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A tu per tu con Michele La Ginestra

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A volte ritornano! Dal 10 al 27 marzo 2022, al Teatro Sistina, Rugantino riassume il volto di Michele La Ginestra che debuttò in questo ruolo ben 22 anni fa, nella stagione 2000/2001, proseguendo poi in una fantastica tournèe. La carriera di Michele non ha bisogno di presentazioni, tanti anni di teatro, la  felice conferma del suo Teatro Sette, l’apertura recente di un secondo teatro nel quartiere Montesacro, il Sette Off. Ma ora torna sul “luogo del delitto”, in quel Sistina e in quella maschera eterna che lo consacrò all’attenzione del grande pubblico.

Michele, 22 anni dopo quella straordinaria stagione 2000/2001, torni nei panni di Rugantino, al Sistina, dopo lo stop dovuto alla pandemia e le incertezze degli ultimi due difficilissimi anni per il teatro. Emozioni ne abbiamo?

Ne abbiamo da vendere, potrei mettere una bancarella fuori dal Sistina e vendere delle emozioni particolari ogni volta che entro dentro questa magia di teatro e rivedo quella scenografia, i girevoli che si muovono, sento le musiche partire e comincio a poter dire qualcosa di mio su questo spettacolo!

In una intervista di qualche anno fa, mi raccontasti di come nacque il tuo Rugantino, la tua incredulità nel vedere Garinei nel Teatro Sette, la decisione di affidarti questo ruolo così importante. Da allora, come senti che sia cambiato l’uomo e l’attore Michele La Ginestra?

Beh, è cambiato in modo esponenziale perché l’attore matura anno dopo anno, non si finisce mai di imparare. Rispetto, non dico a venti anni fa, ma a cinque anni fa, sono un altro attore, un altro artista, ho maturato delle certezze, delle sicurezze e ho ancora voglia di sperimentare. Come uomo ho acquisito una saggezza diversa (ride)… è proprio un gioco diverso con l’emozione dei ricordi della prima volta sul palcoscenico del Sistina, di ogni volta che salgo nella casa di Rosetta, con l’emozione della prima di ventidue anni fa.

Ti sei riavvicinato al Sistina in questi ultimi anni. Immagino che con Massimo Romeo Piparo sia nata una bella intesa. Quale caratteristica del direttore ti ha coinvolto e convinto di più in questo grande ritorno?

Massimo ha una grande capacità organizzativa, direzionale, è un uomo che quando decide di intraprendere una strada, la persegue con tutte le sue forze.  Tanto di cappello alla sua capacità di gestire una situazione così grande! Noi ci siamo conosciuti ventidue anni fa, eravamo due giovani che cercavano di trovare soddisfazione in questo bellissimo ambiente dello spettacolo, con le proprie forze. Lui conosce bene il mio Teatro Sette, ha apprezzato il lavoro fatto in un teatro così piccolo, mi stima professionalmente, la stima è reciproca, per cui si riesce a costruire dei progetti insieme e questo è molto bello.  Capisci che quello che hai seminato negli anni, qualcuno lo ha notato e apprezzato. Mi piace la sua capacità di rendere i sogni realtà.

Io non ebbi la fortuna di vederti nel tuo precedente Rugantino, ma chi l’ha avuta mi ha sempre detto che il tuo fu uno dei più  credibili ed emozionanti. Prima di tornare ora in quel costume, con quale sentimento hai vissuto il ricordo di quella tua esperienza e con quali aspettative e consapevolezze la affronti oggi?

Ma guarda, quando io arrivai al Sistina venivo dal Teatro Sette, per cui fu un salto pauroso. Avevo già frequentato altri palcoscenici, ma mai da protagonista come lo è Rugantino. Garinei mi ha insegnato tanto, venne a pescarmi nel mio teatro. Ricerca che io stesso avevo stimolato, avevo costruito appositamente uno spettacolo con Sergio Zecca per farmi vedere, il famoso Bugie del 2000, ma lui andava spesso nei teatrini a scoprire giovani talenti. Ecco, mi piacerebbe fare la stessa cosa coi tanti giovani che mi propongono i loro progetti. L’emozione di risalire sul palco del Sistina c’è sempre, la consapevolezza di oggi è quella di avere la certezza di possedere delle “armi” da utilizzare e una serenità e una naturalezza di stare sul palco che prima non mi apparteneva. Ho proprio voglia di capire quanto possa regalare a questo personaggio e quanto il pubblico lo possa accogliere, anche in considerazione del fatto che ora mi conosce, mentre all’epoca Michele La Ginestra era semisconosciuto.

Con te, un magnifico cast, anche di amici fidati.

Si, sono molto molto contento, perché con Edy Angelillo (nel ruolo di Eusebia – nda) abbiamo vissuto belle esperienze insieme, partendo proprio da Rugantino che andò in tournèe nel 2004/2005. Ci conoscemmo in quella occasione, poi prese vita il progetto “Radice di due, la matematica dell’amore” che è durato fino a due anni fa. Tante avventure insieme, è una professionista come poche, così come lo è Massimo Wertmuller, un grande rappresentante della romanità, perciò penso che sia perfetto nel ruolo di Mastro Titta. Serena Autieri (nel ruolo di Rosetta – nda) è una professionista che si impegna come non mai soprattutto quando trova delle difficoltà e questo mi piace molto, canta come poche, ma tutto il cast intorno è straordinario, ci sono altri venti attori tutti di spessore, non c’è nessuno che tentenni. Sono davvero molto contento.

Perché Rugantino attrae ancora oggi folle di spettatori?

Perché è un prodotto di altissima qualità che racconta la romanità in tutte le sue sfaccettature, una romanità di metà ottocento, scritta dalla magnifica penna di Gigi Magni, arricchita da Garinei e Giovannini, Franciosa, Pasquale Festa Campanile, con delle musiche eccezionali che tutti conosciamo, di Armando Trovajoli , delle scene da brividi di Coltellacci, le coreografie che erano di Gino Landi e adesso le fa Roberto Croce, i costumi, insomma si crea un’atmosfera che ti porta nel pieno della Roma papalina. La bellezza di Rugantino è che poi la maschera romana  raccontata in tutte le sue sfumature, questa voglia di perdere magari un amico ma non una battuta –  questo è il motto di Rugantino – , penso che possa essere interessante, anche per smussare i caratteri più brutti e beceri della romanità di oggi.

Tu sei direttore di due teatri, il tuo bel Teatro Sette e ora anche il 7 Off. A che punto siamo con la ripresa dopo la terribile esperienza del covid? Rugantino che direbbe alla gente che tentenna ancora a tornare?

Stiamo tirando su la testa. Sono molto contento, i teatri stanno reagendo bene. Combattiamo ancora con le problematiche che derivano dal Covid, una su tutte è che ogni tanto qualche attore si scopre positivo e saltano gli spettacoli, qualcuno non si vuole vaccinare e non può salire sul palcoscenico, tanti spettatori disdicono perché colpiti  dalla catena dei contagi, fortunatamente adesso molto meno gravi. La gente comunque ha riacquistato fiducia, sta con la mascherina in platea e io faccio un plauso a tutti gli spettatori che vengono in teatro che, lo ribadisco, è un posto molto sicuro, nessuno si è mai contagiato e noi al Teatro Sette, devo dire, da febbraio stiamo facendo esauriti tutte le sere. Anche al 7 Off stiamo andando molto bene, è saltato recentemente uno spettacolo per la solita problematica di un attore che era risultato positivo ma ora recuperiamo. Un teatro nuovo come il 7 Off è più difficile da far decollare, ma a Montesacro sono molto contenti di questa nuova presenza culturale. Che direbbe Rugantino a chi ancora tentenna? (ride) Direbbe “venite a teatro, ‘na botta e via!” nel senso che è talmente bello il teatro che ti porti via un’emozione, talmente forte che ti fa superare ogni paura. L’importante è superare il timore iniziale, ma state tranquilli. La possibilità di prendersi qualcosa accanto a una persona positiva, entrambi con la mascherina, è pari allo 0,004%, quindi nulla. State sereni, venite a teatro, c’è spazio e vi accogliamo a braccia aperte.

Paolo Leone

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