Pornopunk è il titolo del nuovo album della Babbutzi Orkestar, in uscita l’8 ottobre 2021 e anticipato dai singoli Pornoamore e Il ballo di Cha Cha. Di porno ha una libido musicale trascinante; di punk, inteso come eterno apice di libertà, sicuramente ha il cuore. Il titolo vuole provocare una reazione: necessaria oggi più di ieri. È l’estremo tentativo di evadere dagli schemi. Costruire un disco libero di contaminarsi di idee, suoni e generi musicali che normalmente si guarderebbero con sospetto. Nuotare tra il punk e il surf. Affogare dentro una ballad blues. Farsi shakerare da ritmi balcanici, per poi caracollare in un reggaeton dedicato a Cinisello Balsamo. Ancora, pop, rock e un pizzico di trap (Sinatra). Infine tuffarsi insieme ai Cacao Mental in una (cata)cumbia libera di suonare alla Babbutzi maniera. Un disco che la sa lunga su amore, tormenti, sesso, libertà, festa e balli. Ma anche sulla bellezza nella diversità. Essere diverso. Essere punk. Estremamente punk. Pornopunk.
Abbiamo incontrato Gabriele, il leader della band, ed ecco cosa ci ha raccontato.
Qual è il significato di Pornoamore?
Citando il famoso dizionario della Vulvatzija edizioni Babbutzi: “Dicesi Pornoamore il generare amore senza controllo”. Ed è proprio questo che vogliamo trasmettere. L’amore è un sentimento che non si deve limitare, deve essere libero, anarchico, punk, senza nessun tipo di barriera.
Qual è la vostra formazione attuale? E’ mai cambiato qualcosa?
Ad oggi siamo un simpatico e giocoso quintetto. Negli anni la formazione è cambiata spesso. Siamo stati anche in nove. Si dice forse nonetto? Ormai è dal 2018 che siamo in cinque e ci piace. Abbiamo un suono molto più compatto ed anche aggressivo.
Cos’è cambiato, secondo voi, nel mercato musicale dal 2007 ad oggi?
E’ cambiata la dimensione dei live. Diciamocelo: il pubblico che frequenta i concerti si è decisamente ridotto. Questa è la vera e grossa differenza. Però l’energia rimane. Perchè chi partecipa condivide e si fa trascinare nel e dal momento. E questo è il motivo per cui facciamo questo lavoro.
Tra le vostre esperienze, c’è anche quella di aver suonato all’estero, com’è andata?
Suonare all’estero è sempre bello. E’ un pò come quando da ragazzino vai in gita con la scuola. Uscire dal proprio territorio è sempre piacevole, ti riempie di aspettative…Oltre a questo, nel caso specifico della Babbutzi sui palchi fuori dal paese, ci portiamo a casa sempre una bella valigia di ricordi bellissimi. Il pubblico ha sempre risposto bene, facendosi coinvolgere nella nostra personale festa.
Di quale folle scena di un film, Cinisello Bronx potrebbe essere la colonna sonora?
Bella domanda. Questo brano è dedicato alla periferia di Milano, luogo di emarginazione. Un posto quasi dimenticato, ma che esiste. Noi ci siamo cresciuti, e ci portiamo in tasca ancora molte esperienze e ricordi. Se dovessimo pensare ad un film, citandone uno italiano, ci viene in mente “Lo Chiamavano Jeeg Robot”
Cosa c’è nel futuro della Babbutzi Orkestar?
Speriamo tanto Pornopunk
Morgana Grancia