Eraclito e l’orologiaio

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Spettacolo teatrale sorprendente, è durato circa 60m ma di un intensità unica. Un dialogo filosofico creato in un ambiente comune ed odierno, delle terme. Il tutto si svolge all’interno di queste terme, la rappresentazione di un orologiaio che spiega quanto sia stato piacevole immergersi nel fiume nelle vasche termali, e di un signore che dovrebbe rappresentare appunto Eraclito. Il tutto inizia con un caso filosofico, il senso del “tempo” (alla quale Platone ed Aristotele ci hanno portato nella realtà, basti pensare ai valori socratici, e quelli della misurazione e della numericità, ma anche più avanti non basterebbe un libro intero per tantissime citazioni di filosofi antichi, moderni, postmoderni e contemporanei.). E l’orologiaio rappresenta infatti quel classico ragazzo o signore dell’attualità odierna, che non si ferma a riflettere sui dubbi esistenziali della vita, ma al contrario è quasi obbligato dalla vita stessa a dover pensare a delle cose molto più pragmatiche come il Dio denaro, Non a caso una definizione di frase espressa e appunto che: “le chiacchiere e le tabacchere, Non riempiono la pancia”. Questo perché al giorno d’oggi non c’è proprio il tempo materiale per interrogarsi sulle cose “banali” di tutti i giorni, che tra l’altro a noi essere umani contemporanei ci sembrano ovvie. Basti pensare alla definizione espressa dal orologiaio che affermava con un’altra frase il tempo è denaro, ma questa definizione Eraclito lo fa riflettere dicendo, e se fosse invece il caso contrario? Infatti Eraclito affermava che: “il tempo non può essere accumulato, né tantomeno essere scambiato per bene e servizi, ed è per questo che ha molto più valore, di un bene materiale come il denaro, che serve si a dar valore a bene di consumo e all’acquisizione e all’acquisto di questi ultimi, ma comunque pur qualcosa di materiale e di tangibile che può essere trovato, cosa che invece non è il tempo.”
Si continua poi con altri discorsi filosofici, come Eros e thanatos, come l’essere ed il non essere, come la concezione di cogito, che per quanto sia stata affrontata in maniera non moderna, quindi senza il concetto di Galileo è stata pur sempre affrontata. Comunque applausi e complimenti sono stati meritevoli, non è un senso di buonismo critico ma è stato piacevole osservare questo spettacolo, che in un discorso così serio e filosofico, stava riuscendo in maniera male interpretata come una commedia, a causa delle risate del pubblico. Ma fortunatamente gli attori sono riusciti ad impostare un ruolo molto più serio e a dirigere il genere teatrale verso qualcosa di più intellettuale e storicamente filosofico.

Emmanuele Paudice

Foto di Salvatore Pastore

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