“Folle d’amore – Alda Merini” di Roberto Faenza andrà in onda il 14 marzo in prima serata su Rai 1, una coproduzione Rai Fiction e Jean Vigo Italia. Nel cast Laura Morante, Federico Cesari, Rosa Diletta Rossi, Giorgio Marchesi, Sofia D’Elia e Mariano Rigillo.
Di seguito l’intervista all’attrice Sofia D’Elia che interpreta Alda Merini da giovane.
“Io sarò un Poeta”, con queste parole si può sintetizzare il vissuto dell’adolescente Alda Merini, personaggio che ha interpretato nel film “Folle d’Amore” di Roberto Faenza. Parole di fuoco e piombo, che richiedono estrema responsabilità e atto di verità nell’interpretazione. Può raccontarci com’è stato portare sullo schermo il vissuto di questa donna monumentale?
Per me questo ruolo è stato immenso e l’ho vissuto con gioia ma anche con grande senso di responsabilità ed almeno inizialmente, prima di affrontare il set, anche con alcun timori. Nel film io interpreto la Alda adolescente, la ragazzina che a soli 15 anni esordisce come autrice. Già da questo momento la sua vita si alterna tra genialità e follia. Tra i miei timori c’era proprio quello di non riuscire a cogliere tutti gli elementi più importanti di questa vita sdoppiata già dall’adolescenza. Alda incontra quelle che lei stessa chiama “le prime ombre della mente” ossia i primi segnali che porteranno dopo a diagnosticarle il disturbo bipolare. Una vita difficile, fatta di alti e bassi, soprattutto quando non si sentiva compresa dai suoi genitori. Il contesto sociale in cui ha vissuto Alda nella giovane età, era sicuramente difficile soprattutto per la figura femminile per il divario esistente tra uomo e donna. Affermarsi per una donna all’infuori delle mura di casa era molto complicato. Mentre oggi alcuni giovani della mia generazione spesso si pongono di fronte alle scelte per il futuro con un atteggiamento più superficiale ed in qualche modo con intenzioni più comode, Alda ha dovuto invece lottare con la sua famiglia per iscriversi in un liceo in un periodo in cui era circondata dalla miseria, la fame e la guerra. Il suo rapporto con la madre era conflittuale per vedute evidentemente diverse. Sua madre come tutte le donne di quel tempo viveva al servizio della famiglia e basta anche perché era difficile affermarsi come donna al di fuori delle mura domestiche. Nonostante tutto questo, Alda con coraggio e determinazione intraprende il percorso che la porterà ad essere quello che tutti oggi conosciamo. Tutto questo grazie anche all’amore che inizialmente la legherà a Giorgio Manganelli, nel film interpretato da Alessandro Fella e alla spinta della sua professoressa di lettere.
Come ha approcciato la preparazione al ruolo? C’è qualche elemento della vita di Alda Merini che l’ha affascinata e colpita maggiormente?
Per la preparazione al ruolo oltre all’attenta lettura della sceneggiatura, ho letto il romanzo “Perché ti ho perduto” di Vincenza Alfano a cui è liberamente ispirato il film e mi sono documentata attraverso articoli, interviste e racconti. Poi mi sono immersa nel ruolo ed è stata una grandissima esperienza. Aver conosciuto Alda sui banchi di scuola ed interpretarla poi in un film è stato veramente emozionante. Sicuramente quello che più mi ha affascinato, è stato il suo rapporto intimo con la scrittura che per lei un rifugio ed anche il luogo in cui sentirsi libera di esprimere tutti gli stati d’animo senza dover nascondere nulla. Quando mi sono documentata, ascoltando anche le sue interviste, sono rimasta incantata da come si poneva nel raccontare se stessa e il modo che la circondava. Era come se facesse poesia anche quando parlava e non solo quando scriveva, perché ogni parola che pronunciava aveva un’energia diversa, unica. Sembra abbia sempre scritto per necessità, per bisogno e per nutrire la mente. Mi ha affascinato il suo mondo interiore profondissimo ed il suo talento già visibile già dalla giovanissima età.
La Poesia è il Sapere dell’Amore e questo Alda Merini l’aveva imparato sulla sua pelle. Una sua riflessione ad alta voce, da giovane donna alle altre donne, su quello che ha imparato sulla forza dei sentimenti avvicinandosi alla vita di questa donna tanto fragile quanto forte…
Studiando da vicino questa grande poetessa, mi sono fatta l’idea che per lei l’amore è stato un sentimento profondo ed anche molto complesso che attraversa la sua poesia e tutta la sua vita. Alda Merini ha descritto l’amore come una forza che travolge l’anima e che può portare sia gioia che sofferenza. Ha vissuto l’amore come un’esperienza intensa e totale, trasformandola e dandole un senso più profondo. Nei suoi versi, Alda Merini esplora tutte le diverse sfaccettature dell’amore, a partire dalle sue manifestazioni romantiche e passioni, ai legami familiari e all’amore per l’umanità e per se stessi. Ecco, questo è quello che ho colto. Ho letto una donna tanto fragile e impotente per alcuni aspetti e tanto forte, coraggiosa e determinata per altri. Un esempio importante per tute le donne. L’interpretazione di Alda mi ha fatto apprezzare la maggiore libertà con cui oggi possiamo esprimere un pensiero grazie a chi in passato si è battuto ed ha combattuto per questo.
Qual è la sua poesia di Alda Merini che le piace di più e perché?
Tra tutte le poesie forse quella che amo più ricordare è “Sono nata il 21 a Primavera”, che a mio parere ritrae perfettamente la personalità di Alda perché nella follia della primavera che si annuncia all’improvviso e travolge tutto, la poetessa dei Navigli sembrava riconoscere se stessa e tutta la poesia riflette su questo. E’ in questa poesia che troviamo una donna in anticipo sul proprio tempo che si fa portatrice, della libertà femminile senza schemi, libera da ogni convenzione. Mi piace molto l’idea della primavera intesa come rinascita in tutti i sensi.
La sua esperienza sul set?
Intanto essere stata diretta da Roberto Faenza, per la seconda volta, è stato per me grandioso. I suoi importanti insegnamenti, i suoi consigli ed anche la sua ironia rimarranno sempre incorniciati nella mia mente. Il set è stato molto affascinante per i luoghi, le ambientazioni ed anche i costumi. Studiare ed interpretare inoltre un personaggio che ha fatto della sua passione il suo motivo di vita combattendo contemporaneamente con un disagio mentale che diventa anche fonte di ispirazione, sul set mi ha incoraggiato e spinto ad interpretare al meglio il ruolo facendo affidamento a tutto quello che studio nella recitazione ed anche al mio istinto che potrebbe a volte farmi sbagliare, anche per la mia giovane età, ma nello stesso tempo potrebbe essere quello che più rende vero e credibile l’interpretazione nelle scene.
Qualche anticipazione sui suoi prossimi progetti?
Per quanto riguarda i prossimi progetti, c’è un lungometraggio di cui però purtroppo non posso svelare tanto e soprattutto non sono autorizzata perché si tratta di un film ancora in fase di preparazione e quindi è ancora tutto top secret. L’unica cosa che posso dire è che sono felicissima di aver conosciuto ed essere stata apprezzata e scelta dal regista Maximilien Dejoie per un ruolo la cui produzione è Albolina Film, MTP e Just a Moment, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Katya Marletta