Al Teatro Carlo Felice di Genova, il 25 marzo 2022
Non amando il pettegolezzo, o, come si dice oggi il gossip, ci togliamo subito questa incombenza, ormai riportata da tutte le testate giornalistiche… cioè l’abbandono delle scene da parte del tenore Marcelo Alvarez dopo poco tempo dall’inizio dell’opera. Pare, che le condizioni di salute del tenore non fossero ottime , comunque, Alvarez , a un certo punto, lamentandosi per il fumo di scena, ha abbandonato il proscenio platealmente… È il bello della diretta! Fortunatamente, in sala era presente il tenore Riccardo Massi, del secondo cast, che ha sostituito il collega, non facendolo rimpiangere.
Ma, veniamo alla produzione di questa Manon pucciniana, sotto la direzione del grande Maestro Donato Renzetti, che ha, come sempre, un grande afflato con la nostra orchestra, e i risultati, come abbiamo già detto, quando c’è un grande direttore, si sentono! L’orchestrazione sublime di Puccini, richiede una perfezione e una attenzione ai minimi dettagli, che, con Renzetti, sono emersi in maniera soddisfacente. Nel maestro di Lucca, più che in altri musicisti, il suono, a volte tonante, a volte quasi impercettibile, necessita di un’ orchestra guidata da musicisti di altissimo livello e soprattutto di esperienza.
Una grande Maria Siri ha interpretato la sfortunata e bellissima Manon Lescaut. Magnifica presenza scenica, ottima dizione, voce perfetta. In Puccini, sappiamo, sono caratteristiche indispensabili, mancanti le quali, l’opera rischia veramente di diventare caricaturale. Ottima scelta, quindi ,da parte del teatro, per questo bravissimo soprano, che ha polarizzato la scena.
Riccardo Massi, ha egregiamente sostituito Alvarez. Perfetto nella parte, anche fisicamente, ha incantato il pubblico, con una voce all’ altezza del ruolo, anche nei magnifici duetti con la Siri.
La regia di Livermore, le cui scene, abbiamo apprezzato per la loro monumentalità che valorizza le potenzialità del palcoscenico del Carlo Felice, sinceramente, ci hanno confuso… Un’opera ambientata nel settecento francese, trasportata in un primo novecento della immigrazione verso le Americhe, sa tanto di operazione politichese, oltre a creare, in molti di noi ,una confusione imbarazzante ,tra testo del libretto e coerenza scenica,basti pensare ,alla morte di Manon (in una stazione?),che avrebbe dovuto essere in un deserto delle colonie francesi in America. Ma tant’ è il pubblico ha apprezzato, visti gli scroscianti applausi al regista. Ai tempi del Margherita, i fischi si sarebbero sprecati! Ma i tempi sono questi, ne prendiamo atto…
Il coro, come sempre ,nonostante le orrende mascherine anticovid, di cui non vediamo l’ora di liberarci, ha dato una prova veramente eccezionale.
Apprezzabili anche gli altri interpreti, in sintonia con i colleghi.
Concludendo, una serata piacevolmente… movimentata, in compagnia della musica del nostro grande Giaccomo Puccini!
Stefano Ceniti