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“Bloccati dalla neve”… e dalle emozioni

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In scena al Teatro dell’Unione di Viterbo il 3 aprile 2022

Domenica 3 aprile 2022 è andato in scena al Teatro dell’Unione di Viterbo la commedia ‘Bloccati dalla neve’ con Enzo Iacchetti e Vittoria Belvedere per la regia di Enrico Maria Lamanna, tratto dalla commedia SNOWBOUND di Peter Quilter.

Lo spettacolo in due atti, vede l’irruzione in casa di un uomo solitario (Patrick) da parte di una donna (Judith) durante una tempesta si neve, per una richiesta di rifornimento di cibo.

Lo spettacolo che descrive la coabitazione forzata della coppia, è stato scritto dall’autore Quilter durante la pandemia che gli ha fornito lo spunto per parlare dell’esistenza dei personaggi, della solitudine, della comfort zone nella quale tutti ci ritiriamo quando la coabitazione col mondo esterno diventa insostenibile, e non ci vuole una pandemia o una tempesta di neve per constatare che la solitudine diventa sempre più la realtà di vita di molte persone nel mondo.

La differenza tangibile tra le due personalità dei protagonisti è ben espressa dal duo Iacchetti-Belvedere, dove il primo è centrato nel personaggio di Patrick, specie con le sottolineature umoristiche di cui Iacchetti è  maestro. L’uomo vede scombussolate quelle che sono le sue routine quotidiane dalla effervescente Judith che la Belvedere interpreta in modo meravigliosamente eclettico, dove regge la scena con mimica e ruzzoloni che rendono il personaggio svagato e simpatico.

Nello scorrere della storia i primi espedienti dell’uomo nel cercare di togliersi dai piedi l’ospite indesiderato, attraverso il dialogo e le trovate umoristiche, che rappresentano il suo muro difensivo contro il mondo, vengono vanificati dalla vitalità della donna, che porta l’uomo verso una realtà vissuta, dove l’altro non è più visto solo come presenza sgradita, ma dal quale si può ricevere un conforto o solo tenerezza.

Patrick non rappresenta di certo un novello Cnemone (descritto da Menandro nel Dyskolos) che prova fastidio verso gli altri perché sa solo odiare pertanto si isola, qui l’uomo si è isolato fin dalla sua giovinezza, sentendosi inadatto nel contesto reale e trasparente nei contatti con gli altri. Al contrario l’esuberanza di Judith la porta ad essere allontana da tutti, proprio perché risulta a sua volta troppo bizzarra, facendola isolare dal mondo in  una solitudine non voluta ma subita.

Due solitudini a confronto che si incontrano. Non a caso nella scenografia è presente il busto di Seneca, che affermava che non tutti possono stare da soli o che non possiamo essere soli in tutte le circostanze della vita, perché alcuni tendono poi a divenire cattivi. Il filosofo (Lettere a Lucillo) dice che la solidarietà umana è insita nella natura dell’uomo, questo ben si colloca all’interno della trama di questa commedia divenendo qui forza risolutiva alla solitudine che i personaggi vivono.

La motivazione della solitudine del protagonista maschile viene espressa nella prima scena del secondo atto, nella quale si realizza la scena madre. Qui Iacchetti ci mette tutta la sua timidezza e sensibilità, non giungendo alla commozione degli spettatori, facendo emergere che proprio l’immobilismo di reazione del personaggio, che gli avrebbe potuto cambiare l’intera vita, rendendo il monologo molto suggestivo e realistico.

Bella la scenografia di Fabiana di Marco, che vede un soggiorno stile cottage americano anni sessanta, unico ambiente nel quale si svolge la storia, mentre i costumi di Teresa Acone sottolineano i due caratteri dei personaggi: sbarazzino lei e sobrio lui con meravigliosi cardigan in lana del personaggio maschile.

Alla musica, scelta dal regista Lamanna, è data grande rilevanza, quasi un terzo protagonista in scena, sapientemente gestita da Adriano Pennino, con le luci che hanno ben intervallato le scene e gli effetti speciali di  Marco Macrin.

Il regista Lamanna, costruisce come lui sa fare,  la storia di una relazione di persone, mattone dopo mattone, battuta dopo battuta, con la pazienza certosina di chi vuol raccontare i personaggi, le loro vite solitarie, l’incontro, la nascita di qualcosa che può cambiare le loro vite, con tanta tenerezza di fondo, insieme alla voglia di speranza che la vita ci dona ogni giorno.

Laura Scoteroni

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