Gabriella, come nasce l’idea del film “COLPEVOLE”?
Il romanzo “Colpevole, la mia morte è la tua” nasce in seguito a una mia domanda e grazie alla mia insonnia.
Stimolata da una notizia di cronaca, la mia fantasia aveva immaginato una situazione ai limiti e mi ero chiesta chi mai potesse avere il coraggio e la determinazione per compiere un’azione così apparentemente disperata.
La notte, che è il momento in cui nascono tutte le mie storie, mi si presentò Isabella con la sua risposta:
«Una madre.»
L’idea invece che potesse diventare un film… beh, penso che sia stato il carisma della protagonista a spingermi a credere fortemente che potesse sollevarsi dalla superficie della carta per diventare tridimensionale. Io ho sempre fortemente creduto nelle sue possibilità e ho fatto del mio meglio per concretizzarle.
Non è facile trovare un personaggio come lei, dotata del coraggio e della forza che solo chi ha perso tutto può avere. E una madre a cui muore il figlio non ha più alcun timore, perché non ha più nulla da perdere.
Isabella Antinori meritava di farsi conoscere.
Sappiamo che le riprese del film tratto dal tuo libro sono terminate. Come hai seguito la produzione?
Avevo in programma di raggiungere la troupe in Sardegna per essere fisicamente presente ad alcuni ciak. Sarebbe stato bellissimo, ne sono sicura.
Già semplicemente leggere la sceneggiatura, e guardare i miei personaggi attraverso altri occhi era stata una profonda emozione, vederli poi muoversi, respirare, vivere… Wow!
Purtroppo, sono stata messa davanti alla scelta di volare da mia figlia che vive all’estero e mi aveva organizzato una bellissima sorpresa o volare in Sardegna per assistere alle riprese, quindi in realtà ho dovuto scegliere se essere madre o essere autrice.
Credo che Isabella, madre anche lei, avrebbe apprezzato la mia scelta.
Tuttavia, per mano degli scatti di Gianni Leacche sono stata presente ugualmente e lo ringrazio con tutto il cuore. Ho percorso con tutti loro un pezzettino di strada.
Come la vivi l’idea che attori come Massimo Bonetti, Federico Tocci, Alberto Rossi, Monica Carpanese, Gianni Rosato, Pietro Rebora, Benedicta Boccoli e Claudio Botosso diano vita ai tuoi protagonisti?
Ne sono felice, e pure ancora stupita, a dire il vero. Molti di loro già li conoscevo, o meglio conoscevo i loro volti. Pensare che adesso quei volti, quei gesti, quella mimica siano traslati sui miei personaggi, mi rende orgogliosa di loro. Attori che donano vita a chi ne era privo, sembra una magia!
Li immaginavi un po’ cosí i tuoi personaggi?
Quando ho visto l’interpretazione di Monica, sono rimasta di sasso. Che fosse brava lo sapevo, l’avevo già vista. Ma l’avevo vista direttamente come personaggio, quindi non ero stata in grado di realizzare l’entità della trasformazione. Poi Monica mi ha mandato alcuni scatti in cui era Isabella. È stata incredibile! E non solo per me, ma anche per chi ha letto il libro, lei è esattamente come l’avevano immaginata, come l’avevo pensata.
Ma non solo lei, ovvio. Io ho apprezzato molto la cura che è stata data alla resa dei personaggi e al rispetto, nei limiti del possibile, di come li avessi descritti. Adesso poi, che ho imparato ad associare ogni attore al suo personaggio, mi domando se davvero avessi mai potuto immaginarli diversi. Per dire, il giudice non poteva non avere il volto di Claudio Botosso, o il barista Giuseppe quello di Massimo Bonetti! Certo, il commissario Frangipane era un uomo, nel romanzo, ma sta benissimo anche come donna, no?
Insomma, sono soddisfatta e felice.
Hai avuto occasione di conoscere il produttore (Mauro Norcia per la Welcome to Sardegna) e il regista Gianni Leacche? Vuoi comunicare loro qualcosa?
Il produttore no, e mi dispiace. Spero tuttavia che prima o poi avremo occasione di conoscerci. Vorrei potergli esprimere la mia gratitudine per aver dato, non tanto e non solo a me, ma soprattutto alla mia Isabella, questa magnifica opportunità.
Con Gianni Leacche, per ora, la conoscenza è solo virtuale, su Facebook, ma per me gli amici virtuali hanno lo stesso spessore degli altri e considero Gianni un amico. So che ha apprezzato molto il mio libro, e non c’era complimento più grande che potesse farmi. Penso lui sappia quanto gli sono grata per averne dato riconoscimento pubblico sui social. Per me è stato un piacere e un onore.
Questo percorso aprirà per te una nuova strada davanti ai riflettori. Ti piace o ti inibisce tutto ciò?
Chi mi conosce sa che sono una persona molto schiva. Sono una compagnia difficile, perché parlo poco e mi concedo anche meno.
Con una sola eccezione: i libri. Quando si tratta di libri, mi trasformo. Da scontrosa e taciturna divento uno tsunami di parole. Sono entusiasta, partecipe, attenta, mi butto in qualsiasi impresa, non dico mai di no. Tanto che, sempre chi mi conosce, si domanda dove abbia seppellito il cadavere della vera Gabriella!
Quindi no, direi proprio che l’idea non mi inibisce per niente.
Sappiamo che sei un’autrice molto prolifica. Come procederanno le avventure di Isabella Antinori, la protagonista del tuo “COLPEVOLE”?
Isabella era nata per vivere una sola volta. Ma aveva ancora tante cose da dire, tanti torti da raddrizzare. Non potevo lasciarla andare. E così…
La seconda avventura, dal titolo “Colpevole, ti porterò all’inferno” è già uscita e in vendita su Amazon.
In questo secondo episodio Isabella non sarà più sola. Saranno, cito dalla quarta di copertina, “Due donne, unite nella ricerca della verità. Due colpevoli, cui sarà chiesto di rendere conto, per mano di due innocenti.”
La terza, già scritta ma in fase dormiente prima dell’ultima revisione, uscirà forse all’inizio dell’estate. Infine ce n’è una quarta ancora attualmente in scrittura. Per quest’ultima tuttavia occorrerà ancora diverso tempo, perché ho anche altri progetti, tra cui un thriller mistico alla Dan Brown e la serie “arancione” April May Mysteries che sto scrivendo a quattro mani e di cui deve uscire il terzo volume.
Sì, pare proprio che mi diverta a scrivere.