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Racconti di un’agenda che ha fatto la storia: il giornalismo targato Gianni Minà

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Anni fa tutti ricordano un indimenticabile Massimo Troisi durante il leggendario programma “Alta Classe”. “Nell’ agenda di Gianni” incalzava l’attore napoletano “ci sta dalla M di Muhammad Alì alla D di De Niro, poi Tyson e poi… oops chiamiamo Troisi va!”. Ed era proprio così. Nel febbraio di quest’anno, subito dopo la scomparsa di un giornalista assolutamente inimitabile, è nata la Fondazione Gianni Minà, fortemente voluta dalla moglie Loredana Macchietti Minà,che ha dato vita a Napoli, città molto amata da Gianni, ad una mostra fotografica collegata al Libro” Fame di Storia” e curata da Yvonne De Rosa. Lo stesso Minà elogiava ed apprezzava il prezioso lavoro della De Rosa che, come lui stesso disse prima della scomparsa, “ha capito il caos anarchico che aveva in sé un ordine prestabilito del mio lavoro, trasformando la mia agenda come un atomo, con le foto in movimento e carpendo la mia essenza”. Il volume è progettato da Giulia Reali dello studio Almagreal, e raccoglie i racconti degli incontri di 60 anni di attività in Rai e la direzione del periodico “Latino Americano “.

Grande è sempre stata la curiosità e la passione per il mondo latino americano da parte di Minà, che diedero frutto alle celeberrime interviste a Sepulveda e Fidel Castro(quest’ ultima di ben 16 ore),e agli incontri con Maradona, del quale era diventato quasi un confidente. Quello che si può dire del grande giornalista era la sua ineguagliabile capacità di mettere a proprio agio qualsiasi intervistato, caratteristica che abbiamo trovato negli anni soltanto in pochissimi colleghi. Da Scorsese a Ray Charles, fino ad arrivare ad Adriano Panatta, che “osò” addirittura importunare in piena diretta durante un match che non stava andando un granché bene. Ma a lui era concesso questo ed altro.

Un uomo Minà che professionalmente ho a saputo mescolare sport, musica, cinema, politica in un mix perfetto, con un approccio discreto e con viviale con chiunque avesse davanti. L’umiltà e la capacità di stare in qualsiasi contesto è una delle doti che rendono grande un uomo, e lui ne è stato un validissimo esempio. All’interno della mostra ci sono delle chicche imperdibili: dal primo registratore, agli scatti delle interviste, fino ad arrivare alla mitica Olivetti Lettera 32,nel cui carrello è possibile scaricare un qcode, dal quale possiamo ascoltare la sua voce che pone le domande. La mostra è visitabile fino al 30 Luglio presso i magazzini fotografici in via San Giovanni in porta a Napoli. Per non dimenticare un pezzo di storia del nostro giornalismo, e della nostra vita.

Sara Nicoletti

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