La ripresa dell’America negli anni Venti dopo la Pandemia e la nascita della Mafia

Data:

Fino al 30 aprile 2023 al Teatro Quirino di Roma

Il primo quarto del XX secolo fu caratterizzato nella Federazione degli Stati Uniti d’America dalle teorie economiche del fordismo e del taylorismo : la prima consisteva nell’alienante catena di montaggio che consentiva una maggiore produzione in tempi rapidi, superando il “luddismo”; la seconda invece sulla regolazione del capitalismo e dello sviluppo da parte dello Stato. Questo rilancio del PIL e della frenetica vita sociale con nuovo desiderio di divertirsi e godere dell’Amore era facilitata dalla fine della pandemia di spagnola, una febbre pestifera e mortale, che nel 1908 aveva provocato milioni di vittime. Rinascono amplessi erotici, ammalianti e passionali contatti carnali, avvinghiamenti, anche se si fa ancora fatica ad attuare un’autentica strategia di pianificazione domestica e si cerca di sbarcare il lunario quotidiano con quello che si riesce a comprare alle drogherie e nei negozi di generi alimentari per bollirlo o friggerlo, dovendo aspettare il “New Deal” per eliminare il disavanzo pubblico e portare il bilancio d’esercizio finanziario in pareggio con i provvedimenti del presidente Roosvelt, l’unico eletto eccezionalmente per tre volte in America, dove ora Biden e Trump hanno rinnovato la sfida per la seconda volta nel 2024.A siffatte considerazioni di fondo s’è ispirata Giovanna Gra per una “Black story” musicale intitolata “Stanno sparando sulla nostra Canzone” contraddistinta dai più celebri motivi contemporanei del pop e del rock, come da tanghi argentini, di cui Alessandro Nidi ha curato la selezione antologica ed alcuni arrangiamenti. I sopravvissuti al crudele morbo s’amano tra loro e specialmente le donne si danno alla frenesia del piacere nelle balere con le luci soffuse, mentre la borsa nera per i prodotti enogastronomici di prima necessità e la vendita degli alcol, negata da misure di prevenzione per la tutela della salute della collettività portarono alla nascita della mafia, che poi prospererà con gli immigrati italiani delle “sacre famiglie” e peggiorerà il crack di Wall Street, con la statua del toro davanti, per il crollo delle vendite ed il deprezzamento dei titoli, con molte macchine rimaste ad ingrossare i magazzini per le mancate cessioni. Dunque la malavita italoamericana fa affari e con essa prolifera una manovalanza di pericolosi pregiudicati dal grilletto pronto per la resa dei conti, come oggi avviene nei quartieri periferici romani e sul litorale tirrenico, in particolare ad Ostia ove si sono divisi il territorio ed un nucleo familiare viveva abusivamente in un appartamento dal 2006.Ad impersonare la figura femminile tipica di quel periodo oltre l’Oceano Atlantico è stata chiamata dal regista Gra&Mramor una scintillante ed attraente Veronica Pivetti con le calze a rete nera ed una slanciata corporatura conturbante che, apparentemente è la fioraia Jenny Talento, che in realtà dietro questa facciata è spacciatrice di sostanze stupefacenti durante la notte nei locali da ballo e nei pub, ma è anche animata da forti pulsioni erotiche e desiderio di sesso per cui, dopo alcune normali ritrosie nel cedere all’amore galante da cui viene circuita, finisce nelle braccia del giovane Nino Miseria, inesperto giocatore di poker che ha perso un’ingente somma con il boss della “cupola” mafiosa Micky Malandrino. Jenny, ovvero una brillante, abile cantante e fantastica “show girl” quale la Pivetti, si lascia soggiogare dal ragazzo che in una tuta scura la conduce in un vortice di passione, sesso sfrenato con prorompente voglia di baci lussuriosi,” petting” godurioso e gelosia in un infuocato sottobosco di criminalità. In codesto spietato ambiente il capo della mafia urbana, adescatore con tentazioni sentimentali di potente sistemazione, pretende da Jenny il denaro d’un debito pregresso del suo amante. Ormai entrata nel campo delle armi e decisa a farsi rispettare medita un ambiguo comportamento, di fare il doppio gioco, dando a credere di starci, in effetti pianificando un imprevedibile colpo di scena conclusivo con un’iperbole dinamica a proiettili incrociati per ristabilire la giustizia. Uno spettacolo che perciò vuol far riassaporare il clima della prima parte del Novecento negli USA fino alla seconda guerra mondiale con i fumi fuoriuscenti dai tombini di Manhattan, occhiali scuri e mitra che i due maschi, che ruotano intorno alla Pivetti come gangster e “padrino” della mafia, imbracciano con volontà d’imporre la propria legge del fuoco, non essendoci spazio per entrambi. Il tutto perfuso da una sarabanda di stupende canzoni , alla guisa di quella che denomina l’atto unico di circa 80 minuti e delle altre riservateci con brio goliardico al termine della pièce, per suggellare lo spirito di resilienza e della dirompente vivacità, dell’entusiasmo con la gioia sfrenata per la rinnovata condizione sicura di vita archiviato l’incubo del virus con l’ecatombe, che si sarebbe ripresentata ad un secolo di distanza con la nuova epidemia del Covid 19. I due straordinari interpreti maschili sono Cristian Ruiz e Brian Boccuni, che agiscono interattivamente con la smagliante Veronica in serrati dialoghi sinergici, condotti in maniera sbrigliata e divertente in una “dark camera” sul palcoscenico a ritmo sonoro. La pièce sarà replicata fino a domenica prossima 30 aprile al Quirino alias teatro Gassman ed è un prezioso caleidoscopio storico sul “come tornarono a vivere” nella patria di Washington e Jefferson nel quarto iniziale del Novecento.

Giancarlo Lungarini

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