La dotta disquisizione di S. Massimi per “L’interpretazione dei sogni” di Freud

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L’orribile e criminale violenza sulle donne con i femminicidi , la maggior parte dei quali avviene tra le mura domestiche o tra ex amanti, ha grandemente scosso in  questi giorni la nostra società in quanto il numero di tali assassinii è salito a quota 109 dall’inizio dell’anno ed ha toccato il vertice della parabola nel diagramma sociologico con l’omicidio della povera Giulia Cecchettin da parte del suo innamorato Filippo Turetta, che per tale motivo riteneva di poterne  disporre a piacimento con  un rigido controllo ossessivo, impedendole persino di vedere le proprie amiche ed ordinando alla sorella Elena, che l’ha ricordata nell’imponente funerale nella basilica di Santa Giustina a Padova come la sua guida e guerriera sostenitrice della famiglia dopo la morte della madre per una malattia oncologica terminale lo scorso anno, di farle riattaccare il telefono per rispondergli. Adesso Giulia è in cielo con la mamma, ma bisogna evitare che codeste simili tragedie continuino e perciò bene ha fatto lo stoico padre Gino nella memoria epistolare di ringraziamento letta in Chiesa ed indirizzata a tutti per aver circondato d’affetto la sua cellula sociale a richiamare la scuola e le famiglie, i maschi, ad impegnarsi per cancellare il patriarcato e stabilire invece una giusta ed armonica convivenza collettiva della comunità nazionale, andando dall’albero patrio ai singoli tronchi delle cellule primarie per quella onesta e leale pari dignità di genere, essendo i due elementi della coppia come lo ying e lo yang del confucianesimo o le due parti della stessa carne come dice San Paolo e nessuno può arrivare a trattare male se stesso , a meno che non sia sadomasochista come s’è rivelato il Turetta allorché la rimpianta Giulia stava per laurearsi ed ora il titolo accademico le sarà attribuito “ad honorem”. Troppo facile pentirsi dopo e magari pure ricorrere alla perizia psichiatrica, bisogna pensarci prima ed essere preparati con una sana pedagogia dalle famiglie, che poi si dicono sorprese e sconcertate, come anche dalle scuole e bene ha fatto il ministro Valditara a volere che l’apologia encomiastica di Giulia sia letta nelle classi, senza con questo voler ricadere nel femminismo degli anni ottanta o nel matriarcato della preistoria quando l’uomo era cacciatore e raccoglitore per la donna che accendeva il fuoco, sfregando le pietre. Equilibrata e ben articolata è stata l’allocuzione del presidente Mattarella in questo senso e bella la dedica a tale tema della trasmissione “Avanti Popolo” condotta dall’ex deputata Nunzia Di Girolamo su Rai 3, dove prima c’era “Carta Bianca “ della Berlinguer trasmigrata su Rete 4 come pure Corrado Augias con la nuova sua linea televisiva “La Torre di Babele” . Possiamo affermare che il presidente del Torino ed editore Urbano Cairo ha spalancato le porte a tutti gli epurati della sinistra da Viale Mazzini per il governo despota a senso unico della Meloni.I segnali delle turbe, frustrazioni ed inammissibili pulsioni sessuali si possono cogliere fin dall’adolescenza, naturalmente occorre essere in grado di leggerle come abbiamo compiuto in più di 40 anni di didattica nelle Superiori, altrimenti poi deflagrano e non c’è più tempo per porvi rimedio; i compagni di studio e di frequentazione di Filippo e della dolce Giulia, per la quale è stato fatto il giusto minuto di rumore in tutta Italia e sono state disposte le scarpe femminili rosse sulle piazze e strade, avevano già notato il comportamento squilibrato di Filippo e Giulia desiderava lasciarlo, tuttavia nessuno aveva avvisato i genitori o l’aveva denunciato per molestie e “stalking”  fino al dramma finale. Ecco perché noi siamo andati allo Stabile di Roma ad assistere alla “performance” del narratore ed acuto scrittore ,sociologo, toscano Stefano Massini che ogni giovedì interviene con una sua storia tratta dal vissuto quotidiano nella trasmissione “Piazza Pulita”  di Corrado Formigli.  Il geniale e scrupoloso analista del contemporaneo da  un periodo ultadecennale è un appassionato  studioso del padre della psicoanalisi il valoroso S. Freud che nel 1900 pubblicò l’opera fondamentale per questa disciplina “L’interpretazione dei sogni” contenente vicende sperimentate dal 1869 al1894 e fu poi seguito con alcune teorie discostanti da Lacan e Young, che sono stati i pilastri della nuova scienza ripresa altresì nel copione satirico e comico su tanti ciarlatani confusi e superficiali, impreparati, quali professionisti della cura della psiche, come “Il grande Grabski” redatto da Marco Rinaldi ed in questi giorni al teatro dei Servi. Per Freud era un teatro che gli si schiudeva ad occhi chiusi la notte e che egli cercava poi decifrare al suo risveglio la mattina, partendo dai frammenti della sua infanzia ed adolescenza per giungere alla spiegazione e soluzione dei quesiti che i pazienti gli sottoponevano sdraiati  sul  lettino del suo studio con l’ipnosi ed il libero “flusso di coscienza” che avrebbe ripreso l’irlandese James Joyce. Con una dizione squillante ed una partecipe condivisione dei risultati del personaggio scientifico in cui s’immedesima Stefano Massini schiude pure ai meno eruditi le basi della psicoanalisi, i segreti per capirla se non in pieno nella sua essenziale specificità, favorito dalle delicate ed accattivanti musiche del trio formato da Saverio Zacchei al trombone  e tastiere, Damiano Terzoni alla chitarra e Rachele Innocenti al violino. Nel volume troviamo l’esplorazione accurata della borghesia viennese con le sue anomalie, traumi non rimossi, complessi ed oscurità del proprio ES non portate alla luce nel periodo declinante del grande Impero austro – ungherese, che sarebbe stato distrutto dalla Triplice Intesa e dalla sconfitta sul nostro suolo a Vittorio Veneto con  l’armistizio conseguente di Villa Giusti presso Padova il 4 novembre del 1918.Massini entra ed esce da Freud che rammenta anche frangenti della sua vita coniugale e si rivolge in particolare alla signora Else Schneider che ha terrore della torre altissima e del buio, visti come simboli della madre slanciata e dominante dall’elevata statura la sua bambina, nonché il secondo della morte che ci ghermisce a poco a poco con il fluire del tempo, alla maniera del tutto scorrere con la filosofia di Eraclito rispetto all’Essere di Parmenide, così da invecchiare lentamente ogni tre giorni. Freud non ha timore né del cane, di cui indossa la maschera marrone sul volto creata insieme ai costumi da Elena Bianchini, né dei cavalli del carrillòn che lo fanno ruotare per indicare la velocità dell’andare verso la fine, similmente a quel che è stato per Giulia dopo le prime coltellate vicino casa. Molti sperano ad occhi aperti di raggiungere i vertici della società, fare carriera e diventare autocrati come i genitori per i figli che giocano nelle giovanili dei diversi sport e sognano di vederli assurgere a talenti alla maniera di Sinner che sembrava dovesse essere uno sciatore ed al contrario è diventato quello stupendo e non più sorprendente campione del tennis che è e c’ha consentito di vincere dopo 47 anni la Davis contro l’Australia, pur perdendo il Master ad 8 di Torino contro Djokovic. La scena “soft” e vuota d’elementi disegnata da Marco Rossi è solo vivacizzata dall’immagini in grigio dell’enorme occhio con le sue palpebre che talora si schiudono ad esplicitare i sogni che spesso non riusciamo a decodificare, ma sono più ricchi di quello che appaiono e, se li sappiamo decriptare nella loro valenza, ci permettono di camminare meglio nella realtà. Peccato che talora non lo rammentiamo al risveglio in quanto siamo sereni o non gli attribuiamo il giusto peso, reputandoli inutili e fuorvianti, assurdi nel loro rapportarsi al nostro esistente. Lo stesso Freud ne ribadisce l’importanza ad un collega che lo sta denigrando per la sua focalizzata concentrazione sui sogni e l’orgoglio personale che ne deriva, rispondendo  serio” I sogni sono materiale a rischio, vanno maneggiati con cura per non farti molto male”. Secondo l’ esperto professor Crepet ”Non si diventa diavoli o lupi all’improvviso” e pertanto con la necessaria attenzione posta alle frasi e minacce di Filippo , forse, la terribile fine di Giulia poteva essere scongiurata. Le luci ovattate come i sogni sono di Alfredo Piras, mentre l’opportune musiche sono state composte da Enrico Fink e l’opere pittoriche da Walter Sardonini, con il contributo della voce femminile della paziente Schneider, che con altri clienti psichicamente disturbati ricorre al soccorso dello specialista, intravista altresì in video di Luisa Cattaneo. Sono un collage di storie psicoanalitiche difformi in cui gli spettatori hanno potuto identificarsi in quella a loro più vicina e ciò sarà possibile fino all’ultima replica del 21 dicembre con la suggestiva recitazione di Massini, che spinge alla massima concentrazione per afferrare ciascun dettaglio della sua razionale elucubrazione con poche concessioni all’illogico non giustificato con la pratica empirica che ci fa essere vigili nella realtà. Quello che invece nella seconda serata teatrale dedicata all’ispirazione interiore da Freud abbiamo notato, come dicevamo in apertura, allo spazio dei Servi dove l’umoristico copione di Rinaldi mette alla berlina uno pseudo terapeuta a cui Francesca, che coltiva gli studi psicoanalitici insieme alle pratiche dello Zen e dello Yoga del Buddismo orientale,  manda il marito Maurizio per fargli vincere la sua disfunzione dell’eiaculazione precoce, acquistando in tal modo fiducia e stima in se stesso. Tuttavia il povero Maurizio, incarnato con estrema verosomiglianza e forza icastica recitativa dal bravo Toni Fornari, comodo casalingo con sorpreso sbigottimento per l’esosa avidità del  maldestro professionista di via di Donna Olimpia, dove un albero con il vento è caduto sopra un’anziana donna uccidendola, dovrà passare seri guai prima di rendersi conto che sta subendo una vera legalizzata estorsione senza risolvere nulla. Alla fine si sbarazzerà della moglie, che l’aveva mal consigliato e dilapidato quel piccolo patrimonio ereditario che Maurizio aveva incamerato dalla tragica morte dei propri vecchi di cui s’era reso offensivamente responsabile insieme alla personale perdita del lavoro. Insomma  bisogna conoscere da chi si va per farsi curare, altrimenti si buttano via sventatamente solo i soldi come sovente denunciano Abete e Morello nel telegiornale satirico di Ghezzi “Striscia la notizia” sull’ammiraglia di Mediaset. La regia sarcastica e frizzante con sfrenati e serrati dialoghi intrecciati tra i protagonisti della relazione di coppia e del rapporto curativo con il supposto medico, in conclusione un debole inetto che  si destreggia retoricamente tra le figure di Edipo, Cappuccetto Rosso, la nonna, il lupo ed il cacciatore , è firmata da Paolo Vanacore  che ben dirige non solo il talentuoso ed inossidabile Fornari , ma pure la Francesca giulivamente impersonata da Carmen Di Marzo ed il farfallone Grabski con la mimica posturale e la sottigliezza fraudolenta,  la magniloquente megalomania smascherata tardivamente, di Riccardo Barbera. Il lavoro della durata di 90 minuti sarà al teatro de’ Servi di Largo Chigi fino al 17 dicembre prossimo. Tra il serio ed il faceto S. Freud va di moda!

Giancarlo Lungarini

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