Dopo Picasso… solo Dio

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Due personalità affascinanti, Picasso e Dora Maar si affrontano, si stuzzicano, si feriscono, si amano nella vita, e sulla scena dello spettacolo “Schiava di Picasso” scritto da Osvaldo Guerrieri, regia di Blas Roca Rey e interpretato dalla brava e molto somigliante Monica Rogledi con accompagnamento voce di Barbara Cestoni e chitarra di Gabriele Santori.

Picasso c’è e non c’è, appare nelle parole a volte accorate, altre innamorate, altre ancora dolorose, ammirate, dell’amante Dora, una volta Henriette, che tra una cerchia di amici poeti, pittori, scrittori, Battaille, Eluard, Ray, Brassaï, al celebre caffè “Les Deux-Magots” incontra per la prima volta Pablo.

Lui è affascinato dalle mani di Dora che impugnando un coltellino, colpiscono senza paura davanti al sangue e alle eventuali ferite, lo spazio tra le sue dita. Quelle mani così sensuali che tante volte ha ritratto nelle sue celebri fotografie, famosa è quella dove escono da una conchiglia, come dal cilindro di un mago. Quei tempi parigini, che precedono la seconda guerra mondiale e si impattano con la Guerra Civile Spagnola, di cui Picasso ci lascerà il grande dipinto “Guernica” come testimonianza silenziosa ma estremamente potente della crudeltà umana, sono fervidi di arte, libertà, spregiudicatezza. Nascono amori tormentati come nel caso di Dora, “schiava d’amore”, possiamo dire, quell’amore che ha le sembianze di un uomo straordinario, ribelle, geniale, narcisista, che però è innamorato solo dell’Arte e… di sé stesso. Dora lo sa, se ne accorge, soffre, vorrebbe essere l’unica sua Musa, invece deve confrontarsi con tutte le altre donne dell’harem di Pablo, e sono tante, e sono belle, e sono più giovani. Ma lui è fatto così. Prendere o lasciare. Ma se prendi sai cosa ti aspetta, se lasci sai cosa perdi. Ogni medaglia ha il suo risvolto.

Le parole di Dora sono molto evocative, “vediamo” lo svolgersi della storia, le canzoni ci portano sui boulevard, nei caffè, negli studi dei pittori, nelle mansarde della inquieta Parigi. “Vediamo” le lacrime di Dora, la sua rabbia e il puerile atteggiamento di Picasso che “gioca” con i sentimenti di lei e di tutte le altre. Ma lui è un Dio… e un Dio non può che avere ragione, e allora non può fare altro che adorarlo. Fino a che…

Quel Dio che la ritrae nel famoso quadro cubista “La donna che piange”, conservato alla Tate Gallery di Londra. Picasso però non dipingeva “in piccolo” e questa donna “scomposta” in tanti tasselli di un puzzle che sembra impazzito, rappresenta, attraverso le lacrime per lui?, le lacrime di tutte le donne del mondo, donne umiliate e dimenticate che hanno perso figli e mariti in guerra, che hanno lottato per la pace, contro la barbarie, per i loro diritti e la loro dignità.

Dora con il suo amore tormentato vive nei secoli dei secoli… E la Storia si ripete…

Lo spettacolo, come ci dice Monica, aveva subito uno stop a causa del Covid, e questa è la prima volta che viene ripreso. E ci fa molto piacere. Sono sicura, e spero, che la regia possa aggiunge qualche elemento in più alla scenografia e al gioco di luci, per ricreare anche visivamente, con maggiore efficacia e poesia, e un tocco di magia, l’atmosfera parigina. Un supporto in più alle parole, ai gesti, alla musica. Credo che Dora e Picasso se lo meritino.

Daria D. Morelli Calasso

 

di Osvaldo Guerrieri
regia Blas Roca Rey
con 
Monica Rogledi
voce 
Barbara Cestoni
chitarra 
Gabriele Santori
Sabato 20 e domenica 21 gennaio 2024 ore 19.30
Teatro LabArca
Via Marco d’Oggiono 1, Milano

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