La vostra trasmissione>>.

Eva è sorpresa e seccata.

<<Se vuole parlare si presenti e racconti la sua storia. Lei chi è?>>.

<<Sono Cesare ma tutti gli amici mi chiamano “l’ingegnere”. Per lei sono il professor Marangoni. Io insegnavo a farli, i ponti, all’università, facoltà di Ingegneria Civile. Poi mi sono stancato e ora sotto un ponte ci vivo. Ma questo non l’ho progettato io. La mia è stata una libera scelta di vita>>.

<<Stop!>>. Eva si apparta con Cesare.

<<E perché dice che non le piace L’ultimo desiderio? Non mi dirà che in quella baracca dove vive riesce a vedere la televisione?>>.

<<Venite>>.

Seguito da Eva e dal cameraman, Cesare si dirige verso la sua baracca, costruita con porte e pezzi di armadi. All’interno una branda, un piccolo gabinetto, un cucinino, vari marchingegni incomprensibili, un vecchissimo televisore collegato con un filo ad una vecchia cyclette sulla quale sale l’ingegnere e comincia a pedalare. Il televisore si accende come per magia e trasmette un programma di ricette di cucina.

<<Questa è la mia fonte energetica, pulita, e mi aiuta anche a mantenere la linea…>>.

<<Ma questo è un vecchissimo televisore analogico. Come fa a ricevere i programmi in digitale?>>.

<<Ho inventato un mio modello di decoder. Non l’ho neppure brevettato…>>.

Eva indica una strana scatola metallica. <<E questa che cos’è?>>.

<<Il mio lettore di videocassette. Neppure questo ho brevettato>>. Indica dei vecchi vhs.

<<Ho una discreta collezione… Miracolo a Milano, Il vagabondo, Brutti, sporchi e cattivi, La leggenda del re pescatore, Senza tetto né legge…>>.

Cesare, Eva, il cameraman escono dalla baracca. Cherif in costume etnico si pone davanti alla conduttrice.

Eva si rivolge al cameraman.

<<Bene! Abbiamo anche l’extracomunitario, il campionario è al completo. Riprendilo>>.

Rivolta a Cherif. <<Tu sicuramente avrai una storia interessante da raccontarci… La traversata nel deserto, il viaggio per mare a bordo di un barcone scassato… Come parli l’italiano?>>.

Cherif declama con enfasi.

<<Il mio parlare è rozzo, ed assai scarsamente provveduto del soffice fraseggio della pace, dacché queste mie braccia, già dal tempo che avevano il vigore dei verdi anni, hanno compiuto le loro azioni più impegnative ed io in questo vasto mondo posso dir poco che non sia materia d’avvisaglie di guerra e fatti d’arme…>>.

Nella foga della declamazione Cherif salta sul cofano della automobile dei Bartolomei e da lì sale sul tetto sotto lo sguardo allarmato di Federico.

<<Perciò ben poco mi potrà giovare ch’io parli a perorare in mia difesa. Pure, con vostra graziosa licenza, vi dirò, con parole disadorne, il corso del mio amore per intero, con quali droghe, con quali incantesimi e scongiuri e poteri d’arti magiche – perché di tanto io sono qui accusato – io abbia vinto il cuore di vostra figlia…>>.

Si rivolge a Eva. <<Come sono andato?>>.

La conduttrice lo guarda sbalordita. Tutti gli altri applaudono e gridano entusiasti verso Cherif che si inchina a ringraziare come a teatro.

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