“A spasso con Daisy” al Gassman di Borgio Verezzi il 24 febbraio. Intervista a Maximilian Nisi che calcherà le scene al fianco di Milena Vukotic e Salvatore Marino

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Savona. “A spasso con Daisy” nasce come opera teatrale di Alfred Uhry, che con lo scritto conquisterà il premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1988. Un anno dopo Uhry scriverà la sceneggiatura dell’adattamento cinematografico, che gli porterà anche questa prestigio e gli farà vincere l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale nel 1990 (che si affiancherà alle statuette per miglior film, miglior attrice protagonista, miglior trucco).

Giovedì 24 febbraio, al teatro Gassman di Borgio Verezzi, “A spasso con Daisy”, adattamento di Mario Scaletta, andrà in scena con Milena Vukotic nei panni della ricca vedova ebrea, Maximilian Nisi nelle vesti del figlio Boolie, Salvatore Marino in quelli dell’autista di colore, sotto la regia di Guglielmo Ferro, con musiche di Massimiliano Pace, scenografia di Fabiana Di Marco e costumi di Graziella Pera. “Adattamento leggero e pungente, regia pulita ed efficace, interpretazione magistrale che grazie a trovate semplici ma particolari confezionano una commedia leggera, piena di ironia, di grazia e di respiro. Emozionarsi non è stato mai cosi divertente”: queste le parole di presentazione della Produzioni Spettacoli Teatrali per una pièce che rientra nella stagione invernale “Il Gassman è un posto unico”, curata da Iso Theatre del direttore artistico Luca Malvicini (patrocinio comune di Borgio Verezzi, biglietti a 15 euro, posto unico, acquistabili il giorno stesso dello spettacolo a partire dalle ore 17, info: www.visitborgioverezzi.it).

Nisi, per la seconda volta un ruolo come figlio di Vukotic. Ti sta portando fortuna come quel meraviglioso “Un autunno di fuoco” diretto da Marcello Cotugno, che debuttò nell’estate del 2018 al Festival verezzino?

“Milena, mia madre in teatro per la seconda volta. Ci troviamo molto bene in scena e anche fuori scena ci divertiamo e ci capiamo. È bello lavorare in armonia, credo sia fondamentale, soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo. “Un autunno di fuoco” è stato un meraviglioso successo di pubblico e di critica, uno spettacolo che ha girato felicemente per tre anni e che, come sai, raccontava di quanto sia importante portare bellezza nelle nostre vite. “A spasso con Daisy” punta, invece, sul concetto di integrazione e di solidarietà. Temi affrontati da Uhry con delicatezza ed incisività e valori determinanti per la salute delle nostre anime. Lo spettacolo ha un ottimo riscontro. È fantastico vedere il pubblico felice ed emozionato alla fine di ogni recita, è magnifico; un segno di speranza”.

Quali altri città toccherete?

“Siamo in tournée da più di un mese. Prossimamente saremo a Torino, al teatro Gioiello, a Novara, al teatro Coccia, e a Bassano del Grappa, al teatro Remondini, e ancora, a marzo, in Toscana, in Calabria, in Basilicata, nel Lazio, per poi riprendere la prossima stagione, a cominciare dall’autunno, nelle principali città italiane”.

Boolie nel testo originale è un quarantenne, una persona mite che continua l’attività del padre mancato. Ti vedo poco nei panni di persona mite…

“Boolie non è mite: è un uomo oppresso da una moglie ingombrante e superficiale; molto, forse troppo, dedito al lavoro, completamente privo di empatia e di affettività. Apprensivo, infantile, sciocco, meschino. Non è affatto semplice da portare in scena, può risultare urticante, antipatico, ma la sua insensibilità è indispensabile al racconto e molto utile allo svolgimento della storia. Nell’opera teatrale, a differenza di quella cinematografica, è un personaggio che ha un certo peso e, quindi, uno sviluppo interessante. È divertente doverlo raccontare, ogni sera, nei vent’anni della sua evoluzione e degenerazione sia fisica che mentale. Mi diverte molto, mi fa ridere: è un uomo irrimediabilmente piccolo e profondamente ridicolo”.

Il senso del successo di questa trama, ambientata in Atlanta nel 1948, va sicuramente ricercato nel modo in cui affronta temi importanti, come il razzismo. E la sua bellezza è in questa amicizia che si crea fra una signora ebrea, ex maestra, che insegnerà a leggere e a scrivere al suo autista di colore!

“Uhry è un autore, senza dubbio, molto abile; nei suoi testi affronta ed approfondisce problematiche sociali con semplicità e maestria. In “A Spasso con Daisy” parla di discriminazione razziale, di ebrei e di persone di colore che convivono e che non riescono ad integrarsi in una comunità che li disprezza. Parla di divario generazionale, di rapporti familiari, dello scorrere della vita e del disperato tentativo di ognuno di noi di alleviare le proprie solitudini. La compassione, il sentimento dell’amicizia, la condivisione possono mitigare e, in qualche modo, aiutarci a essere persone migliori, ci aiutano a trovare un senso alla nostre vite. Nessuno può fare a meno degli altri, chi ci vive accanto può aiutarci ad avere maggiore consapevolezza. Anche l’eremita, in fondo, cerca nella preghiera qualcuno che lo ascolti: la sua solitudine altro non è che la ricerca di un rapporto più profondo con un dio capace di riempire la sua anima”.

Il finale è triste, malinconico, per la demenza senile che colpisce la vecchia signora…

“È l’epilogo della vita. Una condizione che tutti noi conosciamo e che, forse, un giorno vivremo. Avere la possibilità di affrontarlo con qualcuno che ci ha tenuto amorosamente per mano, nonostante tutto, è un privilegio e credo sia la vittoria più grande che si possa desiderare. Questo è quello che anche Uhry racconta”.

Nell’agosto 2020, sempre al teatro Gassman, tu hai debuttato con “Giuda” di Raffaella Bonsignori, poi menzione speciale del Premio Camera di Commercio. Un po’ d’anni prima (48° Festival teatrale), sei stato il regista de “Le memorie di un fanciullo”, con Luca Terracciano, dal romanzo di Elsa Morante, ‘L’isola di Arturo’. Un altro successo! Fra gli spettatori del Gassman coltivi un pubblico affezionato!

“Il teatro Gassman è casa per me. Ero presente alla sua inaugurazione, ci ho lavorato per anni con i ragazzi de ‘Il Barone rampante’, ho debuttato accanto a Corrado Pani in “Visiting Mister Green” di Baron, vi ho recitato “Shakespeare amore mio”, lì sono stato regista de “L’isola di Arturo” della Morante e infine, su quel palco, due estati fa ho interpretato ‘Giuda’, lo splendido monologo della Bonsignori che mi è valso il graditissimo premio di cui parli. Tornarci è piacevole, significativo, ho tanti amici lì che non vedo l’ora di ritrovare e di riabbracciare”.

Qualche altro progetto all’orizzonte?

“Teatro a 360 gradi, senza barriere, censure o limiti. Scegliendo i testi con attenzione e amorosa cura, testi divertenti, ma anche densi e necessari da rappresentare in luoghi giusti. E poi tanta musica, danza, arte, bellezza, luce, amore, libertà”.

Laura Sergi

 

Nella foto, Maximilian Nisi e Milena Vukotic

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