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Uno chef di troppo nella divertente e didascalica commedia sociale “Diavoli in cucina”

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Sono ormai passate le festività del Natale e Santo Stefano con il lieto e favorevole bilancio del turismo nella nostra penisola che è ritornato al livello precedente la pandemia del Covid ed ha fatto registrare dovunque il tutto esaurito con 8 camere su 10 occupate negli alberghi e ristoranti, osterie, pizzerie e pub, che hanno lavorato a pieno regime , come abbiamo appurato da un’indagine statistica tra i dipendenti degli esercizi commerciali che staccano tardi la sera. Naturalmente frenetiche sono state le corse ai regali degli ultimi giorni con il caos metropolitano e la difficoltà di camminare nelle vie principali della città, dove la gente si riversava a fiumi anche per vedere gli stupendi alberi imponenti delle maggiori piazze con una sfavillante policromaticità di lampadine fosforescenti. La fine del giorno segnava pure l’affollamento dei vari punti di succulenta ed ottima gastronomia tipica di Roma e del Lazio, facilitata dal ripristino dell’orario normale delle metro per questo momento particolare dell’anno che poi dopo l’Epifania sarà di nuovo ridotto e dal bel tempo anticiclonico che tuttavia è previsto in esaurimento per la ricorrenza di Capodanno. Prendendo spunto da siffatte considerazioni incontrovertibili, i due autori Gianni Quinto e Massimo Natale hanno composto a quattro mani un bellissimo testo arguto e realistico su alcune questioni attuali che rappresentano un problema per gli operatori del settore privato ricettivo e della Confcommercio, come per coloro che, essendo stato tolto il reddito di cittadinanza dal governo Meloni, si stanno dando da fare per trovare una sistemazione occupazionale oppure avendo un lavoro nelle grandi fabbriche od aziende capitaliste del mercato libero rischiano di perdere il lavoro da un minuto all’altro, similmente a quanto accaduto alla Fiorucci od in altre imprese romagnole e della Sabina, Ciociaria, di proprietà straniera che, passato il frangente del guadagno, con la diminuzione degli ordini hanno deciso di ridurre il personale o spostare la produzione all’Est dove la manodopera è pagata di meno. Dunque nel testo in scena fino al 7 gennaio al Teatro dei Servi di Largo Chigi ci viene proposto il ristorante “Diavoli in cucina” con la specialità de “I Rigatoni”, che generalmente a Roma vengono nel quartiere popolare di Testaccio serviti con lo sfizioso piatto della pagliata di carne bovina, in cui lavorano Michela, Francesco , Nunzio e poi chiede d’essere assunto anche Marco che svolge impegni saltuari e precari, come i “driver” che ora pare abbiano ottenuto una volta in pianta stabile alcune garanzie, essendo sposato con Paola ed avendo pure dei figli da mantenere. Essendo un bravo ragazzo, anche se timido e succube della consorte, per tentare d’alzare il proprio tenore di vita s’è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia; si crea a poco a poco un clima cameratesco e confidenziale negli spazi liberi della giornata, in cui comunque non mancano allusioni e scherzi pesanti, che il regista Massimo Natale dosa bene nell’affiatamento sinergico del cast, che esprime con la massima partecipazione degli attori alle diverse situazioni della pièce il mutare degli stati d’animo con il sorgere delle preoccupazioni e conflittualità. Infatti, come dicevamo sopra, ad un momento di sviluppo e crescita del reddito introitato può seguire una flessione del cespite incamerato per una crisi sociale ed un decrescere degli ospiti urbani, visitatori stranieri, trascorse le feste, per poi magari risalire per Pasqua alla fine di marzo. Ecco allora che dalla gioia, dalle prese in giro e dalla serenità, si precipita nell’allarmismo e nel doloroso travaglio esistenziale, similmente a quello che si registra in un’industria quando moglie e marito sono entrambi occupati in qualità di forza lavoro nella medesima, giacché su richiesta dei proprietari del locale, essendo calato il lavoro, uno dei quattro è inutile e la diligente Michela deve indicare chi eliminare. Improvvisamente lei si scopre al centro dell’attenzione degli altri tre :Marco le strofina con un massaggio fisico distensivo e rigenerante le spalle, Francesco cerca di risvegliarne la passione sentimentale d’un tempo e pure Nunzio in ginocchio non le fa mancare la sua carica seduttiva e la subdola stima. Tutta sensibilizzata dal suo ruolo di selezionatrice delle risorse umane Michela non sa chi far fuori, mentre Marco è il più agitato dei tre per paura di dover lasciare l’Università se tocca a lui doversi procacciare un altro impiego e Michela medita di reperire con l’amica Silvia una funzione migliore in un ristorante più titolato, come “da Mario”. In codesto clima fosco e cupo all’orizzonte, arriva una telefonata dal presidente del Consiglio on. Meloni che prenota una cena esotica e stravagante entomologa per dei suoi commensali , alla guisa di quelle, che stanno provenendo a base di coleotteri ed insetti in genere dall’estremo Oriente, ma lei per sicurezza si ordina una gustosa carbonara romanesca. Per accontentarla osserviamo i 4 all’opera in cucina, chiedendosi come mai prima il NAS se avesse rinvenuto questi animaletti tra le vivande d’un locale commerciale l’avrebbe fatto chiudere ed ora invece vanno di moda. Il paradosso surreale è grande, noi non siamo per niente allettati da questi ingredienti alternativi alla dieta con preparazioni mediterranee, al punto che la carne sintetica ventilata dai Paesi settentrionali della UE è stata bocciata per il momento dalla Commissione europea dell’agricoltura ed alimentazione. Successivamente, dopo lo scarto degli insetti deteriorati e scaduti, la presidente Meloni ritelefonerà per congratularsi per l’abnegazione, disponibilità e dedizione con cui hanno cucinato quanto ordinato, riservando per uno dei 4 una sorpresa che non vi sveliamo per non togliervi il piacere di recarvi una sera a trastullarvi gastronomicamente ai Servi fino alla prima domenica di gennaio. Prima nessuno voleva andarsene e tutti tiravano la corda per resistere al proprio posto, nel finale scoppiettante ognuno si candida per cogliere l’offerta del ruolo di chef. Ma dove e per quale motivo ?La vicenda esilarante con ritmi veloci e rapidi voltafaccia s’attaglia perfettamente al nostro stato economico, con misure restrittive per le fasce sociali più deboli e la bocciatura parlamentare del MES dopoché il nostro ministro dell’Economia Giorgetti aveva firmato il patto economico di stabilità con la Francia e la Germania, per cui c’era stato pure l’implicito avvallo del Commissario europeo Paolo Gentiloni. Gli interpreti di tale dissacrante ed ironica, smaliziata, trama sono: Valeria Monetti, Alessandro Tirocchi, Maurizio Paniconi e Simone Giacinti, ai quali il regista Natale affida molta responsabilità per la riuscita dell’operazione con la plastica scena d’ambientazione davanti ai fornelli di Fabio Tarantino. Buona cena agli spettatori che vorranno assaggiare il lavoro in tutti questi giorni di fine e rinnovo dell’anno solare.

Giancarlo Lungarini

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