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A Midsummer’s Night Dream al Teatro Carlo Felice

Data:

Al Teatro Carlo Felice di Genova, dal 13 al 19 ottobre 2023

Tutti si muovono e tutto si muove, nella radura incantata. C’è chi gioca a fingersi chi non è, un gruppo sgangherato di attori; c’è chi si insegue, si perde e si ritrova, alla ricerca di ciò che potrà diventare: due coppie di innamorati. Anche gli imponenti alberi, simbolo di stabilità, per questa sera prendono a ondeggiare, così stringendo e allargando il perimetro di quel luogo fatato, definendo e ridefinendo i mutevoli confini di un luogo che esiste soltanto nei sogni: più precisamente, nel “Sogno di una notte di mezza estate”.

L’Opera Carlo Felice di Genova inaugura la stagione lirica 2023-2024 portando in scena l’adattamento di Benjamin Britten datato 1960 (su libretto di Peter Pears) della celeberrima commedia shakespeariana, per la regia di Laurence Dale e Donato Renzetti a dirigere l’orchestra e il Coro di voci bianche dell’Opera Carlo Felice (preparato da Gino Tanasini). Il nuovo allestimento, tutto improntato all’insegna del dinamismo, recitativo, coreografico e musicale, è realizzato dalla Fondazione Teatro Carlo Felice Genova in collaborazione con la Royal Opera House di Muscat (Oman), dove il titolo verrà ripreso nel febbraio del 2024.

Un gruppo di attori, e due coppie di innamorati, dunque. Ma non solo: a rendere onirica, magica, la narrazione interviene un terzo gruppo di personaggi, elfi e fate, guidati dal proprio re Oberon, interpretato con eleganza dal controtenore Christopher Ainslie, e dalla regina Tytania, che ha il volto e la brillante voce del soprano Sydney Mancasola.

La musica accompagna il racconto, facendosi più popolare quando in scena sono gli attori improvvisati, più dolce e romantica per sottolineare la passione e lo struggimento degli innamorati, impalpabile ed eterea quando a prendere la scena sono Tytania, Oberon o Puck, servo di Oberon, acrobatico nell’interpretazione di Matteo Anselmi. Potremmo dire che sono proprio le agili e talvolta improvvide incursioni di Puck nel mondo degli umani a costituire la spina dorsale della commedia che, pur venendo da un’Atene immaginaria e popolata da fate, giungendo a noi da un tempo imprecisato e lontano, ci appare così vicina e vibrante.

Forse perché quella misteriosa radura, oltre che la fotografia di un instante sognato, finisce per essere rappresentazione di un eterno luogo dello spirito, attraverso cui ciascuno, accompagnato dalla propria musica, transita, forse vagando, forse muovendosi verso un nuovo equilibrio. Mezza estate: non più primavera, e non ancora autunno. Quella stagione in cui ancora si può scherzare con folletti e fate, ma, se ci si lascia attirare nel buio più fitto della foresta, lo scherzo da gioco può trasformarsi in beffa.

Il senso di continuo movimento è reso leggero e avvolgente tanto dalla cura nella regia e nell’allestimento quanto dalla precisione nell’esecuzione canora, che permette allo spettatore, pur abbagliato dai continui cambi di protagonisti e di tono, di non smarrire il filo di un racconto che attraversa i secoli, come ogni classico.

E come ogni riflessione profonda, “Sogno di una notte di mezz’estate” ha il pregio di non prendersi mai troppo sul serio. Così, dopo che Puck ha rimediato ai suoi guai, sono gli attori improvvisati che danno infine il via al proprio spettacolo a pronunciare le parole che, in fondo, inquadrano il sogno del Bardo Shakespeare nella sua più profonda autenticità:

 

“… il nostro vero scopo è dilettarvi.

Non siamo qui perché voi dobbiate

poi pentirvene.

Gli attori sono pronti e dalla loro recita

imparerete tutto ciò che già sapete”

Damiano Verda

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