“E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino”. Recensione di Daria D.

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Udite! Udite! Sorrentino ha riportato in vita la commedia italiana sexy degli anni ‘70 e ‘80!!! Ed è pure candidato all’Oscar!!!
Ci sono tre ragioni per andare a vedere “E’ stata la mano di Dio”: il mare di Napoli, la piazzetta vuota di Capri e la Ranieri nuda. Le prime due cose non sono merito di Sorrentino, la terza nemmeno… Ma Sorrentino sa che tra tutti quei corpi muliebri grassi, sfatti, volgari, vecchi, sudati, che ci sbatte in faccia come se le donne di Napoli fossero solo quello, la solita ormai trita scopiazzatura del povero Fellini che tra un po’ esce dalla tomba per tirargli un calcio nel sedere, doveva metterci qualcos’altro, per solleticare lo sguardo di noi spettatori e di tutti i masculi, masculoni e mezzi masculi dell’entourage della famiglia Schisa. E’ sì, un bel paio di belle tette non possono mancare, il sogno di ogni maschio italiano (e non solo).
Che capolavorooooooooooooooooooooooooooo il film!
Per un’ora e mezza siamo trascinati senza emozione dalla solita lentezza alla Sorrentino (nemmeno fosse Sergio Leone che inquadra Eastwood), nella vita allegresssssssssssssssssssssssssima ahahahaha di Fabietto (Filippo Scotti), tra genitori pazzerelli (Toni Servillo e Teresa Saponangelo, comunisti con i soldi) a cui piace intrattenere parenti e amici (son tutti zio e zia… mah), quando non litigano di brutto, ma tanto poi passa, e lui con quel suo sguardo un po’ assente si sente taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanto fortunato, e la passione per…
A scuola ci va, pare bravino, ma quello che lo fa veramente appassionare è il calcio, che non è semplice calcio è il CALCIO e MARADONA, che il Napoli ha appena comprato. Non tutti tifano Napoli… quindi l’emozione non è poi così grande per tutti. Anche se Maradona è un vero talento… vero…
Fabietto, pora stella, ama Maradona più delle donne, anche perché non ne ha mai toccata una. Ma guardate sì, anzi sbirciate, specialmente la zia Patriza, (la Ranieri, moglie del commissario Montalbano/Zingaretti) che con le sue procacità, (è un po’ ninfomane, il marito usa un altro termine… e non ha tutti i torti, però lei sopporta) lo provoca senza ritegno ma lui non sa che farci se non usare il solito sguardo perso nel vuoto.
Sorrentino fa rivivere la commedia sexy italiana degli anni ‘70, ‘80, tipo “W la foca”, “Sesso matto”, “Malizia”, “Grazie zia”, “Due cuori e una cappella” e così via, e penso alla Fenech, alla Gastoni, la Antonelli, la Cassini, la Belli, solo che quella commedia non passava per capolavoro artistico, né film simil-intellettuale, nemmeno veniva candidata all’Oscar ma il Sorrentino fa un’operazione più furba: ci racconta della sua vita. Ce ne importa? Le vite di tutti i registi, sceneggiatori, scrittori, sono sempre piene di morte e di morti. Ci dispiace per lui come per tutti gli altri. Ma se usi il tuo dolore non solo per fare un film brutto ma per cercare di farti compiangere, è tutta un’altra storia. E pure per prendere premi…
La morte dei genitori è una delle scene più insignificanti. Che poi, è davvero avvenuta così? Poco importa. Peccato, non ci si commuove manco un po’. E nemmeno Fabietto, che urla senza crederci, ma che dal qual momento, minuto 100, decide che è ora di diventare grande. E quindi la fine si avvicina, speriamo noi spettatori.
E siccome Sorrentino non riesce a staccarsi dal povero Fellini, gli copia l’idea che vuole fare il cinema e per questo deve andare via. Vi ricordate “I Vitelloni”? Quello era un vero capolavoro, dove la poesia era al centro di quel gruppetto di sognatori provinciali. Qui non c’è poesia, nemmeno l’ombra e non c’è nemmeno un’autentica napoletanità, inquinata invece dalla greve romanità che si porta dietro dalla “Grande bellezza”.
Ma prima di imbarcarsi per l’avventura del cinema, perde la verginità affondando nella spaccatura della odiosa Baronessa. Lei gode, lui gode. Noi francamente no.
E’ stata la spaccatura della baronessa… direi… in fin dei conti.
Per concludere due ore di tedio e di finte lacrime, la solita lezioncina, con violini di sottofondo, che Sorrentino ci da alla fine di ogni film, e che francamente è di una banalità insopportabile: “la realtà è scadente, per quello voglio fare il cinema”, “tiene ‘e palle? tieni dolore?” “facimmo o’ cinema, guagliò”, “Napoli è la città più bella del mondo”, “la speranza è una trappola” (mancava solo “vedi Napoli e poi muori”) e bla, bla, bla e poi quella frase che ha fatto il giro di tutti i post di Fb “non ti disunire mai”… Ipse dixit (!)
Ma che meraviglia il mare di Napoli!!! E lo dico con tutto il cuore (e penso a Massimo, Pino, Eduardo…)

Daria D.

È stata la mano di Dio
Una scena del film
Lingua originale italiano
Paese di produzione Italia
Anno 2021
Durata 130 min
Genere
drammatico, commedia, biografico
Regia
Paolo Sorrentino
Sceneggiatura
Paolo Sorrentino
Produttore
Lorenzo Mieli, Paolo Sorrentino
Casa di produzione
The Apartment, Fremantle
Distribuzione in italiano
Netflix, Lucky Red
Fotografia
Daria D’Antonio
Montaggio
Cristiano Travaglioli
Effetti speciali
Rodolfo Migliari, Pasquale Catalano, Fabio Traversari
Musiche
Lele Marchitelli
Scenografia
Carmine Guarino
Costumi Mariano Tufano
Trucco Federico Carretti
Interpreti e personaggi
• Filippo Scotti: Fabietto Schisa
• Toni Servillo: Saverio Schisa
• Teresa Saponangelo: Maria Schisa
• Marlon Joubert: Marchino Schisa
• Luisa Ranieri: Patrizia
• Renato Carpentieri: Alfredo
• Massimiliano Gallo: Franco
• Betti Pedrazzi: Baronessa Focale
• Enzo Decaro: San Gennaro
• Sofya Gershevich: Yulia
• Lino Musella: Mariettiello
• Biagio Manna: Armando
• Ciro Capano: Antonio Capuano
• Monica Nappo: Silvana
• Franco Pinelli: Albertino
• Mimma Lovoi: Nenella
• Roberto De Francesco: Geppino
• Carmen Pommella: Annarella
• Dora Romano: Signora Gentile
• Viviana Cangiano: Luisella
• Alessandro Bressanello: Aldo
• Antonella Morea: Austera
• Rossella Di Lucca: Daniela Schisa
• Cristiana Dell’Anna: Sorella Armando
• Birte Berg: Graziella Pichler
• Marina Viro: dottoressa

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