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La tragica fine d’un giovanile atto di resistenza in “Viva la guerra!”

Data:

 

11 APRILE – 23 APRILE 2023 al Teatro De’ Servi di Roma

Stiamo per celebrare di nuovo la gloriosa giornata della Liberazione nazionale dall’occupazione tedesca, dopo quella dell’Ottocento con i Borbonici che furono sconfitti dalla spedizione dei Mille con Garibaldi nel Meridione, ma la pacificazione e riconciliazione civile sembra lontana, diversamente da quanto è successo in Ruanda e SudAfrica. Infatti abbiamo un Presidente del Senato che conserva ancora i busti di Mussolini e condanna l’atto d’eroica Resistenza di via Rasella parlando d’attentato contro musicisti pensionati e non soldati delle SS, mentre l’illustre Presidente della Repubblica visitando la Polonia ed il campo di sterminio di Auschwitz afferma “Orrore di sterminio imperdonabile e collusione complice dei regimi fascisti”. Tutto vero, le ferite non si sanano e resta il dolore, tuttavia senza lo spirito cristiano del perdono i rancori rimarranno e torneranno ad imperare le stragi ed il terrorismo di opposto colore, come quello dei fratelli Mattei a Primavalle  per cui nessuno ha mai pagato e Piazza Fontana a Milano, della Loggia a Brescia, con omicidi di Prima Linea fuggiti in Francia e di cui la Corte Suprema di quel Paese ha negato l’estradizione essendosi rifatta la vita in quel Paese e non essendo, per i magistrati transalpini, sicuri d’un giusto processo in Italia permanendo le divisioni ideologiche. Riflettendo su tali considerazioni e gli animi contrapposti alla luce della Repubblica di Salò, dopo la fuga del Duce da Campo Imperatore grazie ai teutonici che dovevano coprirsi la ritirata lungo la strategica “linea Gotica”, nonché dei Gap e del CLN, con la particolare struttura del CLNAI, Andrea Bizzarri ha composto l’interessante scritto “ Viva la Guerra!” in cui con paradossale ironia analizza la visione dello scontro sulle montagne laziali, precisamente i Monti Ernici, con 4 giovani disposti a sacrificare la loro vita  per impedire il rifornimento delle armi e delle munizioni con un  treno alle truppe alemanne che presidiavano Roma, dopo l’armistizio siciliano di Cassibile. Per attualizzare il secondo conflitto mondiale potremmo dire che anche l’Ucraina si sta opponendo all’invasore russo, mentre le terre del Donetsk e Donbass, geograficamente appartenenti alla Repubblica di Kiev, essendo russofone si sono schierate con il nemico, che s’è macchiato d’orrende carneficine con fosse comuni, decapitazioni di soldati ucraini e bambini uccisi a sangue freddo dai mercenari della Wagner di Preghozin, in base a quanto ammesso da due affiliati presi da sensi di panico e rimorso. I quattro ragazzi animati da forti ideali, ardenti speranze ed indomito coraggio, alloggiano in maniera rudimentale in una stalla dove incontrano una pastorella  che, dopo aver dormito stesa per terra, s’alimenta in modo essenziale con i prodotti ovini ed il latte, suscitando la simpatia e l’affetto di due fratelli quali Gianluca e Fabrizio che la corteggiano a turno e sentono tramutarsi il loro sentimento fraterno a poco a poco in una nascente gelosia. Il gruppo è unito e deciso nell’obiettivo di far saltare con le mine il convoglio, ma intanto a Roma qualcuno tradisce i valori civili e la Resistenza giacché arrestato e condotto nelle prigioni di via Tasso confessa e diventa collaboratore degli occupanti, credendo che si stava meglio quando si stava peggio e che il bene primario della vita va salvato ad ogni costo, pure mettendo in pericolo quella degli altri come Bizzarri denuncia in questo atto unico di storica memoria volontaria. La montanara stupenda, interpretata nella sua bella persona e puro, semplice, candore caratteriale da Alida Sacoor, cerca di metterli in guardi e spingerli a fuggire, disciogliersi, tuttavia loro non sono codardi e preferiscono morire da eroi fermandosi sul posto e facendosi impallinare dai fucili tedeschi, che prima sorvolano la montagna per spiare la loro postazione e coglierli di sorpresa. Qui sta la differenza in guerra tra chi non s’arrende e combatte fino all’ultimo per tutelare le sue idee e difendere la Patria, mentre altri badano unicamente a salvare la pelle con il compromesso ed alienandosi mentalmente, passando dalla parte del vincitore di cui si teme la vendetta ed invece c’è tutto da guadagnare. Come sostiene il grande A. Manzoni scrittore della Provvidenza , ritrovata la Fede dopo aver frequentato i circoli illuministi con la madre Giulia Beccaria a Parigi, nel suo capolavoro “I Promessi Sposi” a proposito di Don Abbondio “Chi il coraggio non ce l’ha non se lo può dare”. Nel testo storico e politico di alti concetti e principi morali, di spirito comunitario svilito e tradito da esseri inetti ed abietti, risalta la fresca e prorompente efficacia sinergica dei quattro giovani civili patrioti, venuti ardimentosi e con pervicace volontà da Roma, a cui danno fiero spessore e capacità d’adattamento alle privazioni esistenziali della montagna lo stesso autore Andrea Bizzarri, Roberto Bagagli, Guido Goitre e Matteo Montaperto. Il lavoro sarà replicato fino a domenica prossima 23 aprile al teatro de’Servi a Largo Chigi e per celebrare bene la Festa del 25 aprile andrebbe osservato con spiriti di rinascita collettiva nel rinnovamento interiore di ritrovata fraternità. Tuttavia ci pare, francamente, un’utopia con tempi ancora prematuri, però da provare a realizzare per respirare un’altra aria ed atmosfera, chiudendo con un democratico perdono la brutta parentesi storica, che ci mise gli uni contro gli altri. La regia di Bizzarri con una sarcastica introspezione dei protagonisti mira proprio a questo, smontando la crudele alterigia e le falsità dottrinali che tuttora persistono sugli opposti fronti.

Giancarlo Lungarini

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