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OGGI SPOSO. Un encomiabile Matteo Cirillo sul palco

Data:

Sabato 22 ottobre 2022, alle ore 21, al teatro Il Sipario Strappato di Arenzano

OGGI SPOSO è uno spettacolo portato in scena, ormai da diversi anni, da un encomiabile Matteo Cirillo, scritto e interpretato dallo stesso, unico attore presente nel palcoscenico per l’intera durata della pièce. Attraverso un illuminato monologo, viene illustrata la sinossi di uno sposo, che si presenta all’altare da solo perché la sua amata l’ha lasciato, ma lui è comunque deciso a fare il grande passo. Tra vicende tragi-comiche e talvolta anche surreali, narra le varie fasi che l’hanno portato all’innamoramento, dagli esordi della conoscenza, all’infatuazione, al corteggiamento e, infine, alla conquista della futura sposa. Un corteggiamento fortemente voluto e desiderato da entrambi, a tratti banale, costellato da argomenti mediocri che appaiono magicamente come brillanti, che con forzata naturalezza (permettetemi l’ossimoro), ci consente di trovare punti in comune anche laddove non esistono. Si comincia a sorridere per alcune malefatte commesse in tempi lontani, cattive azioni, disapprovate da chiunque, ma non da chi ci guarda con gli occhi dell’amore. Ha inizio quindi, una fase avanzata e, talora anche agonizzata del corteggiamento: una fase disseminata da interminabili attese, squilli che tardano ad arrivare e che rendono vacillanti le aspettative e le speranze di una progressione più proficua. A ciò consegue un inevitabile senso di inadeguatezza che si traduce in un impegnativo ed esasperante tentativo di non apparire superficiali, di essere all’altezza della situazione e non fare regredire un rapporto faticosamente embrionizzato. Oggi sposo è un testo che, attraverso un linguaggio fluido e raggiante, evidenzia tutti i limiti, paure, angosce, pregi e ogni sfaccettatura dell’amore.

Ad un certo punto, lo spettacolo si materializza sottoforma di una dicotomia, perché si passa dall’idillio dell’amore vissuto insieme, alla sconfortante e inaspettata separazione e, quindi, all’amore vissuto in solitudine perché si può amare anche da soli e per sempre. Una riflessione meritevole di considerazione è constatare che l’amore che non c’è più appartiene al tempo verbale imperfetto, quasi come se, avere amato una persona dimostratasi con il tempo poco affine a noi, non fosse perfetto. Ma quando mai l’amore è perfetto? L’amore non è mai perfetto e non lo sarà mai, nel presente passato o futuro, ma è questa imperfezione a renderlo perfetto. Degno di nota è inoltre l’equiparare l’amore che non esiste più alla prescrizione, a qualcosa di mai accaduto. (ebbene sì, come se non amare per sempre o avere amato una persona sbagliata fosse un reato, un crimine da debellare). Ma non è il caso dello sposo, che continua ad amare pur essendo stato lasciato. Assolutamente imperdibile è il colpo di scena finale che incita ad una valutazione introspettiva sul concetto di durata dell’amore e sulla perfetta imperfezione dello stesso.

Lo sposo si interroga sul senso della frase: l’amore è eterno finché dura. Ma cosa? La vita o l’amore? Tutta questa attesa per cosa? Vale la pena amare incondizionatamente per poi essere lasciati? Decisamente sì e per l’eternità. L’amore, quando è insito in noi, assopisce il senso di solitudine, anche se la persona che ci ha lasciati si è dematerializzata, perché resterà dentro di noi in questa vita e nelle prossime ancora. Un meritatissimo applauso all’attore visibilmente commosso che, tra un pubblico appagato e convinto, dimostra un abile eclettismo e una disinvoltura fuori dal comune nel percorrere stati d’animo diversi tra loro alla velocità della luce trasmettendoli agli spettatori con una predisposizione naturale non da tutti. Lo spettacolo (non a caso già vincitore di diversi premi) è ritmico, coinvolgente, estremamente dinamico, contrastante con l’apparente staticità che potrebbe lasciare trasparire la presenza di un solo attore in scena.

Rachele Carè

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