La monacazione forzata paragonata ad un uccellino in gabbia in “Storia d’una capinera”

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Uno dei principali elementi basilari della democrazia al potere di cui si discusse nel Seicento e realizzata da prima in Inghilterra con le teorie politiche  di Locke e Hume fu il riconoscimento dei diritti naturali stabiliti dal giurista olandese Ugo Van Groth,   fiammingo proprio del   XVII secolo, nonché il sancire che il potere apparteneva al popolo da cui doveva venire l’autorità e non dall’alto come per la teocrazia pontificia oppure il cesaropapismo imperiale o la monarchia dinastica. Tra questi principi irrinunciabili della persona rientra certamente la libertà per le scelte della vita che devono essere responsabili e ponderate per non essere frutto d’amarezza, umiliazione, sfruttamento o sopruso, come purtroppo abbiamo visto e continuiamo ad osservare in questi giorni,  partendo dalla Sicilia e precisamente vicino Palermo a Milicia Altavilla dove un operaio privo di sufficiente cultura laica e religiosa di base ha ucciso , aiutato dalla figlia maggiore, la moglie ed i due ragazzi più piccoli perché sospettava, raggirato da una vile coppia satanica, che fossero posseduti dal diavolo. In politica  e nel rispetto dei cittadini dobbiamo segnalare la morte sospetta di Navalny il dissidente russo al circolo polare artico, eliminato pare con un pugno al cuore successivamente ad  aver fiaccato il suo fisico tra il gelo e la neve della prigione “lupo 3” al limite del congelamento, dopoché Putin aveva già fatto fuori oppositori del regime come la giornalista Politoskaja oltre ad aver scatenato l’attacco criminale all’Ucraina. Tutto questo per dire che pure i genitori non possiedono l’esclusiva sui figli, ma devono solo assicurare loro la giusta formazione pedagogica e l’istruzione scolastica fondamentale  dell’obbligo per poi garantire loro la selettiva opzione per la scuola superiore e l’eventuale Facoltà Universitaria. Dio Padre, che c’ha creati per il suo Amore Assoluto ed il bisogno di manifestarlo nella Creazione , non vuole imporre la sua Fede, bensì ha mandato il suo Figlio Unigenito a rivelarlo ed a proclamare il suo Vangelo per chi desidera credere in Lui in questa vita per goderlo poi nel Paradiso Celeste, servendosi dei  7 doni dello Spirito Santo che ci santifica.  Eppure  talora i genitori si ritengono padroni dei loro discendenti tanto da stabilire perfino chi debbano sposare per motivi d’interesse o di conoscenze familiari, come accaduto con i tanti casi di ragazze soppresse dai propri familiari in quanto ribelli a codesto ”diktat”; basti ricordare il crimine di Novellara dove non è stato ancora trovato il corpo della povera Saman con il padre, zii e cugini alla sbarra. Appunto di simili faccende s’interessò il giurista e scrittore del Verismo del secondo Ottocento Giovanni Verga, che applicava le tesi del napoletano Luigi Capuana cui è intitolatala porta  nella zona della Stazione Garibaldi, che nella sua Sicilia compose due antologie di novelle ed il ciclo dei “Vinti” che rimase incompiuto a metà del terzo romanzo. Nel primo periodo della sua esistenza egli fu al Nord per completare la sua cultura letteraria e , frequentando il circolo romantico dell’”Antologia del Viesseux” a Firenze, venne a contatto con il gruppo del  terzo momento del Romanticismo chiamato degli “Scapigliati” per cui fu indotto a redigere anche lui dei brevi  testi  moralistici e paradigmatici, sentimentali, con una profonda e magistrale valenza didattico – etica, cominciando dalla riflessione sulle convenzioni borghesi della sua isola nota anticamente come Enotria. Uno dei più insigni e rappresentativi artisti attuali di quella terra, ovvero il bravo e straordinario, virtuoso, interprete Enrico Guarneri, da tempo ospite dello spazio culturale fatto omaggio al celebre  V. Gassman, che con le sue commedie esemplari, per utile ammaestramento vitale e nobile insegnamento, sta portando in scena in questi giorni fino al 3 marzo lo spettacolo metaforico ed apodittico “Storia d’una capinera” che rientra nel completamento del progetto ”Teatrando”  dedicato all’immortale genio etneo di cui sono state mirabilmente divulgate le opere fondamentali di varia derivazione letteraria. Qui ci troviamo di fronte al possidente della classe media Giuseppe Vizzini, accostabile al Mazzarò della novella” La Roba” della raccolta “Novelle Rusticane” ed a Mastro Don Gesualdo dell’omonimo secondo romanzo dei 5 previsti per gli eterni sconfitti, che , rimasto vedovo della prima moglie e non sapendo come accudire la piccola Maria, decide di mandarla in convento per poi risposarsi con Matilde, da cui ha due figli : Giuditta e Giulio. Per la matrigna c’è la volontà d’estraniarla per sempre dal nuovo nucleo familiare, quasi fosse una  leonessa che sbrana i piccoli del suo nuovo compagno della savana, ma un’epidemia di colera costringe Maria per un breve periodo a tornare a casa nella tenuta di Ilice dove l’aria pulita e fresca della campagna, l’orizzonte sereno del firmamento e la conoscenza del giovane studente di Legge Nino la fanno finalmente finalmente  sentire felice, libera e con i primi turbamenti sensitivi del cuore che le ispirano dolce allegria e sembrano schiuderle un meraviglioso destino pieno di speranze. Tutto questo, però, è fatalmente segnato dalle convenzioni del tempo giacché una minorenne non era autorizzata ad amare secondo il suo piacere ed il padre, gravemente colpevole per l’ imposizione arbitraria, facendo prevalere il suo spirito conservatore e bigotto, tradizionalista e superstizioso, di cattolico intransigente la riporta in convento affinché venga duramente punita e magari pure uccisa, per l’onta della vergogna. Veramente è tutto il contrario del padre misericordioso, da intendere come metafora di Dio, che abbraccia il figliol prodigo del vangelo e poi l’Istituto delle suore assomiglia ad un autentico riformatorio dove il religioso padre Nunzio non ha la Bontà della Carità Infinita con il longanime perdono che non si nega a nessun pentito sinceramente; allora  tuttavia era inconcepibile nell’ottusità della Chiesa , diversamente da quello che ora  raccomanda Papa Francesco al clero romano della sua diocesi, mentre le novizie peccatrici venivano rinchiuse nella cella buia ed isolata del sottoscala e sotterranei in cui si trova Agata dai capelli neri a ricci discinti ugualmente rea di lussuria e dominata dal diavolo con parziale epilessia così da ritenere che il buio non può conoscere la luce della redenzione e che l’amore per il Maligno è superiore  come valore a quello per il Salvatore. Invece Cristo ha resistito al demonio nelle tentazioni dei 40 giorni del deserto ed ha liberato gli indemoniati tanto che oggi dovunque ci sono gli esorcisti incaricati dal Vescovo locale .Questo ci rammenta la monaca di Monza del capolavoro “I Promessi Sposi”, che fu fatta suora contro la sua volontà, dopo aver giocato con le bambole, in nome della legge del “Maggiorascato” medievale e delle ricompense dei conventi; qui non riuscendo a sventare i sentimenti e le pulsioni carnali per Egidio commise due omicidi , fino a redimersi dopo anni di prigionia con il nome religioso di Suor Virginia da Gertrude de Leyra  che era di tradizione atavica  iberica illustre. Per giunta Giuditta la sorellastra di Maria s’innamora di Nino e per la fortuna dei due casati si stabiliscono le nozze che, per sfregio implicito e concessione del cappellano Nunzio, verranno celebrate nella cappella del convento per impedire che Maria esca di nuovo; ciò però costituirà un gesto intollerabile per la poveretta, che dovrà assistere dalla grata della clausura al rito nuziale del suo amato. Sarà  un vero schiaffo in faccia intollerabile e causa di atroce, nefando, dolore. Vengono in mente quei conventi dove le suore in Irlanda sopprimevano i figli illeciti dei loro rapporti promiscui e libertini,  come quello accennato di Egidio l’ortolano e Gertrude, venendo meno ai voti perpetui, seppellendoli in seguito nell’annesso cimitero, oppure il delitto di Avetrana ove Sara Scazzi e la madre uccisero la cugina a mente lucida e fredda, in quanto bramavano il medesimo ragazzo. Maria torna poi per poco a casa chiedendo al padre di accoglierla nel focolare domestico accanto a lui, bastandole la pena, incredibile per cuore umano di vedere solo la persona di Nino in silenzio, ma un’ultima crudele e tragica novità l’indurrà a comprendere che non può stare lì per non morire di crepacuore immantinente. Tornerà nella gabbia claustrale e qui, ammonisce Verga pure lui di rango borghese, andrà malinconicamente incontro alla straziata fine, anche se il padre le assicura che l’adorata mamma la guarda dall’alto, prega per lei e le starà sempre spiritualmente vicina per imprimerle forza e coraggio nella sventura. Quello che stiamo drammaticamente vivendo pure noi, rimasti soli. Chi si sente bruciare nella carne è bene che si sposi e non si faccia eunuco  o casto con la promessa solenne per il Regno dei Cieli, il Signore non chiede questo estremo sacrificio; ogni condizione vissuta cristianamente con opere buone è degna di lui. Dunque Maria si lascerà morire similmente ad Agata ed all’uccellino, la capinera, che privata della dolce aria e libertà è triste, timida, malaticcia ed in tre giorni reclina inerte  il capo sotto le ali. Verga naturalmente condanna tutto ciò con spirito umano e cristiano, condiviso pienamente in sala dopo quasi due secoli, ma Dio non può perdonare chi si macchia di simili orrendi misfatti ,calpestando la dignità della persona umana e per un peccato di orgoglio o ribellione, come quello di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre. Per far felice la seconda moglie ha distrutto la  figlia e provocato odio, rivalità sensuale, tra le due ragazze, come affermavamo prima, per cui la notte non può dormire poiché un grave senso di colpa gli grava sulla coscienza, che è il tempio intimo e la voce di Dio in noi. Non avverte più il sacro della devozione e crediamo bene che per lui non ci possa essere pace;  ci sarà  al contrario il giudizio di Dio alla fine dei tempi, come preconizzava San Giovanni Paolo II per i mafiosi ed i loro sicari rei di turpi e violenti delitti. La libertà della persona umana è sacra e non si può comprometterla nemmeno per il proprio “libitum” di seconde nozze, al punto che in caso di peri colo nelle gravidanze va salvato il nascituro da preferire  alla vita della madre, se non vi sono altri pargoli e non è possibile tutelare la doppia esistenza. Una drammaturgia passionale del rapporto tra padre e figlia e sulla Natura della Religione, spesso malintesa da coloro che ne sono autentici testimoni vocazionali, che c’ha sedotto e spinto a meditare per tutta la durata del lavoro, ripensando che un giorno anche noi avevamo avuto dal Signore la chiamata ma poi l’amore per la nostra povera anima gemella aveva prevalso e c’eravamo sposati con la benedizione di nostro padre; tutto il contrario di quello che avviene in scena e talvolta ancora oggi, per non dimenticare che un tempo in Sicilia si doveva perfino ricorrere alla “Fuitina” per ottenere il consenso della cellula primaria della società. Si percepisce la tragica esasperazione della scrittura verghiana di fronte all’ingiustizie del tempo nelle celle del monastero e nella casa padronale di Vizzini non potendo scardinare la rigida conformità borghese, che adesso con gli arresti e le morti di Reina, Provenzano e Matteo Messina Denaro sembra essere stata in parte rimossa,  mentre nel partenopeo vogliono intitolare una strada a don Raffale Cutolo boss di Ottaviano. Gli eccezionali attori del confronto – scontro sul ring verbale del convento e casa sono Enrico Guarneri e Nadia De Luca, lasciando il ruolo dell’impettita e sussiegosa badessa ad Emanuela Muni, con il disegno delle scene desolate ed opprimenti di Salvo Manciagli.  La regia psicologica a tutto tondo ed in chiave negativa , responsabile e repulsiva, giacché totalmente riprovevole, dei personaggi in campo è di Guglielmo Ferro, che riserva l’unica luce positiva e da elogiare nell’etologia lodevole e sacrificale è quella di Maria nei cui panni si cala egregiamente la De Luca. Non perdetevi lo spettacolo,  valido specialmente per le scolaresche dell’ultimo anno delle Superiori per cui sono già state rese note le Materie dell’Esame di Stato. Comunque, vi prego, ascoltatelo in assoluto silenzio : non si deve perdere una sola battuta per gustarlo in pieno con tutta la sua saggezza di vita! Solo così, se ci deve essere ,  la catarsi personale, familiare e sociale  si realizzerà totalmente.Il biglietto fino alla prima domenica di marzo è ben pagato.

Giancarlo Lungarini

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