Una volta si diceva scherzosamente… non aprire la borsa di una donna… non sai mai cosa potresti trovarci… Ridendoci sopra da galantuomo porgevi la borsa in modo che la donna potesse prendere ciò che servisse… Se fate bene attenzione, detto umilmente cosa mai potrebbe esserci nascosto in quella borsa da viaggio se non indumenti, o qualcosa di personale e intimo, magari cacciato dentro alla rinfusa come sono d’uopo fare le donne che al momento della ricerca di qualcosa, ci mettono un secolo per trovare le chiavi dell’auto.
Stranamente una borsa da viaggio entra in scena, trascinata a forza dall’attrice pare che non sia quella descritta, altrimenti il contenuto sebbene fosse stato “disordinato”, non avrebbe avuto quel peso. Allora il mistero s’infittisce, richiamando lo spettatore a domandarsi del contenuto di quella borsa…
C’è da chiedersi perché trascinarla in quel modo neanche tanto femminile e assai grottesco, quale sarà il vero scopo dell’autore che ha voluto un’entrata di quel genere e come protagonista in questo caso non tanto la donna bensì, la borsa! E mentre lo spettatore si chiede e si domanda l’attrice e cantante Laura Cotza, inizia ad aprire la borsa…
Inizia così lo spettacolo “Non ho paura di essere donna” che si è svolto alle Fonderie Limone di Moncalieri (TO) tra monologhi, canzoni e poesie su tre modi di essere donna, ma il numero poteva aumentare a causa del contenuto descritto con sensibilità e dolcezza di una sofferente donna che è stata calpestata nel suo profondo che sia dovuto a violenza o fatto psicologicamente… portando cicatrici indelebili…
alle volte non visibili ma altrettanto devastanti, riuscendo ancora fare un leggero sorriso molto simile ad un ghigno, svuotata da ogni desiderio di vita!
Nel frattempo dalla borsa da viaggio fuori esce tra una canzone o poesia nel monologo tutte le sofferenze subite accentuandone il concetto. Se si guardasse nelle proprie borse da viaggio, di cui un individuo porta con sé, si troverebbe non i soliti scheletri bensì, delle cicatrici che non potranno mai più guarire pur restando di sorridenti alla vita che le ha regalato tutto questo!
Poiché l’amore talvolta è più forte della sofferenza, la donna come l’uomo sorvola e subisce ancora, mentre l’aguzzino continuerà ad infierire rincarando la dose… L’autore scinde le persone tra uomini e maschi/ femmine e donne, qui Laura Cotza impersona una due tre… potrebbero essere tanti i ruoli, cambia solo il costume che ha trovato nella borsa di questo suo concreto viaggio altra sofferenza, dando al pubblico il meglio di sé stessa, non facile la sua interpretazione, dovendo trasmette la sua rabbia e lo sgomento portato sempre con la solita frase… sono sicura che cambierà, ma il messaggio finale è di tutt’altro avviso.
Uno spettacolo insolito ma dibattuto, una sceneggiatura sobria e ben strutturata, dal contenuto struggente e attuale più che mai, interpretato da Laura Cotza, con la professionalità che si merita. Il suo percorso artistico, inizia a muovere i primi gorgheggi e assaporare la polvere del palco da vent’anni presso la compagnia teatrale Tedacà di Torino, è stato lungo ma le ha permesso di ottenere i successi dovuti, anche Alessandro Falco, proviene dalla stessa compagnia, ottima la regia.
Daniele Giordano