SOGNI ED ILLUSIONI DEI VIAGGIATORI DEL TRENO DEL SOLE DALLA SICILIA. LA VOGLIA DI CONOSCERE ED AVERE RELAZIONI IN “QUESTA STRANA VOGLIA DI VIVERE” AI SERVI

Data:

Al Teatro de’ Servi di Roma, fino al 9 gennaio 2022

Uno dei desideri maggiori dell’essere umano è quello di accrescere la propria cultura didatticamente o spostandosi da un  posto all’altro per confrontarsi con nuove genti, usi, costumi e tradizioni, visitando luoghi fino ad allora sconosciuti e che attraggono il suo interesse, trovare una possibilità occupazionale se dove egli vive tali opportunità mancano o se vi è la guerra con i soprusi razziali. Proprio a codeste questioni s’è richiamato il Papa nella giornata di Natale, mentre per San to Stefano ha posto l’accento sulla tematica della natalità e dell’indice demografico in Italia, invitando le giovani coppie a procreare per non andare incontro ad un generale invecchiamento e spopolamento della nostra nazione tra meno d’un quarto di secolo, con il problema pure delle pensioni difettando la rinnovata classe lavoratrice. Tra le cause di siffatto fenomeno sociale non c’è soltanto la c risi economica dovuta al “ lockdown”, anche se adesso la ripresa ha superato il 6,6yt % e siamo stati lodati dall’Europa, ma bensì il fatto che, lavorando tutti e due, i geni tori non sanno a chi dare in custodia i propri figli, costando parecchio gli asili n ido e le materne che privatamente affiancano le scuole statali dai posti limitati, con il piano sociale d’assistenza alle famiglie con neonati inferiore alla Francia ed ai Paesi del Nord. Su queste considerazioni civili primarie s’accentra il lavoro di Veronica Liberale “ Questa strana voglia di vivere” che nel giorno di Santo Stefano abbiamo visionato al teatro dei Servi, vicino a S. Silvestro e Palazzo Chigi,in cui Maria Cristina e Salvatore nel 1962 lasciano Palermo, uscendo per la prima volta dalla Sicilia, per andare ad aiutare in Svizzera  la cognata, moglie del fratello Giuseppe che s’è trasferito lì da  tre anni, che ha avuto un bambino, un bel nipotino. Non avendo mai viaggiato, domandano al capotreno che rappresenta l’istituzione con l’adeguata preparazione ferroviaria in merito, se quello sia il treno giusto ed egli risponde affermativamente, sottolineando che quella dal capoluogo isolano a Torino è la più lunga tratta del nostro territorio patrio misurando ben 1580 chilometri. Nella prima capitale d’Italia poi dovranno trasbordare su un treno internazionale che li porti a Zurigo, la città più popolosa, bella ed suggestiva della Svizzera dove il congiunto come tanti altri aveva trovato lavoro, essendo tra l’altro capoluogo del cantone tedesco. Fabrizio Catarci, che dirige anche l’allestimento , è l’impeccabile ed umorista responsabile del treno in acciaio con  gli scompartimenti in legno, men tre l’autrice riveste i panni della sorella Maria Cristina in abito scuro nero tipico dell’antica Enotria, incarnando Guido Goitre  l’incerto, insicuro e timido Salvatore che, quando dialoga con la sorella e si muove tra i due vagoni del treno, denota un a totale approssimazione etologica, comportamentale, ignoranza di base e confusione nell’orizzontarsi al pari  di lei, per cui non si comprende che aiuto potrebbero offrire al fratello in terra elvetica se non quella di “ baby sitter” gratuiti ed addetti alle faccende domestiche. Entrambi sognano, magari credendoci poco in cuor loro, di trovare un ‘anima gemella sul treno ed infatti hanno ciascuno un’avventura che, però, sarà destinata, a rivelarsi futile per discrepanza di livello sociale e formazione culturale, per cui finito il tragitto verso il capoluogo sabaudo ai piedi delle Alpi regno di casa Savoia, che realizzò grazie a Cavour e Garibaldi il Risorgimento  e che lì giunse da Chamberry  al confine con il Piemonte nel XVI secolo con Emanuele Filiberto, le loro speranze ed auspici crolleranno e torneranno  indietro più frustrati di prima. Lei s’imbatte in un  giornalista e scrittore da cui riceve informazioni ed una certa erudizione, invece  Salvatore fa la conoscenza di un’aspirante attrice con  delle formative esperienze principianti in dei caroselli pubblicitari e sui loro approcci, tentativi di tessere relazioni sentimentali il testo sui ferma, non dandoci a sapere come sarebbero andate le cose se i due fossero arrivati finalmente in  Svizzera e non fossero invece tornati indietro amareggiati e tristi per non essere approdati a nulla nei loro contatti. IL “Treno del Sole” , soprannominato “della Speranza” non aveva brillato ed irraggiato calore per loro, così  pure sarebbero stati disillusi i lavoratori che come minatori sarebbero andati in Belgio e morti nella sciagura di Marcinelle nel 1956. Gli altri onesti, espressivi ed efficaci coprotagonisti   son o  Alessandro Moser nel ruolo del romanziere e Camilla Bianchini in quello della soubrette. Lo spettacolo sarà replicato ai Servi fino al 9 Gennaio.

Giancarlo Lungarini

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