“Estate in dicembre” di Carolina África Martín Pajares è un incanto, da vedere e rivedere

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal 29 marzo al 3 aprile 2022

Si ride, si piange, si vive.

“Estate in dicembre” ti prende, ti rivolta come un calzino per lasciarti andare delicatamente e tu, quasi senza rendertene conto, ti ritrovi trasformato.

La travolgente commedia di Carolina África Martín Pajares, prodotta dal Teatro Nazionale di Genova per la regia di Andrea Collavino, è una pirotecnica partitura composta su una metrica rapidissima, satura di suono e quasi priva di pause.

La struttura contrappuntistica che la sorregge trova la sua forza nel riuscire a far apparire semplice qualcosa che in realtà è molto complesso, esattamente come tutte le grandi opere d’arte e anche per questo risulta perfetta l’aria di Cherubino “Voi che sapete che cosa è amor” da “Le nozze di Figaro” di Wolfgang Amadeus Mozart, scelta per colmare con dolcezza infinita uno dei rari momenti di silenzio verbale.

Cinque donne si fronteggiano, litigano, si insultano, si dedicano reciprocamente una all’altra riuscendo sempre a cogliere l’attimo di fragilità – di ognuna di loro – non certo per accanirsi, ma per sostenerla con amore.

Nel momento del bisogno, nonostante tutto, nessuna si scopre da sola: è una carica esplosiva sempre innescata che, un secondo prima della deflagrazione, si trasforma in una carezza.

Si scontrano sulle sciocchezze per esserci l’una per l’altra quando è davvero necessario, scaricando così nel quotidiano l’enorme fatica di bastare, tutte insieme, a se stesse.

Per la nonna (Elsa Bossi), la madre (Fiammetta Bellone) e le figlie Carmen (Denize Özdoğan), Paloma (Elena Dragonetti) e Alicia (Alice Giroldini) giunge prima o poi la resa dei conti con le altre, e tutte le volte in cui avviene, essa libera e risolve, sciogliendoli uno a uno, i tanti nodi che quella famiglia (uguale in questo a tante altre) stringe nel corso degli anni al collo di ciascuna.

I personaggi raggiungono una (probabilmente temporanea) serenità pagandola a caro prezzo, ma il risultato per chi vi assiste è letteralmente sublime grazie alla perfetta sintonia che le cinque attrici in scena sanno mantenere in ogni attimo dello spettacolo, frutto di una indubbia maestria interpretativa che è di certo necessaria, ma non sufficiente per spiegare quel raro silenzio che si percepisce nella sala piena quando il pubblico sembra “respirare all’unisono”.

Accade solo quando quel che avviene in palcoscenico entra in risonanza con le emozioni suscitate in platea creando così uno scambio continuo e speciale tra chi parla e chi ascolta; è una magia non comune, qualcosa di impalpabile e densissimo allo stesso tempo.

La vita, appunto, al meglio della sua espressione. Esposta e raccontata con naturalezza; portata all’eccesso, forse, ma vera in modo disarmante.

In questa storia troviamo pezzi di noi, frammenti di un’umanità che procede inquieta ritrovandosi suo malgrado a camminare incerta su di un filo sospeso nel vuoto; smarrita, non si arrende e, forse senza esserne nemmeno consapevole, scopre che avanzando insieme è più difficile precipitare nell’abisso.

Non importa se questo miracolo dura un attimo o qualcosa di più.

Quel che conta è averlo vissuto per tentare nuovamente, un po’ più sicuri, di ripetere il miracolo.

Sarebbe davvero bello imparare a praticarlo con costanza.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
dal 29 marzo al 3 aprile 2022
 
Estate in dicembre
 
di Carolina África Martín Pajares
versione italiana Antonella Caron
regia Andrea Collavino
con Fiammetta Bellone (la madre), Elsa Bossi (la nonna), Elena Dragonetti (Paloma), Alice Giroldini (Alicia), Denize Özdoğan (Carmen)
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro Nazionale di Genova

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