EXCURSUS VITAE, il nuovo libro di Giacomo Festi

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Quarta di copertina

Mattia è un ragazzo che un tempo voleva scrivere. Oggi sputa pece e vive in compagnia di un “uomo nero”, tra una droga e l’altra. L’incontro con una vecchia amica stravolgerà la sua esistenza… forse.

Chezibane è una bambina che vive nello spazio. Un giorno il suo corpo inizia a invecchiare e gonfiarsi, fino a dare alla luce una sua simile, Medina, che dovrà crescere e proteggere. Soprattutto, la dovrà salvare da colei che ha sempre chiamato Madre.

Due storie assurde e strabilianti, dal loro inizio fino all’incredibile incontro finale. Un libro che vi farà guardare il mondo con altri occhi.

 

Dati libro

Titolo: EXCURSUS VITAE

Editore: Plesio edizioni (collana Lambda house)

Genere: weird, horror

Pagine: 326

 

Ciao Giacomo, ben ritornato sulle nostre pagine.

Grazie a voi per ospitarmi anche questa volta. È sempre un piacere!

Sono passati quattro anni dalla nostra chiacchierata e, di conseguenza, dal tuo ultimo romanzo.

Vero, era il 2017! Come vola il tempo… beh, diciamo che non mi sono annoiato. Dopo l’uscita di Un giorno di ordinario narcisismo ho iniziato una vita di ordinaria formazione per il mio lavoro e il tempo per la scrittura è stato davvero poco.

Tra l’altro, una prima bozza di EXCURSUS VITAE era già pronta, ma ci furono diversi inconvenienti che preferirei non riportare. A ripensarci, è andata benissimo così.

EXCURSUS VITAE è un libro molto diverso dal precedente…

Il fatto è che Un giorno di ordinario narcisismo era nato come “passatempo”, un lavoro leggero dopo un anno per me terribile. Non volevo neppure pubblicarlo, inizialmente. EXCURSUS VITAE è molto più affine a me e al percorso che voglio intraprendere.

Quale sarebbe?

Quel periodo di inattività è servito a meditare su quanto fatto fino a quel momento. Nulla da rimproverarmi, ma arriva sempre il momento in cui decidi “cosa fare da grande”.

Non lo avrei mai detto, eppure guardare tutto dalla giusta distanza aiuta.

Il tuo approccio alla scrittura è cambiato?

Assolutamente. Cambiamo noi e cambia anche il modo in cui ci rivolgiamo alle nostre passioni. Credo che crescere porti inevitabilmente a spegnersi man a mano, ergo ho dovuto indagare su cosa riuscisse a tenermi ancora “vivo”. Mi sono appassionato all’eccesso in ogni sua forma, e traslarlo in quello che stavo vivendo e dovevo esprimere. Come se volessi dare uno scossone a me e a chi avrebbe avuto la sventura di leggermi.

Mi ha aiutato a gestire un libro che partiva già da quelle basi, anche se in maniera piuttosto goffa.

E mi ha insegnato che certe volte è meglio tagliare che dilungarsi, altra lezione preziosissima. E a non aver paura di spingermi oltre certi limiti.

In effetti è un libro piuttosto violento. Come mai?

La domanda non è ‘come mai?’, ma ‘perché no?’.

A che genere appartiene?

A detta di alcuni, weird. Il mio editore lo ha lanciato come bizarro fiction. La realtà è che non lo so nemmeno io, ma mi piace così.

Quali sono stati i tuoi riferimenti letterari?

Tanti, troppi forse. Dovessi scegliere i libri per me più importanti direi Il profumo, Il Signore delle mosche, Il processo e Il Signore degli Anelli. Senza contare i fumetti di Alan Moore e i thriller coreani – Oldboy è ancora adesso il mio film preferito in assoluto.

Cosa vuoi comunicare con questo libro?

Parlavo prima di crescere… ecco, credo si tratti di quello. Inizialmente era così, poi ha preso molte derivazioni. Lo scrissi in un periodo piuttosto turbolento della mia vita e l’ho riscritto durante una pandemia… direi che non poteva venirne fuori qualcosa di normale.

Non ti sei risparmiato su nulla. Non credi ci siano limiti da non superare?

Personalmente, no. L’arte (premettendo che la mia, in caso, è pessima arte) serve proprio per farci riconoscere il male nelle sue forme più disparate e indagarlo. E se ti addentri dentro certi meandri, non ne esci pulito.

Tutto il resto è sadico divertimento.

So che viene scherzosamente definito “il romanzo maledetto”.

Riassumendo, ogni volta che ci ho messo mano è successa una disgrazia. Dopo aver scritto il primo capitolo diagnosticarono una malattia molto grave a mia madre e il giorno in cui inizia a riscriverlo coincide con la scoperta del Paziente 0 di Codogno.

Dico solo che la stesura di un paio di capitoli avvenne in una stanza d’ospedale…

Ne ho parlato con l’editrice e siamo stati concordi entrambi che un capitolo finale in cui spiegavo questa particolarità doveva esserci per forza.

Comunque, tranquilli, con la pubblicazione la maledizione sembra infranta… per ora.

Per il resto, stai già pensando a un altro libro?

Ovvio che sì. Manca solo il tempo, ma ho molte idee.

Progetti per il futuro?

Per ora… sopravvivere!

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