Ferdinando. Arturo Cirillo porta in scena il capolavoro di Annibale Ruccello

Data:

 

In scena dal 21 al 26 novembre 2023 al Teatro Gobetti di Torino

Ferdinando è il capolavoro del poliedrico artista Annibale Ruccello prematuramente  scomparso nel 1986. La drammaturgia è una Produzione Marche Teatro, Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. Lo spettacolo scritto  per Isa Danieli che per anni ne fu la protagonista indiscussa ora rinasce nella nuova visione di Arturo Cirillo.  La narrativa ci porta nel lontano 1870. Il Regno delle Due Sicilie si è ormai dissolto anche se vive ancora nel cuore di molti nostalgici. La baronessa Clotilde fervente borbonica è accecata dal disprezzo  verso il sovrano sabaudo e il nuovo Regno d’Italia. La nobile non riesce ad accettare l’umiliazione nel vedere la sua classe sociale decaduta ed assistere passivamente all’ ascesa di una borghesia sempre più influente.  Donna Clotilde allora decide di isolarsi da questa nuova società per lei ritenuta malsana andando a vivere nella sua villa vesuviana. Nel suo rifugio dorato è assistita da Gesualda una donna nubile, soggiogata dalle angherie della padrona.  La rancorosa Gesualda oltre ad essere cugina di Clotilde svolge anche il ruolo di infermiera della presunta malata. La donna di servizio è la segreta amante di Don Catellino prete di famiglia molto più dedito ai piaceri della carne che al salvataggio delle anime. I giorni nella villa passano pigramente tra decotti, pastiglie e menzogne. Ma le monotone giornate  saranno sconvolte dall’arrivo di Ferdinando. Un giovane orfano di rara bellezza che fingendosi un parente della nobildonna con la sua virile esuberanza  sconvolge le loro vite e ravviva passioni sopite.

 

Arturo Cirillo dice del suo spettacolo:

 

“Ferdinando è l’indiscusso capolavoro del commediografo e regista napoletano Annibale Ruccello, scomparso precocemente in un incidente automobilistico nel 1986. La trama è ambientata nell’ agosto 1870. il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica donna Clotilde nella sua villa  vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo- borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. a sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un bel sedicenne che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti. Ma chi è davvero Ferdinando?”

 

“Logica ed inconsueta, allo stesso tempo, mi appare la mia decisione di portare in scena Ferdinando di Annibale Ruccello. Logica perché riconosco in Ruccello un mio autore, un autore sul quale sono tornato più volte, e con spettacoli per me importanti. Ma la scelta mi appare anche inconsueta, poiché per me Ferdinando è sempre stato legato allo spettacolo che curò l’autore stesso (nonché primo interprete del ruolo di don Catellino), che ha girato per molti anni tutta l’Italia avvalendosi della grande interpretazione di Isa Danieli. Inoltre, per me il testo è sempre apparso molto diverso da tutti gli altri di Ruccello, un testo più realistico, storico, un dramma con una struttura classica. Il desiderio per un inafferrabile adolescente, nato da un inconsolabile bisogno d’amore, matura nella mente di tre personaggi disperati (donna Clotilde, donna Gesualda e don Catello), prigionieri della propria solitudine, esacerbati dall’abitudine. Allora tutto l’aspetto storico mi è apparso una finzione, un teatro della crudeltà mascherato da dramma borghese, in cui anche la lingua, il fantomatico napoletano in cui si sostanzia donna Clotilde, è esso stesso lingua di scena, lingua di rappresentazione, non meno del tanto “schifato” italiano. Mi pare che con Ferdinando, ancora una volta e ancora di più, Ruccello faccia fuori i generi, sessuali e spettacolari, per mettere in scena l’ambiguo e il sortilegio”.

Il centro della scena è dominato da un letto dove Clotilde fingendosi ammalata scatena tutti i suoi capricci e le sue angherie sulla povera Gesualda, capitalizzando su sé le attenzioni di don Catellino. La scena è ricca di doppi sensi. Oltre ai desideri sessuali i protagonisti pensano inevitabilmente al dopo. La sotterranea lotta per accaparrarsi l’ingente eredità della baronessa al momento della sua dipartita. Sabrina Scuccimarra è una eccellente Baronessa Clotilde una irragionevole tiranna che nasconde le sue fragilità. Una perfetta Anna Rita Vitolo anima la povera cugina Gesualda, una personalità centrale per lo spazio drammaturgico che ricopre. Un brillante Riccardo Ceccarelli dà alito ad un Ferdinando presuntuoso che con il suo dinamismo rovescia la routine di quel microcosmo domestico che si pensava consolidato. Arturo Cirillo che svolge il duplice ruolo di regista e attore interpreta con magistrale dote scenica il personaggio di Don Catellino incantando il pubblico presente. Ferdinando è una drammaturgia che mette a nudo la parte più recondita di una nobiltà decadente ed ormai priva di valori. Lo spettacolo di Arturo Cirillo coinvolge lo spettatore ed esalta la  genialità del compianto Annibale Ruccello.

Giuliano Angeletti

 

Ferdinando
di Annibale Ruccello
con Arturo Cirillo, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo, Riccardo Ciccarelli
regia Arturo Cirillo
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis
luci Paolo Manti
produzione
Marche Teatro – Teatro  Metastasio di Prato, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

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