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LA RIPRESA DELLA FELICITA’ IN FRANCIA DOPO LA GUERRA D’OCCUPAZIONE ALL’”ARA PACIS”. LE IMMAGINI DI STRADA ED I RITRATTI DI POPOLANI E LETTERATI NEL BIANCO E NERO DI DOISNEAU

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S’è aperta in questi giorni al Museo dell’”Ara Pacis” in Campo Marzio a Roma un’interessantissima mostra del fotografo di strada e pubblicitario Robert Doisneau che nacque nel sobborgo parigino di Gentilly e perse ben presto i suoi genitori, dovendo formarsi pedagogicamente da solo dopo gli studi tecnici come reporter presso un artigiano della fotografia e firmando per 5 anni un contratto con la Renault, di cui testimonia le officine e gli operai nella sezione, sulle 11 in cui è articolato l’allestimento nella suggestione romantica dei due primitivi colori originali,” Le monde du travail” con la fatica dei dipendenti che, a seconda dei turni, erano costretti ad alzatacce la mattina. Ben presto, tuttavia, la sua attenzione è richiamata dalle periferie della capitale e dai fanciulli, i bambini e gli umili con cui empatizza per una naturale carica emotiva per le persone semplici con un malinconico lirismo di fondo. Per questo è stato inserito nella categoria filosofica dell’”Umanesimo” di Maritain e Mounier e ciò si deduce facilmente dalle didascalie per gli spazi dedicati ad “Enfances” con gli scatti a partire dagli anni Trenta ed infatti il curatore dell’esposizione Gabriel Bauret, in un filmato di pochi minuti all’inizio della Mostra, dichiara al visitatore che le foto vanno da quel periodo alla fine degli anni Cinquanta, il più prolifico di documentazione. Tutta questa deriva dal suo fotogiornalismo melodico e civile , che l’ha fatto assomigliare a Henri Cartier – Bresson suo iniziatore, raccolta in collezione nello studio di Montrouge ed ora curata dalle sue due figlie per un totale di 450.000 negativi, che archiviò per mezzo secolo prima del suo decesso. Cessata la collaborazione con la Renault, entra nell’agenzia Rapho con grande prestigio ed incomincia a riprendere immagini della sua terra durante l’occupazione nazista, a cui si contrappose partecipando alla Resistenza in cui relizzava documenti falsi per i ricercati, i con la sezione “Scenes d’intérieur” cogliendo primi piani d’individui alle finestre o ad i margini della Senna in naturale oggettività  sensitiva,che s’unisce all’altra categoria di “Portrais” in cui i ritratti di letterati e personaggi celebri sono spesso realizzati su commissione. Vi sono pittori, disegnatori, attori, scrittori , scienziati e teatranti quali : Picasso, Dubuffet, Jean Cocteau e Giacometti, che gli torneranno poi utili nel corso della propria esistenza. Intanto infatti la vita s’è fatta dura in quanto Parigi è stata occupata e nella Francia del Sud s’è costituita la Repubblica collaborazionista di Vichy del maresciallo Petain e lui ce l’attesta con le sue drammatiche riprese, ma dopo la pace dell’8 maggio a Reims nel 1945 può rinascere spiritualmente ed illustrare la ripresa d’una seconda epoca di rinnovata “Belle Epoque” con la tranquilla serenità ed il benessere che sorgono di nuovo nel martoriato Paese. Ecco allora la categoria dei “Concierges” o caratteristici portinai pettegoli, occhialuti e con i gatti, come quelli di Rue du Dragon e Madame  Augustin ,mentre la ritornata allegria civettuola la immortala sui volti degli abitanti “de la Rue de Transvaal”, nelle ragazze vestite a festa di “dimanche matin” e nella felicità spensierata, gaiezza giuliva, degli amanti che si baciano appassionatamente davanti all’ “hotel de la Ville” a Parigi incuranti della gente che li circonda, per non dire dei festosi matrimoni  o del ballo sfrenato in piazza per la ricorrenza della presa della Bastiglia il 14 luglio 1789. La gente si riunisce pure nei “Bistrots” che frequenta con gli amici, come Robert Giraud, conoscendo figure indimenticabili come “Mademoiselle Anita”, o star del bel canto o della mondanità quali Juliette Greco ed Yves Montand; inoltre fotografa imperiosamente le “Colonne Morris” su cui venivano attaccate le pubblicità degli spettacoli in programmazione nei teatri parigini, con il risultato che quelli più in alto non si leggevano. Dopo la Liberazione, infatti fece reportage per la rivista “Vogue” e nel ’49 pubblicò, con l’aiuto dello scrittore Blaise Cendrars , “La Banlieue de Paris” in cui aveva preferibilmente lavorato, come in “Le Théatre  de la Rue” d’ambientazione marginale in cui trovava quella spontaneità icastica e schiettezza di tratti che l’ammaliavano. Compaiono i mercati, il fruttivendolo con “ Les Oignons”,  “ IL Pecheur à la mouche sèche” ed infine “Père de famille” che spinge un carrozzino con il neonato ed a fianco la moglie. Uno stupendo squarcio d’umanità che lascia trapelare il suo animo candido ed il proprio buonumore, deambulando amenamente per la sua città con una sublime eleganza di stile, che viene talora arricchita dalla geniale creatività dell’istante, che pare riannodarsi per alcuni versi al surrealismo di Bretòn ed Eluard.  Si possono vedere alcuni spezzoni tratti dal film di Clementine Deroudille “ Robert Doisneau. Le Revolté du merveilleux”.Per ammirare questa mirabile Mostra ci sarà tempo fino al 4 settembre e ne vale veramente la pena, con la possibilità di visionare anche l’Ara del primo imperatore Augusto dedicata alla Pace per chi ancora non la conoscesse. L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, unitamente alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con l’organizzazione di Zetema Progetto Cultura. Un omaggio alla memoria de Robert Doisneau di cui si sentiva il bisogno nel quadro del Neorealismo contemporaneo!

Giancarlo Lungarini

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